Un buffone accolto come una star internazionale nei videocollegamenti con i parlamenti di mezzo Occidente: è il nuovo Profeta, il Salvatore non solo della sua Patria ma del Mondo, al secolo Volodymyr Zelensky.
Di poche ore fa la comparsata davanti ai nostri parlamentari, rincoglioniti più che mai, plaudenti come una mandria di zotici.
Nei giorni precedenti il guitto, un Grillo in salsa ucraina, s’era esibito con la maglietta verde militare e muscoli da bagnino della Versilia (dove tra l’altro possiede una faraonica villa da 3 milioni e 800 mila euro) davanti al Congresso degli Stati Uniti e alla Knesset israeliana.
Passando a cose più serie, a documenti, accordi e interviste che possono aiutare a capire meglio la genesi dell’attuale conflitto in Ucraina, preparatevi ad una rapida ma succosa carrellata: un protocollo siglato a Washington lo scorso novembre, un’illuminate intervista rilasciata nel 2019 dal braccio destro di Zelensky, e un documento elaborato due anni prima (nel 2017) dalla UE.
Ma procediamo con ordine e partiamo dalle news.
COMPARSATE & SCENEGGIATE
Esordiamo con la fresca (oppure calda come una sfogliatella napoletana) sceneggiata recitata dal guitto-eroe per i parlamentari di casa nostra.
Ecco, fior tra fiori, alcune frasi griffate Zelensky.
“Qui ogni giorno cadono bombe e missili, qui ci sono soldati russi che uccidono, distruggono e portano via i nostri beni. Lo avevano fatto i nazisti l’ultima volta in Europa”.
“L’obiettivo della Russia è l’Europa, influenzare le vostre vite, controllare la vostra politica, distruggere i vostri valori. L’Ucraina è il cancello dell’esercito russo per entrare in Europa”.
“Il nostro popolo è diventato l’esercito”.
“L’Ucraina è un popolo europeo quanto il vostro. La vostra forza deve fermare una sola persona affinché sopravvivano in milioni”.
Quella persona, of course, è il “criminale di guerra”, il “killer internazionale” Vladimir Putin, come suole definirlo Joe Biden.
Ha cercato di toccare tutte le corde degli animi yankee, il clown, davanti ai congressisti a stelle e strisce. “I have a dream”, quello di un’Ucraina libera, ha detto di certo facendo roteare nella sua tomba Martin Luther King. Ha poi evocato le Twin Towers e quei 3 mila morti: ecco le nostre Torri Gemelle, ha dipinto con una lacrima sul viso.
L’ha fatta grossa davanti agli sbigottiti parlamentari israeliani della Knesset. Un autentico moto di indignazione, infatti, ha suscitato la bestemmia di paragonare l’Olocausto ai morti in Ucraina. Su tutte le furie il ministro israeliano delle Comunicazioni, Yoaz Hendel: “Il confronto con gli orrori dell’Olocausto e la soluzione finale è scandaloso”. Fa eco l’ex ministro per l’Energia, Yuval Stienitz: “Se il discorso fosse pronunciato in giorni normali, sarebbe la negazione dell’Olocausto. La verità storica è che il popolo ucraino non può essere orgoglioso della propria condotta di fronte all’Olocausto ebraico”.
LA BOLLENTE ‘CARTA’ ANTI RUSSIA
Passiamo a documenti & protocolli.
Partiamo dalle date più ravvicinate. Eccoci ad una tappa non poco ‘storica’ nei rapporti tra Stati Uniti e Ucraina.
11 novembre 2021. Summit ad alto livello a Washington, dove tre pezzi da novanta della nomenklatura Usa incontrano due big del governo ucraino. Si tratta, per gli americani, del Segretario di Stato Antony Blinken, del potente sottosegretario di Stato per gli Affari politici, la ‘zarina’ Victoria Nuland, e del Consigliere per la Sicurezza nazionale Jacob Sullivan; sul fronte ucraino, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e il Capo ufficio presidenziale Andrij Yermak.
Tutti insieme, d’amore e d’accordo, per firmare la nuova “Carta di partenariato strategico tra Ucraina e Stati Uniti”.
Così ha osservato Blinken: “La partnership strategica tra Ucraina e Usa è stata notevolmente rafforzata, nel 2021, grazie agli sforzi dei due presidenti, Volodymyr Zelensky e Joe Biden. Questa ‘Carta’ conferma l’impegno incrollabile degli Stati Uniti nel garantire la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
In quella occasione, il Segretario di Stato ha manifestato “la preoccupazione di Washington per le tensioni al confine tra Russia e Ucraina, perché teme una ripetizione degli eventi del 2014, anno in cui la Russia ha occupato la Crimea”.
Ha ‘dimenticato’, Blinken, di ricordare che il 2014 è stato soprattutto l’anno del golpe per defenestrare il presidente legittimo e democraticamente eletto (peccato fosse filo-russo!), ossia Viktor Janukovyc: golpe organizzato dagli Stati Uniti, con la partecipazione speciale proprio di Victoria Nuland, inviata per due anni a Kiev.
E a questo punto sentiamo cosa ha detto, la stessa Nukand, l’11 novembre in occasione della ufficializzazione della storica ‘Carta’: “Assicuro ai rappresentanti dell’Ucraina, a nome del governo degli Stati Uniti, il nostro pieno sostegno, in caso di aggressione russa”.
