di MOWA
Ci appassiona la vicenda giudiziaria sui soldi sottratti allo Stato da parte della Lega perché saltano fuori straordinari elementi che dovrebbero costringere le persone perbene a stabilire cosa dire e fare per evitare di essere derubati.
Si scopre, ad esempio, come si comportano certi avvocati che dovrebbero, per deontologia tutelare l’oggettiva verità prima ancora del cliente ed evitare, magari, di rendersi protagonisti (in correo, si può dire?) di fatti commessi dall’assistito. Tristi e opache persone che dello studio del diritto hanno fatto carta straccia, squalificando tantissimo, nel contempo, la professione di molti altri avvocati.
Si rimane basiti, ma ancor più arrabbiati, nel leggere sui quotidiani le intercettazioni telefoniche in cui il difensore del leghista Maroni, tal Domenico Aiello, rivolgendosi ad un notaio (sic!) riporta queste parole:
“…Le intercettazioni delle telefonate dell’avvocato Aiello risalenti al 2013 e contenute nell’indagine Breakfast della Dia di Reggio Calabria, pur non avendo portato a nessuna conseguenza penale, sono interessanti per ricostruire la logica dei consulenti dello stato maggiore leghista di allora. In particolare è interessante leggere la trascrizione della conversazione del 9 gennaio 2013 tra l’avvocato Aiello e il notaio Angelo Busani, grande conoscitore del diritto. Busani chiede ad Aiello: “Tu hai paura di azioni esecutive?” e Aiello: “Una l’abbiamo appena subita per circa 3 milioni. Era un ricorso per decreto ingiuntivo non opposto e poi il precetto. (…) prestazioni professionali erano. (…) Eh! Era, tra l’altro, un dirigente della Lega (Matteo Brigandì, avvocato e amico di Bossi, ndr)”.
A questo punto Busani propone di contattare una persona a cui far svolgere il ruolo di gestore del trust per mettere al sicuro le finanze della Lega Nord. E Aiello frena: “No, prima devo capire la bontà dell’ingegneria… dell’architettura della struttura che mettiamo su”. La risposta di Busani: “Domenico, la bontà è che i soldi non sono più sul conto della Lega e vaffambagno, se fanno l’esecuzione non li trovano! Però non so se sia buono per te”. A quel punto, Aiello chiede a Busani di vedersi di persona. Poi l’avvocato Aiello fissa un incontro dal notaio Busani con Roberto Maroni per l’8 febbraio 2013. Il trust poi non fu poi fatto.
La Lega però, dopo le elezioni, nel luglio 2013 continuò ad accarezzare il progetto cambiandone la forma.
Il 23 luglio Domenico Aiello conversa con il commercialista Carmine Pallino del patrimonio leghista e dice che devono accelerare mettendo “il più possibile in sicurezza”. I due condividono l’ipotesi di realizzare una fondazione, che per Pallino è da intendere come salvaguardia del patrimonio. Aiello precisa che deve essere la “cassaforte padana”. Proprio l’avvocato di Maroni a tal riguardo spiega che per tal fine aprì un conto alla Cassa di Risparmio di Bolzano.
La disponibilità liquida presente allora presso la Banca Aletti, pari a 20 milioni di euro, fu spostata alla Cassa di Risparmio di Bolzano Sparkasse nel febbraio del 2013. Grazie all’entità della somma Aiello spuntò anche un tasso conveniente…” [1]
Ma il peggio, sembra, non avere confini perché (sempre da indagini giornalistiche) si va ben al di là di quanto si possa immaginare, in quanto del suddetto difensore di Maroni, sposato con Anna Tavano, risulterebbe che:
“L’AVVOCATO E LA GUERRA INTERNA AL CARROCCIO «Ci sono state indubbiamente delle persone che l’hanno aiutato, tra virgolette nel… nell’andare ad attaccare quella che era la Lega diretta, quindi il Bossi della situazione. C’era una guerra interna tra… quel soggetto che apparteneva al… alla zona di Varese… dove io non sapevo chi era, ma Bossi diceva che era un massone… massone, cioè una della massoneria. A me mi fanno schifo quelli della massoneria. E oggi ce lo ritroviamo seduto nel consiglio federale della Lega». Appartenenza smentita urbi et orbi dal diretto interessato, che stando però alle parole dell’ex tesoriere non era il solo ad animare la fronda interna. Accanto a lui c’è un altro soggetto cui Belsito, in maniera confusa, fa riferimento: Domenico Aiello. Belsito non arriva mai a pronunciarne il nome, ma i riferimenti sono molto precisi e permettono di identificarlo. «Questo è calabrese e vive a Milano», si lascia scappare l’ex tesoriere, che poco dopo dà un’indicazione inequivocabile: «Le voci che sono girate in Lega… è che la moglie era… il direttore, della Regione Calabria, di un dipartimento… non so dirle… lo prenda con il beneficio dell’inventario, magari ho capito male io, legato alla Comunità europea, non lo so». Il regno delle casualità è grande e variegato, ma – guarda caso – proprio Domenico Aiello risulta sposato con Anna Tavano, ex dirigente della Regione Calabria, a Palazzo Alemanni signora dei Fondi comunitari.
