Susanna Florio
L’associazione nazionale dei partigiani, rappresentata dal presidente Gianfranco Pagliarulo, ha incontrato i rappresentanti dei maggiori partiti eletti dal centrosinistra, sottolineando la gravità della crescita delle posizioni xenofobe e sovraniste che rischiano di mettere in discussione i valori fondanti della Ue. Si è parlato dell’idea di un progetto comune per arginare il crescente fenomeno dell’estrema destra e per sviluppare tutte le iniziative utili a fermare le guerre. All’attenzione dei politici anche le possibili ripercussioni economiche e sociali dei dazi protezionistici annunciati da Trump e la corsa al riarmo di tutti i Paesi europei. L’importanza di lavorare di concerto contro l’astensionismo.
Inizia in questi giorni, di fatto, la nuova legislatura del quinquennio del Parlamento europeo e della nuova Commissione (2024-2029). L’Anpi proprio perché consapevole del compito estremamente complesso che spetterà a tutte le forze democratiche rappresentate nel Parlamento europeo nel prossimo futuro, sottolinea l’importanza di un confronto costante per un progetto comune sia a livello nazionale sia a livello europeo nella difesa della nostra Costituzione, dello Stato di diritto e della Memoria con i partiti dell’arco progressista.
Convinta della necessità di un voto consapevole e partecipato, l’Anpi, durante la campagna elettorale per il Parlamento europeo, aveva lanciato un suo appello per un voto antifascista e in difesa dello Stato di diritto; un voto che potesse rappresentare un contributo alla costruzione del dialogo e della pace in Ucraina e nel Medio Oriente, un voto in difesa dell’ambiente e in difesa del progetto europeo federalista e democratico delineato da Altiero Spinelli. È questo il disegno che ha accomunato le democrazie dei Paesi aderenti all’Ue, nato dalla lotta al nazifascismo, contro ogni forma di sovranismo e di prevaricazione nazionalista. E sono queste le ragioni di fondo che ci hanno spinto a organizzare una serie di incontri con le forze del Parlamento Europeo maggiormente rappresentative del centrosinistra. Una delegazione dell’Anpi nazionale, rappresentata dal presidente Gianfranco Pagliarulo e da Susanna Florio, della segreteria nazionale, si è recata a Bruxelles (il 18 e 19 novembre).
È stata un’opportunità importante per confermare ai parlamentari italiani (del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle, di Alleanza Verdi e Sinistra) e ai parlamentari delle delegazioni del Belgio e della Spagna (Partito del Lavoro Belga e Partito Socialista Operaio di Spagna) la preoccupazione della nostra associazione per l’ondata bellicista che rischia di sconvolgere le sorti del nostro continente e non solo. Abbiamo condiviso l’idea di un progetto comune per sconfiggere il crescente fenomeno dell’estrema destra che rischia di travolgere sia buona parte dei Paesi dell’Ue sia le istituzioni europee.
La composizione, i numeri e le maggioranze delle tre principali istituzioni europee (Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio) sono radicalmente cambiati nel corso degli ultimi anni proprio per la crescita delle destre nazionaliste e sovraniste un po’ ovunque. Saranno le nuove maggioranze che delineeranno gli equilibri istituzionali europei, le politiche e gli investimenti di bilancio della prossima (ormai attuale) legislatura, che si insedierà ufficialmente il 1 dicembre con il voto del Parlamento europeo del 27 novembre.
Comprendere alcune delle ragioni della crisi della rappresentanza politica dell’Unione europea e della sua accentuata fragilità ci aiuterà a definire al meglio il percorso futuro del nostro impegno su questo piano. Sono tre i grandi eventi che hanno profondamente stravolto il progetto europeo: la crisi finanziaria degli anni tra il 2008 e il 2010 (che in parte segna la crisi della globalizzazione), la crisi pandemica, che avrebbe potuto indicare una strada verso una “governance” europea solidale e attenta al benessere dei cittadini europei, ma che solo molto parzialmente è andata in quella direzione (con i programmi Next Generation Eu, Sure, ecc.).
E poi, soprattutto, le guerre: quella in Ucraina, che ha segnato gli ultimi tre anni della nostra storia e che si inasprisce ogni giorno di più tra minacce di uso di armi letali e spostamenti di linee di bilancio europeo verso l’industria bellica, e la crisi del Medio Oriente, segnata dalle decine e decine di migliaia di vittime innocenti, che ha evidenziato chiaramente la totale assenza dell’Unione Europea dallo scenario internazionale. La Ue non è – ancora – un attore politico, mentre altri ne emergono sul piano globale. Si tratta però spesso di soggetti economici e militari lontani dai nostri valori democratici e, altrettanto spesso, non rispettosi dei diritti umani fondamentali.
Nell’Unione Europea attualmente sono 11 i governi guidati da partiti di centrodestra; a cui si aggiungono i 5 considerati di destra e ultra destra, l’Italia, l’Ungheria, la Finlandia, la Croazia, i Paesi Bassi. Ci sono poi 8 Paesi con governi di coalizione che includono sia partiti di centro-destra che di centro-sinistra (tra questi la Germania con la coalizione semaforo, fino alle prossime elezioni anticipate). I governi di centro-sinistra sono solo 3: Spagna, Malta e Romania (al voto per le elezioni presidenziali).
