di Elisa Fontana *
Dopo la vile e violenta aggressione da parte di CasaPound del giornalista Andrea Joly, molti nel governo si sonno affannati a condannare a parole l’accaduto, ma a dirsi incompetenti per quanto attiene l’eventuale scioglimento di Casapound.
Giovanni Donzelli non si è sottratto ai giornalisti e ha dichiarato che “Se ci fossero organizzazioni pericolose o neofasciste il potere giudiziario potrebbe chiuderle.” E ancora: “L’Italia è uno Stato di diritto e c’è la separazione dei poteri: se ci fosse un giudice che ravvisasse dei pericoli, sarebbe lui la persona titolata a muoversi in questo senso”.
E al mantra del “ci vuole una sentenza di un giudice” non si sottrae neppure il moderato Tajani: “ C’è una legge che prevede che ci debba essere una sentenza della magistratura: se ci fossero gli estremi per farlo – una violazione della legge e della Costituzione – io non avrei problemi”. Che sembra la famosa ipotetica di terzo grado o dell’irrealtà.
E sì, perchè entrambi i sinceri democratici pronti a sciogliere CasaPound se solo ci fosse una sentenza di un giudice, citano l’art.3 della Legge Scelba, ma, per uno strano caso di amnesia selettiva ne citano solo la prima parte. La seconda parte del medesimo art. 3 recita testualmente “Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’art. 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’art. 77 della Costituzione”.
Quindi non è di certo la legge Scelba o la mancanza di una sentenza di un giudice che vietano lo scioglimento di Casapound, è semplicissima mancanza di volontà politica, perché, oltretutto, ci troviamo di fronte al governo che ha polverizzato tutti i record precedenti di ricorso ai decreti legge, usati ormai anche per stabilire il colore delle strisce pedonali. Ma, guarda caso, per sciogliere CasaPound ci vuole la sentenza di un giudice, altrimenti non si può fare.
Ai sinceri democratici di cui sopra vorrei solo fare una domanda finale: quella con cui venivano condannati i leader di Forza Nuova per l’assalto alla CGIL che cos’era? Un cartiglio medievale? Un esercizio pittorico? Uno slancio retorico? Non era forse una sentenza, o inenarrabili mistificatori?
27 luglio 2024
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione Morale dell’Osservatorio