di MOWA
“Malato immaginario, truffatore vero
Vittorio Sgarbi, critico d’arte, anchorman televisivo, ex deputato di Forza Italia, già presidente della commissione Cultura, e attuale sindaco di Salemi, è un truffatore dello Stato. Per tre anni ha disertato il suo ufficio alla Soprintendenza di Venezia con scuse puerili, dalle malattie piú improbabili a una fantomatica “allergia al matrimonio”, per farsi gli affari suoi: scrivere libri, comparire in tv, frequentare salotti e varie mondanità. Cosí, dal 1996, è un pregiudicato per truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato, avendo riportato una condanna definitiva a 6 mesi e 10 giorni di reclusione e 700 mila lire di multa…” [Dal libro “La Repubblica delle banane – affari e malaffari di trenta potenti nelle sentenze dei giudici” di Peter Gomez e Marco Travaglio – Editori riuniti, 2001]
Una premessa pesante per il critico d’arte, Vittorio Sgarbi, che, però, non si esaurisce qui perché, passando gli anni, si pensava avesse messo in ordine le sue idee ed invece ne combina un’altra facendosi riprendere a Roma, ospite di Stefano Bisi (gran maestro del Grande oriente d’Italia), a difesa della massoneria.
L’ennesima spacconata di un critico d’arte dalle mille risorse che, probabilmente, non gioverà a rendelo più famoso (nel bene o nel male) di quanto non lo sia già ma, forse, quest’ultima trovata di supporter massonico gli garantirà ulteriori “protezioni” nel suo percorso di uomo di cultura.
La “trovata pubblicitaria”, a favore della massoneria, sembra nascere in contrasto con l’iniziativa voluta dalla presidente della Commissione Giustizia, Giulia Sarti (M5s), la quale è intenzionata a dare il via libera a una commissione stragi in quanto “cosche, servizi segreti e massoni sono legati da un filo conduttore“.
Una massoneria invadente (checché ne dica Sgarbi), che ha il triste primato di negatività sulla vita comune delle persone perbene e democratiche che non si è mai fatta scrupolo di arrivare a soluzioni criminali come ci insegna la Storia degli ultimi trecento anni.
Nelle pieghe della Storia possono esserci state, anche, positività nelle azioni di queste formazioni che di segretezza fanno mestiere ma che, nel loro complicato e complesso disegno, annoverano opprimenti e dispotiche figure, e regole interne e ritualizzazioni. E sono tanto antidemocratici, nonostante i proclami contrari dei capi massoni, da contrapporsi alle leggi della Repubblica italiana che li ha visti protagonisti in un braccio di ferro con la Commisssione parlamentare che aveva il compito di indagare sull’intreccio tra massoneria e criminalità ‘ndranghetista.
Una massoneria che di furbizia e menzogna, per raggirare i profani, ha fatto arte e che nelle logge conosce tutta la sua potente avversione alla democrazia. Ecco, allora, lo strano compiacimento, da parte del critico d’arte, proprio per quella massoneria di Stefano Bisi (lo stesso “fratello” che si mise di traverso alla consegna delle liste degli iscritti alle autorità isituzionali), un critico d’arte che, nell’excursus di formazione personale, ha ondivagato tra anarchici e liberali, non dimenticando la destra, il centro e la sinistra, fino alla candidatura a sindaco per i comunisti di Pesaro nel lontano 1990.
Uno Sgarbi, probabilmente, che colora la sua esistenza come le opere dei pittori norvegesi, un esempio Edvard Munch che con le sue tele criticava la società fortemente materializzata rappresentando quella solitudine interiore che caratterizzerebbe l’animo umano, non più in grado di trovare conforto, ma soltanto disperazione; oppure, il pensiero di Soren Kierkegaard convinto della morte di Dio che presentava come una palese descrizione di angoscia nata dalla libertà e dalle possibilità umane di attuare quelle scelte, che si snoderebbero tra un aut e l’altro, una descrizione dell’uomo che si aprirebbe alla possibilità sperimentando la libertà nel confronto del possibile di fronte al futuro.
Uno Sgarbi nella tana dei “fratelli” massoni, che, così come nell’esempio degli artisti norvegesi, vorrebbe darci a credere, con dovizia di supposti particolari, che l’angosciosa condanna di siffatte strutture sarebbe un errore perché esse sarebbero l’unico mezzo di salvezza per un mondo che ormai ha perso tutti i suoi valori e che, detti valori di liberazione degli individui sarebbero depositati in quelle organizzazioni con cappuccio e grembiulino quando, invece, sappiamo, con carte alla mano, che in realtà, ne sono l’esatto contrario. Non ci sono mai state deviazioni massoniche o spurie fratellanze come la storia con la S maiuscola ci insegna, così come risultano dalle diverse indagini, anche, giudiziarie.
Le massonerie (tantopiù il Grande Oriente d’Italia, principale obbedienza massonica d’Italia con 757 logge e circa 22mila “liberi muratori” sparsi in tutto il Paese), caro critico d’arte, Vittorio Sgarbi, sono come il danno dell’umidità su un affresco fatto da un prestigioso autore… altro che “nobile e gloriosa istituzione” come da lei sostenuto in quel consesso.