Ricordate il nome: Mangano?
Sì, proprio lui, Vittorio lo stalliere che andò, con moglie e figlia (di cui si parla nell’articolo sotto) nel 1974, ad abitare ad Arcore nella villa di Silvio Berlusconi e che in verità era uomo di mafia.
Quello che chiamava “cavalli” le partite di eroina intercettate dagli inquirenti e che “garantiva” l’intoccabilità dell’ex-premier da eventuali sequestri di persona (così dissero nei processi).
Beh! La figlia Cinzia, che “stinco di santo” probabilmente non è mai stata perché gia conosciuta alle cronache per diversi reati, conferma il detto che “buon sangue non mente” oltre al fatto che la criminalità con il mondo del lavoro non c’entra proprio nulla visto come avevano gestito con “metodi da schiavisti” una rete di cooperative di facchini e magazzinieri.
MOWA
In carcere per 6 anni e 4 mesi.
Cinzia Mangano, figlia del boss Vittorio, è stata condannata con rito abbreviato a Milano a sei anni e quattro mesi di reclusione per associazione a delinquere. Con lei hanno ricevuto a pene fino a otto anni altre cinque persone.
Il giudice ha ritenuto che a loro carico non fosse configurabile l’associazione a delinquere di stampo mafioso, ma solo l’associazione semplice.
ESCLUSA ASSOCIAZIONE MAFIOSA. Cinzia Mangano era stata arrestata con altre sette persone nel settembre del 2013. L’inchiesta era incentrata su una rete di cooperative di servizi che, secondo l’accusa, riciclavano denaro illecito anche per aiutare i familiari degli arrestati e i latitanti.
Sempre secondo l’accusa, si trattava di una succursale della mafia siciliana a Milano, attiva già negli Anni 90 e rimasta operativa fino agli arresti.
SOSTEGNO ALL’EX ASSESSORE ZAMBETTI. Sempre secondo la Direzione distrettuale antimafia di Milano, gli arrestati erano in contatto e avrebbero sostenuto l’ex assessore alla Casa della Giunta lombarda, Domenico Zambetti, il quale era invece stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta per voto di scambio e presunti legami con la ‘ndrangheta.
Mercoledì, 13 Agosto 2014