Nel corso della storia delle istituzioni Eu, il Consiglio europeo non ha mai avuto funzioni legislative dirette, ma in realtà – in particolare in una fase come questa di forte di rinazionalizzazione delle politiche comunitarie – sta assumendo un peso importante di indirizzo legislativo. Due esempi su tutti: in materia di investimenti per il supporto bellico all’Ucraina e per il riarmo dell’Ue e in materia di immigrazione, puntando su rimpatri forzati, muri e deportazioni in Paesi terzi. Ogni governo esprime il proprio commissario europeo: dunque oggi i commissari sono 26, a cui si aggiunge la Presidente Ursula Von der Leyen, già confermata da un voto al Parlamento europeo.
Di questi 26 commissari: 15 sono espressione di destra o centrodestra. Il vicepresidente Raffaele Fitto, proposto dal governo Meloni, è l’unico fuori dalla cosiddetta “maggioranza Ursula” (Ppe, Sd, Renew), perché appartenente al gruppo politico di estrema destra Ecr. Per la prima volta nella storia della Commissione, la maggioranza che dovrebbe sostenere le istituzioni Ue (Parlamento e Commissione), Ppe, Sd, Renew e Verdi viene violata; il Ppe ha recentemente votato risoluzioni con i tre gruppi politici di ultradestra, dando forte e chiaro il segnale di una possibile maggioranza alternativa a quella storica.
Nel frattempo – e fino al 31 dicembre 2024 – Viktor Orban e i suoi dodici ministri (fra cui una sola donna) stanno coordinando l’azione dei governi nei consigli specializzati, presiedendo le procedure di conciliazione legislative con il Parlamento europeo, che includono i negoziati per il bilancio europeo, le sessioni semestrali di valutazione del rispetto dello Stato di diritto e il controllo delle condizionalità legate alla realizzazione del Nex Generation Eu.
A questo scenario va aggiunto il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che sta condizionando le politiche europee, già da prima che la vittoria di Trump fosse evidente. L’Unione reagisce alla futura politica trumpiana dotandosi del Rapporto sul “Futuro della competitività europea” chiesto a Mario Draghi.
È questo il testo su cui si costruisce il futuro strategico del continente; si punta sugli investimenti nell’industria bellica, che viene presentata come necessaria, in uno scenario di ineluttabile conflitto con la Russia. Si chiede uno sforzo enorme ai bilanci pubblici, oltre la soglia del 2% richiesta dalla Nato. Ma soprattutto tutta la politica industriale cambia indirizzo, coinvolgendo anche la ricerca. L’altra enorme sfida alla quale dovrà rispondere l’Ue è quella del commercio internazionale e dei dazi alle importazioni che Trump ha abbondantemente promesso al suo elettorato. Germania e Italia sono i due Paesi che maggiormente ne pagheranno lo scotto se e quando verranno mantenute le promesse fatte da Trump all’elettorato repubblicano degli Usa.
Per tutte queste ragioni, a Bruxelles abbiamo ribadito ai molti parlamentari incontrati la necessità e l’urgenza di un impegno comune per ricostruire un forte legame tra la rappresentanza democratica a tutti i livelli (europea, nazionale, territoriale) con la società civile nel suo insieme e con l’associazionismo, soprattutto nell’ascolto del disagio, delle difficoltà e spesso dell’emarginazione che vivono i cittadini e i lavoratori nei 27 Paesi dell’Unione europea. Il rischio è altrimenti quello di un livello di astensione e di disaffezione alla partecipazione democratica al voto sempre più ampio, segnale di un evidente deficit di fiducia nei partiti politici.
Vi è una concreta probabilità di lasciare uno spazio politico fondamentale nelle mani dell’ultradestra, pronta a organizzare e provocare manifestazioni di antipolitica e simpatie a carattere neofascista .
Come Anpi abbiamo anche ribadito con coerenza l’impegno della nostra associazione alla costruzione di iniziative e di un percorso per la pace. Il ripudio della guerra rimane per noi il faro della nostra attività. Ci impegneremo perché nessun tentativo di dialogo e di trattativa venga accantonato, perché la diplomazia e la politica europea tornino ad essere protagoniste dello scenario internazionale ed operino nelle istituzioni mondiali preposte a questo scopo. Lavoreremo, con chi lo vorrà al Parlamento europeo, perché si vada finalmente verso una grande conferenza internazionale che riporti la pace e la ricostruzione in tutti i territori martoriati dai conflitti. Abbiamo inoltre sostenuto e lanciato l’idea di una giornata simbolica affinché tutti i Paesi dell’Unione Europea si possano riconoscere nelle radici e nella memoria della Liberazione dell’Europa dal nazifascismo.
Susanna Florio, segreteria nazionale Anpi
25 novembre 2024