LA COPPIA D’ORO DELLA LEGA Di lei, o meglio di loro, Belsito dice: «Quando Maroni andava a fare i comizi, si portava in giro a volte, questo avvocato e poi l’avvocato si presentava con la moglie». Protetti dall’ala maroniana, la carriera dei due decolla. Lui, da avvocato personale di Maroni, si impone progressivamente come legale di tutto il Carroccio. Lei, quasi a scadenza di contratto in Calabria, viene catapultata prima in Regione Lombardia come direttore generale del dipartimento Infrastrutture e mobilità, quindi – quando Maroni si impone come governatore – alla testa del medesimo settore di Infrastrutture Lombarde (Ilspa). In Expo, la Tavano arriva in un momento destinato a diventare delicato. Gli uomini della Finanza da tempo sono sulle tracce degli affari sporchi dell’ex dg Rognoni, oggi a processo per le irregolarità scoperte negli appalti dell’Esposizione universale.
TAVANO, ROGNONI E LA GRANA ILSPA All’epoca, Rognoni si è appena dimesso da Infrastrutture Lombarde e il suo nome è al vaglio di Maroni come vice-commissario a Expo spa, ma soprattutto l’ex dg sta continuando a dettare legge nella controllata regionale che – almeno formalmente – avrebbe lasciato. Ma non ha gioco facile. A mettersi di traverso è il presidente del Consiglio di gestione di Ilspa, Paolo Besozzi, il quale – si lamenta Rognoni con l’assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione, nonché presidente del Consiglio di Sorveglianza di Ilspa, Maurizio Del Tenno – lo avrebbe di fatto costretto alle dimissioni con pesanti «intimidazioni» e scrivendo «delle cose aberranti allo scopo di intimidirlo e dare le dimissioni». Di questo si lamenta anche con la Tavano – è «una mia amica», dice intercettato – alla quale non ha timore di chiedere i documenti riservati che Besozzi ha depositato contro di lui. Dalle conversazioni registrate dagli investigatori, la dirigente sembra glissare sulla richiesta di inviarglieli per mail – «Fai il bravo…», gli dice – ma gli investigatori annotano che poco dopo i due si incontrano «dalla parrucchiera proprio allo scopo di prendere i documenti». A interrompere bruscamente le manovre di Rognoni sarà – poco meno di un mese dopo quella conversazione – l’arresto disposto dal Tribunale di Milano. La Tavano rimarrà invece in Ilspa solo qualche in mese in più. A settembre dello stesso anno, rassegnerà le dimissioni per tornare in Citigroup, lasciando l’incarico a uno dei suoi fedelissimi, Aldo Colombo, già suo vice. Nei mesi in cui ha gestito con pugno di ferro quell’incarico le polemiche non sono mancate per un posto di massimo livello, finito in mano a una catanzarese da poco arrivata, o meglio chiamata, in Lombardia…” [2]
Due soggetti che hanno entrambi un percorso di formazione tra Inghilterra e Italia. Infatti, la calabrese, moglie del suddetto avvocato, Anna Tavano, dopo aver frequentato Londra senza conoscere la “metà della grammatica” della lingua inglese riesce a diventare, grazie al suggerimento di un amico, “tax specialist” alla Citigroup. Ritornata in patria da Milano decolla per la terra natia, la Calabria, per assumere la “direzione generale alla programmazione nazionale e comunitaria”. Indi di nuovo in Lombardia come scrivono i quotidiani
“…Anna Tavano è la signora delle infrastrutture in Lombardia. Un giro d’affari da miliardi di euro, visto l’Expo alle porte. Tanto più che la Tavano siede anche nel consiglio di gestione di Infrastrutture Lombarde, la società regionale che gestisce gli appalti delle grandi opere…” [3]
Ma chi sarebbe, realmente, questo Domenico Aiello, avvocato di Maroni, che secondo alcuni periodici è passato “dalle grane legali della Lega a Expo”?
Un avvocato con grandi esperienze con “legal firm europee come Clifford Chance (2005-2008) e Dla Piper (2008-2011)” tanto da permettersi il lusso di fare certi discorsi (intercettati) con il notaio?
D’altronde la Calabria, purtroppo, nell’immaginario collettivo, viene anche descritta come terra difficile per gli stessi abitanti onesti e persino, stranamente, bypassata come base d’intelligence importanti e preparate come il Mossad ma, invece, non riesce ad interrompere un ciclo “virtuoso” con alcune oscure finanze che approdano in paradisi fiscali e, spesso, hanno tra le proprie mete la City. Coincidenze? Potrebbe essere…