Una donna durante una manifestazione a Malaga. REUTERS/Jon Nazca
In Spagna il carcere per reati di opinione è quasi la normalità, e non minaccia solo i secessionisti. Il rapper Valtonyc è l’ultimo a trovare rifugio in Belgio, l’unico Paese Ue che contempla l’asilo per i cittadini comunitari. Nell’attesa di una storica svolta del governo Sanchez
Massimiliano Sfregola
L’ondata progressista degli ultimi tempi in Spagna – che ha riportato il redivivo Partito Socialista Psoe di Pedro Sanchez al centro della scena politica – è per molti una speranza che il Paese faccia finalmente i conti con la discutibile, almeno per lo standard internazionale, gestione del dissenso mostrata fino ad oggi dalle autorità.
Il caso recente più noto è certamente quello degli indipendentisti catalani ma anche su altri versanti, con buona pace della Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo, in Spagna il ricorso al carcere per reati di opinione è quasi la normalità. Per rendersi conto dell’entità del problema basta guardare la colonia di rifugiati politici iberici in Belgio, ormai una nuova “Francia dell’era Mitterand” (per i fuggiaschi con pene per manifestazioni di dissenso): tra sostenitori dell’Eta, indipendentisti catalani e ora anche un rapper anti-monarchico, la lista di cittadini spagnoli in esilio ha subito nell’ultimo anno una preoccupante impennata.
L’ultimo arrivato è Josep Miquel Arenas Beltrán, in arte Valtonyc, rapper dalla lirica forte e musicista dissacratore condannato per lesa maestà e apologia del terrorismo per alcune strofe dei suoi brani. Anche lui catalano, originario di Mallorca, racconta una storia che fa pensare subito agli anni bui del franchismo: in 6 anni di processo, i giudici iberici hanno passato al setaccio ben 72 tracce, pungolando termini, iperbole e rime per dimostrare la pericolosità sociale del cantante.
La storia di Valtonyc – che ha lasciato la Spagna a maggio, pochi giorni prima della data prevista per l’ingresso in carcere, per riparare a Bruxelles, in attesa che i giudici belgi decidano sul mandato di cattura internazionale inoltrato da Madrid – è stata denunciata da Amnesty International che sottolinea i segnali di una pericolosa deriva erdoganista del Paese iberico, sul piano della repressione degli oppositori più radicali: 3 anni e 6 mesi di prigione ad un musicista solo per testi ritenuti sgradevoli, 18 processi in piedi contro altri cantanti e gruppi alternativi iberici e centinaia di cause intentate a danno di artisti, attivisti e internauti per la violazione della controversa legge anti-terrorismo approvata dal governo Rajoy, sono forse troppi.
E il caso di Valtonyc non è isolato: rischiavano 7 anni di prigione due burattinai arrestati nel 2016 a Madrid per uno spettacolo che, a detta del magistrato, incitava al terrorismo e alla violenza (il caso è stato poi archiviato). Stessa sorte è toccata ad un poeta e a centinaia di utenti di internet mentre a febbraio l’opera Contemporary Spanish Political Prisoners dell’artista Santiago Sierra, ritenuta a sostegno della causa catalana, è stata rimossa da un’importante fiera di Madrid.
Il cantante Cesar Strawberry e il rapper catalano Pablo Hasel sono stati condannati ad un anno mentre ai 12 musicisti del collettivo rap La Insurgencia potrebbe presto toccare la stessa sorte di Valtonyc: la sentenza di due anni e un giorno di prigione è stata confermata il 27 luglio dalla corte d’appello ed è ora in attesa del pronunciamento della Corte Suprema, che potrebbe aprire le porte del carcere per incitamento al terrorismo. Una conclusione cinica perché secondo il codice spagnolo, la sospensione della pena scatta solo per sentenze inferiori ai due anni. E cosi, la colonia di dissidenti iberici in esilio in nord Europa potrebbe crescere ancora.
Bruxelles (capitale) sembra a questo punto la sola possibilità rimasta: il Belgio è l’unico Paese nell’Ue a prevedere la possibilità di asilo per i cittadini comunitari e a causa della sua particolare struttura socio-politica, è molto sensibile ai movimenti nazionalisti e ai fuggiaschi con problemi giudiziari per reati di opinione. E cosi, per reati di opinione, la cooperazione tra sistemi giudiziari europei sembra essersi fermata proprio sulla porta dei palazzi delle istituzioni comunitarie.
Alcuni sperano nel governo Sanchez ma i problemi della Spagna con la libertà d’espressione non sono iniziati con il governo del conservatore Rajoy ma sono un riflesso dei nodi rimasti irrisolti dopo la transizione alla democrazia. «Il Psoe o Podemos non possono fare nulla per me o per gli altri a processo», dice il rapper Valtonyc «sono troppo occupati dal cercare di tenere insieme la Spagna». E se nulla cambierà, il Belgio potrebbe parlare sempre più la lingua dei dissidenti iberici.
19 Agosto 2018