di MOWA
“Dire la verità, arrivare insieme alla verità, è compiere azione comunista e rivoluzionaria.”
(Antonio Gramsci da Democrazia operaia. Ne L’Ordine nuovo, 21 giugno 1919)
Tra poche ore l’Italia sarà di fronte ad una sfida importante che riguarda le sorti della sua delegazione di rappresentanti nel parlamento di camera e senato e le incertezze sulle sorti della sua solidità costituzionale fanno aumentare le tensioni interne.
L’Italia, in queste importanti ore pre-referendarie, è, infatti, nella stessa ed identica situazione di chi vorrebbe contrastare il virus del Covid-19 con anatemi vari o rifiutare la prevenzione urlando che “la pandemia è un’invenzione di chi vuole privare delle libertà individuali” o altre “fesserie” di questo genere, manifestando nelle piazze, senza mascherina protettiva, il proprio disappunto.
Questa “chiamata alle armi” referendaria di chi sostiene la tesi (i massocapitalisti) che “spendiamo troppo per i rappresentanti delle due camere (deputati e senatori)” la si può paragonare a quella “libertà individuale di scelta nel momento di pandemia” di cui si sentono defraudati gli indifferenti ai bisogni della collettività che, invece, vorrebbe essere rappresentata al meglio e con competenza, ma, soprattutto, nel modo più capillare possibile. Non fu un caso se, i padri costituenti, quando scrissero la Costituzione nel 1948, posero la massima attenzione alla diffusione della rappresentanza e insistettero con il sistema proporzionale puro onde evitare che il sempre presente autoritarismo – di vecchia memoria totalitaria – riprendesse consistenza nelle dinamiche culturali prima ancora che nelle urne elettorali.
Questo referendum ricorda, per certi versi, dunque, la pandemia di quel Covid-19, nel senso che si insinua, opportunsticamente, in un corpo sano e rosica dall’interno portandolo prima alla malattia e, poi, alla morte.
Infatti, questi sostenitori del referendum per la riduzione della rappresentanza (e cioè per il sì) sono stati incapaci di garantire quanto dichiarato dalla Corte costituzionale nelle parole del relatore, Nicolò Zanon:
“E’ legittimo un Parlamento in carica eletto con una legge poi dichiarata per qualche aspetto illegittima?” (sentenze n. 1 del 2014 e n. 35 del 2017)
E ora che hanno portato la democrazia ad un lumicino la vorrebbero spegnere completamente sciacquandosi la bocca con parole d’ordine come efficientismo, modernità, snellezza, risparmio… e altre imposture simili. Usano questo referendum come risposta ai problemi, mentre, invece, dovrebbero rimboccarsi le maniche per fare quello che gli elettori si sarebbero aspettati da loro, in primis, la legge elettorale con il sistema del proporzionale puro che tanto gli “rosica” perché molti di loro salterebbero e verrebbero sostituiti da altri più idonei ed eletti, non più dalle segreterie di partito, ma dalla base. Forse, per qualcuno, potrà risultare una bestemmia, ma se si vuole uscire dalla crisi a cui si è andati incontro, si deve mettere mano al maggioritario, abolendolo, in quanto ha privato milioni di cittadini della possibilità di manifestare il proprio pensiero potendo scegliere di eleggere i propri delegati alla camera e al senato e anche rifiutando di andare a votare.
Questo virus “Covid-19” della riduzione dei delegati, portato all’interno del sistema cosituzionale, può illudere di migliorare la vita ma, poi, quando ci si troverà sotto le macchine che alimentano l’ossigeno si scoprirà di non avere più la forza di reagire per riprendere quello che ci fu consegnato dai nostri padri e nonni che hanno saputo, generosamente, donare anche la vita per la libertà di cui, sino ad ora, abbiamo, nel bene o nel male, fruito.
Ricordiamo che con la democrazia non si deve e non si può scherzare.