di MOWA
“Essere o non essere, questo è il problema. È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. È proprio qui l’ostacolo; perché in quel sonno di morte, tutti i sogni che possan sopraggiungere quando noi ci siamo liberati dal tumulto, dal viluppo di questa vita mortale, dovranno indurci a riflettere. È proprio questo scrupolo a dare alla sventura una vita così lunga! Perché, chi sarebbe capace di sopportare le frustate e le irrisioni del secolo, i torti dell’oppressore, gli oltraggi dei superbi, le sofferenze dell’amore non corrisposto, gli indugi della legge, l’insolenza dei potenti e lo scherno che il merito paziente riceve dagli indegni, se potesse egli stesso dare a se stesso la propria quietanza con un nudo pugnale?” (William Shakespeare, Amleto)
La comunicazione (in generale) ha bisogno di un restauro (anche se sarebbe il caso di dire ripristino deontologico) su cosa andrebbe messo in primo piano e cosa in secondo o, in alcuni casi, anche, glissato, quando la notizia è da considerarsi inopportuna e diseducativa.
Infatti, troppo spesso assistiamo a dei comportamenti sociali che vengono enfatizzati sui media senza che vi sia una ragione specifica se non per fare puro e semplice sensazionalismo fine a sé stesso che, però, produce l’effetto valanga in quanto riproduce “n” volte, nel sistema paese, quel fenomeno, diventando, dunque, un problema sociale non indifferente da affrontare e risolvere. E, soprattutto, nelle sedi opportune.
Non che le testate giornalistiche le si debba rimproverare di comunicare un fenomeno irrispettoso dei costumi generali di civiltà come avvenuto per le bande di ragazzini che si sono ritrovate per fare a botte ma non avrebbero dovuto dare le prime pagine delle testate ed in forma reiterata. Quello sì!
La “valanga” non è una cosa da sottovalutare e i proprietari dei quotidiani (Elkann-Agnelli, De Benedetti…, che spesso sono gli stessi delle fabbriche), sanno benissimo cosa sia, tanto è vero che, negli anni ’60/’70, le lotte sociali dei lavoratori venivano faticosamente riportate sui rulli linotype dei giornali onde evitare il rischio di diffondere la notizia ed avere altre situazioni analoghe.
Sì, perché ci sono notizie che hanno una ricaduta positiva, in quanto portano delle migliorie complessive, e, altre, negative perché creano un danno generale difficile da controllare.
Un esempio spicciolo e contemporaneo lo si può fare con quello che sta accadendo sul versante pandemico: la positiva è quella delle informazioni che danno gli scienziati sul come comportarsi ed è, quindi, giusto meritare le prime pagine dei media; la negativa, invece, è quella dei negazionisti anti-scientifici che dovrebbero meritare la penultima pagina per il “contagio” ideologico arrecante danni sia alla salute che alle finanze dello Stato. Il paradosso è che, questi, sono gli stessi attori che pretendono risarcimenti dalle casse dello Stato per la loro sacca elettorale ignara di cosa, poi, combinano nelle sedi decisionali… il Nulla!
Quando c’era lui in Europa
Metteva tutti sugli attenti
(Lavoro e passione per il bene degli italiani)#Salvinisomaro pic.twitter.com/aSVMx33gFF— Massimo (@Misurelli77) July 21, 2020
Elettori di riferimento accecati da una cattiva informazione che diseduca i cervelli a non vedere lucidamente cosa accade intorno a loro e, perseverare, nel torto. Esempi di cattivi induttori di cattive informazioni, sarebbero migliaia ma ci si limita ad indicare quei proprietari di discoteche (alcuni, anche, parlamentari) che criticarono le restrizioni del Governo e puff! Vedere, poi, i picchi dei dati per il diffondersi del contagio che diventa inevitabile.
Ci sono notizie, poi, che avrebbero il diritto di avere le prime pagine che, però, non vengono riprese assolutamente come quella di chi ha pagato sino ad ora, la crisi pandemica che, invece, viene spacciata per un danno solo imprenditoriale mentre le statistiche riportano che sono maggiori quelle dei lavoratori che sono coloro che realmente, producono ricchezza ma che non beneficiano della dovuta ripartizione economica. Anzi, le prime pagine dei media dovrebbero riportare che quella ricchezza, prodotta dai lavoratori e accumulata dagli imprenditori, spesso, prende strade verso paradisi fiscali concessi (e non contrastati) anche in Europa come Olanda, Lussemburgo…
Una elusione, evasione e mal distribuzione delle risorse della ricchezza che dovrebbe far salire il termometro della febbre su chi stia pagando realmente le vere crisi del Paese e che non si può tollerare oltre, se non, anche, per il solo fatto che, quegli stessi imprenditori che si accaparrano i profitti realizzati dai lavoratori, hanno penalizzato con i loro partiti una Costituzione che cercava di equilibrare quel divario tra pubblico e privato ed avrebbe (se applicata concretamente e non revisionata) sanato, quel danno alla salute di migliaia di cittadini che si aspettano un futuro più sano di quello regalato dai “capitani d’industria e finanza” di questi decenni. Piani concretizzati grazie alla complicità di sigle sindacali che hanno emarginato chi rappresentano con accordi disumani e che, spesso, nascondono un guadagno extra-legem.
L’ultima chicca negativa (che dovrebbe aprire un dibattito ampio) è la proposta di penalizzare, togliere, ai dipendenti della provincia toscana sul loro stipendio 142 € cadauno, che non ha alcuna giustificazione se non quella di precarizzare il lavoro verso una incertezza complessiva dell’impianto istituzionale… e i sindacati cosa fanno? Nicchiano, come gli ultimi 20/30 anni?
Altro esempio di notizia che dovrebbe prendere le prime pagine dei media per mesi è quella su come vengono gestite quelle quantità economiche per il pagamento dei riscatti (vedi la strana storia del sequestro di Silvia Romano su le Iene) da figure Istituzionali (?) che non si comprende se si siano arricchite personalmente, abbiano eluso la sorveglianza economica, facciano parte di strutture parallele (Gladio, criminalità…) e siano così addentro a meccanismi che dovrebbero avere, invece, un curriculum irreprensibile.
Foto di copertina Silas Sousa