Immaginate che Sergio Marchionne venga nominato super consulente al ministero delle Attività produttive e la settimana dopo firmi un provvedimento che obbliga tutti gli italiani a comprare una Fiat. Scatterebbe o no una rivoluzione? Niente succede, invece, per una nomina analoga: il super funzionario al ministero della Sanità che ha firmato il provvedimento con il quale si obbligano gli italiani a far vaccinare i figli è un pezzo grosso della Glaxo, la potentissima multinazionale che domina nel mercato dei vaccini. Un conflitto d’interessi grosso come un grattacielo, sotto gli occhi di tutti. Ma nessuno interviene, no problem che Big Pharma detti legge nel Belpaese e mieta profitti arcimiliardari. E chissenefrega della salute dei cittadini.
MOSCHE BIANCHE CONTRO BIG PHARMA
Non solo non succede niente, nessuno ne parla, quasi nessuno ne scrive e i mezzi d’informazione tacciono, tutti regolarmente geneflussi davanti al potere economico di Big Pharma. Ma quelle mosche bianche che osano sollevare il problema vengono messe all’indice, assaliti come appestati. Succede a Ferdinando Imposimato, esempio raro di virtù civica, il quale non ha paura di documentare e denunciare il maxi business sulla pelle dei cittadini – e soprattutto dei più indifesi, bimbi ed anziani, primi utilizzatori dei vaccini – e di parlare senza peli sulla lingua di maxi conflitti di interesse. E l’ex premier Matteo Renzi lo attacca senza pudore.
E succede al Codacons, che ha presentato non poche denunce sul tema – ultima di tempo quella all’Autorità Anticorruzione guidata da Raffale Cantone – e si ritrova colpito da una richiesta di rinvio a giudizio di un pm che ha accolto le doglianze del vertice dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, il quale nega di aver anche un pelo di conflitto d’interessi a casa sua.
Ma vediamo la bomba della quale i grandi media, dalle antenne tivvù di tutte le specie fino alle corazzate della carta stampata come Corriere della Sera e Repubblica, non vogliono parlare: anzi, continuano nella campagna di disinformazione di massa sul delicatissimo tema dei vaccini. Cannonate sparate contro il popolo bue, perchè corra – pena tra poco la scomunica, ma ci salvi Francesco – al Dio vaccino, tra le grandi braccia di Big-Pig Pharma.
Il conflitto ha un nome e un cognome: si tratta di Ranieri Guerra, un pezzo da novanta al ministero guidato dalla alfaniana Beatrice Lorenzin, in qualità di Direttore generale di Prevenzione Sanitaria. Una decina di pagine il suo curriculum, degno d’un cervellone di Oxford o di Harward. Ma è soprattutto la sesta pagina del sontuoso pedigree che attira l’attenzione, ossia dove sono citate tutte le prestigiose nomine e incarichi.
Vediamo nel dettaglio. E focalizziamoci sulle Fondazioni.
TUTTO GUERRA, POLTRONA PER POLTRONA
Il luminare risulta direttore scientifico della Fondazione Sicurezza in Sanità, diretta emanazione dell‘Istituto Superiore, del quale peraltro Guerra ha anche diretto l’ufficio per le Relazioni esterne.
E’ poi membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione FADOL, che ha sede a Roma in via Lanciani 2.
Ancora. E’ sempre componente del consiglio d’amministrazione di ‘EXONOMICS’, una costola che arriva direttamente dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena: già tutto dire. L’azienda madre è comunque HANSA BIOMED, un gruppo leader a livello mondiale nella diagnostica ecsonomica. E’ fresca una strategica partnership, quella con il gruppo svizzero LONZA, a sua volta ai vertici nella hit internazionale biofarmaceutica: siamo quindi sempre nel ventre di Big Pharma.
Eccoci alla chicca. Ossia un’altra presenza in un super accorsato consiglio d’amministrazione, quello della Fondazione GlaxoSmith Kline, il cui quartier generale italiano si trova a Roma, in via Terenzio 35. Da tener presente che la Fondazione è totalmente finanziata dalla ‘madre’, ossia il colosso GlaxoSmithKline spa, of course.
Siamo al nodo. Chi ha nominato Ranieri Guerra nel cda della Fondazione? A quanto pare diversi soggetti da non poco. Si parte dallo stesso ministero per la Salute, per poi passare al già visto Istituto Superiore di Sanità, senza farsi mancare l’ok del ministero per l’Università e la Ricerca, quello dell’Economia, nonchè quello della Conferenza Stato-Regioni. Dulcis in fundo, ovviamente, c’è il voto del padrone di casa, Glaxo.
