Le indagini sulla trattativa “Stato-mafia” proseguono nelle varie difficoltà che, man mano, incontrano…
La serietà dei magistrati ci fa buon sperare sull’esito a fronte, anche, dell’incontro con Giorgio Napolitano.
Rimangono, però, considerevoli perplessità sul grado di penetrazione della mafia nello Stato che si traduce nei comportamenti dei singoli che fanno parte di queste istituzioni che potrebbero far supporre ben altro che trasparenza.
Ci riferiamo al voto, che vi è stato nei giorni scorsi, se dare o meno l’assegno del vitalizio ad un condannato, in via definitiva a 7 anni per favoreggiamento alla mafia, come Totò Cuffaro.
Infatti, ci si pone una domanda:
“Qual’è il limite per stabilire l’adesione alla mafia?”
Qualcuno, forse, crede ingenuamente, che vi sia solo l’adesione alla mafia incontrandoli direttamente e, magari, stringergli le mani?
Una cosa è certa: Cuffaro bacerà molti mani.
MOWA
L’Avvocatura dello Stato scrive all’Ars
“Revocate il vitalizio a Cuffaro”
“La perdita dell’assegno vitalizio al condannato in via definitiva ad una pena superiore a 5 anni trova immediato fondamento nella legge”.
di Aaron Pettinari
L’ex presidente della Regione Totò Cuffaro è un condannato in via definitiva a 7 anni per favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio (per tale motivazione interdetto dai pubblici uffici) e per legge non può ricevere alcun vitalizio. A confermarlo all’Ars, dopo la sospensione dello scorso luglio all’erogazione dai seimila euro lordi al mese, è il parere dell’avvocatura generale dello Stato inviato nei giorni scorsi al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. “La perdita dell’assegno vitalizio al condannato in via definitiva ad una pena superiore a 5 anni trova immediato fondamento nel secondo comma dell’articolo 28 e nell’articolo 29 del codice penale rappresentando l’effetto automatico della pena accessoria dell’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici” è scritto nella missiva. Ardizzone, che lo scorso febbraio aveva avviato la procedura di sospensione cautelativa del vitalizio oltre che per Cuffaro anche per 11 ex parlamentari regionali, ora dovrebbe firmare la revoca. Le procedure in particolare erano cominciate per gli ex deputati che non avevano trasmesso le autocertificazioni attestanti l’assenza della condanna alla pena accessoria dell’interdizione, temporanea o perpetua, dai pubblici uffici, come conseguenza di un reato contro la pubblica amministrazione. Poi nel maggio scorso, era esploso il ”caso Cuffaro”, con i deputati regionali del M5s che presentarono una norma che estendeva la decadenza dal vitalizio anche ai condannati per mafia. Con diciotto voti a favore e trentatré contrati l’Ars aveva clamorosamente bocciato la legge nonostante la commissione Bilancio si fosse espressa favorevole a maggioranza.