di Fabio Massimo Parenti
Primo vertice, virtuale, tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping. In un’atmosfera descritta come rilassata, i due hanno discusso per ben 3 ore toccando molti temi, compresi i nodi spinosi alla base delle tensioni tra Stati Uniti e Cina.
L’incontro si è aperto con toni amichevoli usati da entrambe le parti e l’enfasi è stata posta più volte sulla co-responsabilità delle due economie nazionali più grandi del mondo. Responsabilità per i propri popoli e per il destino dell’intero pianeta.
Altro aspetto fondamentale su cui sono convenuti entrambi i capi di stato riguarda la necessità di garantire una competizione sana, evitando che possa degenerare in un conflitto aperto e duraturo. Il presidente Xi ha argomentato che il partenariato commerciale tra Cina e Stati Uniti non dovrebbe prestarsi a strumentalizzazioni politiche e che Washington dovrebbe smettere di abusare del concetto di “sicurezza nazionale” per “sopprimere le imprese cinesi”.
La maggiore convergenza si è avuta sull’urgenza di gestire al livello multilaterale i problemi ambientali e di salute pubblica. Per quanto riguarda Taiwan, malgrado gli Usa abbiano aumentato negli ultimi mesi le proprie pressioni – in contraddizione agli accordi bilaterali ed al consenso internazionale – il presidente Biden ha riaffermato l’esistenza di “una sola Cina”. Un aspetto positivo, un segno chiaro di riappacificazione, che, tuttavia, non sarà sufficiente fino a quando non seguiranno azioni altrettanto chiare in questa direzione. In merito alla politica estera intrapresa dalla Cina nei confronti di Taiwan, Xi ha chiarito che la Cina è paziente e disposta a lottare per la riunificazione pacifica con la massima sincerità, ma se le forze indipendentiste oltrepasseranno il limite, il Paese si vedrà costretto ad adottare misure risolute. Xi ha precisato che “il principio di una sola Cina e i tre comunicati congiunti Cina-USA sono il fondamento politico delle relazioni Cina-USA”.
Il presidente americano ha sollevato le sue “preoccupazioni” per le pratiche di Pechino nello Xinjiang, nel Tibet e a Hong Kong e per i diritti umani in generale. A questo proposito, Xi ha ribadito che Pechino non usa i diritti umani per interferire nelle questioni altrui. Il rispetto reciproco è il prerequisito per dialogare su ogni questione in maniera costruttiva senza però interferire negli affari interni di altri Paesi.
“Il mondo è abbastanza grande da permettere ai due paesi di svilupparsi singolarmente e collettivamente. La cosa giusta da fare è scegliere il vantaggio reciproco rispetto al gioco a somma zero o all’approccio I-win-you-lose”: è questa la sintesi perfetta espressa da Xi Jinping per far capire al mondo intero come intende operare la Cina.
Mentre gli Usa devono lavorare sodo per recuperare il consenso internazionale perduto, a causa della rete di sanzioni e guerre commerciali messe in piedi negli ultimi anni, nonché delle continue interferenze negli affari sensibili di altri paesi e dei problemi economico-finanziari emersi con la crisi del 2008, solo per fare alcuni esempi, la sincerità della parte cinese è ampiamente dimostrata dalle iniziative diplomatiche, economiche e politiche. Basti pensare al continuo sostegno alle più importanti iniziative delle Nazioni Unite in ambito ambientale, economico e di sicurezza. Si pensi al contributo cinese nell’ambito dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, oppure alla volontà di migliorare il funzionamento delle istituzioni mondiali, come ad esempio il WTO, rendendolo più democratico ed efficiente nella gestione delle dispute. La stessa BRI si conferma come un modello di cooperazione su basi paritarie e win-win che in pochi anni ha attratto la partecipazione di un crescente numero di paesi in ogni continente. Infine, la salute pubblica globale, ove la Cina con le proprie iniziative continua a dare un contributo importante all’affermazione del valore dei beni pubblici globali. Xi ha suggerito ancora una volta che Usa e Cina devono impegnarsi di più in questa direzione.
2021-11-17