Sorge spontanea la domanda. Ma in quale razza di paese viviamo, dove le nostre articolazioni pubbliche di maggior rilievo, in testa i ministeri, entrano a far parte di una Fondazione-colosso privato che fa solo e unicamente i suoi interessi privati? Ma non vedono, lorsignori, di essersi ficcati in un conflitto d’interessi di dimensioni mostruose? E, sempre, sulla pelle dei cittadini?
DA TANGENTOPOLI AI MAXI FATTURATI PER VACCINI
Vediamo chi sono i benefattori dell’umanità. Una multinazionale, SmithKline, che si fece conoscere dalle nostre parti ai tempi di Tangentopoli, quando fu tra le protagoniste della farmatruffa che è costata la galera a Sua Sanità Franco De Lorenzo e una maxi multa miliardaria, stesso importo di quella affibbiata al re Mida Duilio Poggiolini.
Poi finita nell’orbita Glaxo, per dar vita alla super griffe GlaxoSmithKline spa, negli ultimi tempi ha deciso di investire massicciamente in Italia, a quanto pare almeno 1 miliardo di euro in quattro anni, che guarda caso coincidono con quelli del ‘piano vaccini‘ varato dal tandem Lorenzin-Guerra. Da notare, en passant, che il mercato mondiale dei vaccini totalizza la bella cifra di 35 miliardi di dollari, spicciolo più spicciolo meno. Non poco. E sempre en passant c’è da rammentare che Big Pharma è ormai al primo posto nella hit dei finanziatori alle presidenziali americane, in modo perfettamente trasversale: tanti miliardi di dollari al candidato democratico tanti a quello repubblicano. Nessuno va scontentato.
Da notare, ancora, che il luminare Guerra è stato al fianco della ministra Beatrice Lorenzin, il 29 settembre 2014, in occasione del mega summit a stelle e strisce, al fianco dell’ex presidente Barack Obama. In quell’occasione venne deciso che l’Italia sarebbe stata, per gli anni a seguire, il paese capofila per le politiche vaccinali a livello mondiale. La foto-ricordo ritrae i sorridenti Lorenzin e Guerra in compagnia di un terzo pezzo da novanta della sanità ministeriale, Sergio Pecorelli, ex presidente dell’Aifa, la potente Agenzia italiana del farmaco, dalla quale lo stesso Pecorelli si è dovuto dimettere per i troppo conflitti d’interesse (con le case farmaceutiche, of course) denunciati dal direttore generale dell’epoca, Luca Pani.
ITALIA PAESE CHIAVE
Diamo uno sguardo al sito made in Glaxo.
Dove si nota subito che “l’Italia è un paese chiave per il settore dei vaccini” e che “l’azienda è l’unica oggi ad attuare in Italia il ciclo completo di ricerca, sviluppo e produzione: in particolare vaccini per meningite, tetano, difterite, rabbia e altri”.
Ecco poi alla ribalta, sempre descritto dall’illuminante sito, il matrimonio con Novartis, o meglio l’acquisto del suo core vaccinale. “Il perfezionamento dell’accordo mondiale con Novartis, nel marzo 2015, ha portato al trasferimento a GlaxoSmithKline delle attività industriali svolte prevalentemente in Toscana, a Siena e Rosia, e ha fatto di GSK il primo produttore di vaccini a livello mondiale e la prima azienda farmaceutica in Italia per presenza industriale con oltre 5 mila addetti, 3 centri di eccellenza produttivi ed un Centro Ricerche internazionale, uno dei tre centri GSK per la ricerca nei vaccini”.
Non è finita. Perchè “a Siena opera anche il GSK Institute for Global Health (GVGH), inaugurato nel 2008 e dedicato alla ricerca e sviluppo di vaccini destinati alle malattie che colpiscono principalmente i Paesi in via di sviluppo”.
Un diluvio di cifre mozzafiato, che fanno comprendere fino in fondo l’entità del business.
“In totale GSK commercializza a livello mondiale 39 vaccini per la prevenzione di 21 malattie e vanta una pipeline di 15 candidati vaccini”. Tanto per continuare ad alimentare la pipeline a gettito continuo di dollari.
Ancora: “Ogni giorno GSK distribuisce 1,9 milioni di vaccini e nel 2015 ha distribuito in totale 690 milioni di dosi di vaccini”
“In Italia abbiamo 24 vaccini per tutte le fasce di età ed una quota di mercato del 56 per cento”.
“A Rosia produciamo 40 vaccini destinati a 78 paesi del mondo: nel 2015 sono state prodotte 88 milioni di dosi di vaccino contro la meningite, per la pediatria, per gli adulti e per i viaggiatori”.
Nessun vaccino – peccato – per debellare la piaga dei conflitti d’interesse alti come le Torri Gemelle e dell’affarismo sulla pelle della gente. Ma non è mai troppo tardi.