Parole di grande significato, soprattutto se lette alla luce dei fatti odierni e delle ultime dichiarazioni rilasciate da Zelensky alla BBC: “Se l’Ucraina fosse stato un membro della NATO, non sarebbe iniziata la guerra. Vorrei ricevere garanzie di sicurezza per il mio Paese, per il mio popolo. Se i membri della NATO sono pronti a vederci nell’alleanza, allora lo facciano immediatamente”.
Altra benzina sul fuoco, gettata dallo spericolato e scriteriato presidente ucraino.
Una follia alimentata con altre fresche esternazioni. Stavolta al reporter della CNN Fareed Zakaria: “Sono pronto per i negoziati con il presidente russo Putin. Penso che senza negoziati non possiamo porre fine alla guerra. Ma se questi tentativi falliscono, ciò significherebbe che siamo all’inizio della terza guerra mondiale”.
Da immediato ricovero nel più vicino reparto psichiatrico.
Tornando per un momento alla ‘Carta’, con la sua adozione gli Stati Uniti si sono ufficialmente impegnati a dare un sostanziale contributo all’Ucraina anche sul fronte energetico, affinchè il Paese possa raggiungere una sua totale indipendenza (ovviamente dalla Russia) energetica, anche promuovendo una decisa ‘decarbonizzazione dell’economia’. Per l’Ucraina – viene sottolineato nella ‘Carta’ – “occorre diversificare gli approvvigionamenti energetici, procedere ad una integrazione con il sistema di approvvigionamento energetico europeo, avviare la modernizzazione del settore nucleare”.
Non si parla – chissà mai perché – dei biolaboratori militari (e segreti) installati per ordine del Pentagono in Ucraina: 13 quelli che fino od oggi gli Usa – per bocca proprio di Nuland – sono stati costretti ad ammettere, ma si parla di addirittura una trentina. Ed in tutti vengono condotti esperimenti che più pericolosi non si può, per le ‘fughe’ di terribili virus, come è successo a Wuhan, in Cina.
Passiamo al 2019, poche settimane dopo l’ascesa al potere, in qualità di Presidente, del guitto-pupazzo voluto e manovrato dagli Stati Uniti.
“UNA GRANDE GUERRA CONTRO LA RUSSIA”
Nel corso di un’intervista, il neo braccio destro e consigliere di Zelensky, ossia Oleksiy Arestovych, confessa candidamente quali sono i programmi presidenziali per gli anni a venire. Ecco, di seguito, alcune tra le sue illuminanti previsioni.
Domanda – Se l’Ucraina aderisce alla NATO, in questo caso… possiamo parlare di una data per la fine della guerra nell’Est?
Arestovych – No, non possiamo parlare di una data di fine guerra, al contrario, molto probabilmente spingerà la Russia a lanciare un’operazione militare su larga scala contro l’Ucraina, perché dovrà degradarci in termini di infrastrutture e devastare tutto il territorio, così che la NATO sia riluttante ad accettarci…
Domanda – Vuol dire che la Russia oserà affrontare direttamente la NATO?
Arestovych – Certo, la Russia… no, non la NATO. Devono farlo prima di entrare a far parte della NATO, per renderci non interessanti per la NATO. Il nostro prezzo per entrare a far parte della NATO è una grande guerra contro la Russia, che ha una probabilità su 99,9%. E se non aderiamo alla NATO, ci sarà l’assorbimento da parte della Russia entro 10-12 anni. Ecco la forchetta che stiamo affrontando ora e dobbiamo fare una scelta…
Domanda – Ma aspetti … se mettiamo sulla bilancia, cos’è meglio?
Arestovych – Ovviamente una guerra su larga scala con la Russia e l’adesione alla NATO come risultato della sconfitta della Russia. Questa è l’opzione migliore.
Domanda – E come prevede possa svilupparsi una guerra su larga scala con la Russia?
Arestovych – Bene… offensiva aerea, invasione da parte delle quattro armate russe che stazionano ai nostri confini, l’assedio di Kiev, il tentativo di accerchiare le truppe schierate nella zona ATO, cioè la zona in cui è attiva l’operazione anti-terrorismo nel Donbass, lo sfondamento dell’istmo di Perekop in Crimea, l’avanzamento verso il bacino idrico di Kakhovka per rifornire acqua alla Crimea. Poi un’offensiva dal territorio della Bielorussia, la creazione di nuove repubbliche popolari, attività di sabotaggio, raid contro infrastrutture critiche e così via… Ecco come sarà la guerra su vasta scala. E la sua probabilità è del 99,9%…
Domanda – Quando?
Arestovych – 20… dopo… 20…. Il 2021 e il 2022 sono gli anni più critici.
Previsioni praticamente tutte azzeccate (tranne il dettaglio dell’offensiva dalla Bielorussia), quelle formulate nel 2019 – ricordate bene, nel 2019 – non da un ‘signor nessuno’ ma dal braccio destro, il consigliere speciale di Zelensky. Il quale, quindi, prevedeva con estrema precisione il ‘copione’ che sarebbe andato in scena. Un mago, o cosa?
Eccoci all’ultima tappa, andando a ritroso nel tempo, alla scoperta dei motivi ‘documentabili’ del clima in cui è maturato il conflitto di queste tragiche settimane.
E L’UNIONE EUROPEA NEL 2017 TESSE LA TRAMA
Osserva l’analista politico Lorenzo Maria Pacini per l’ottimo sito di controinformazione ‘Comedonchisciotte’.
“La macroforza politica del nostro continente, ovvero l’Unione Europea, nata come protesi coloniale dell’impero americano, già nel 2017 aveva discusso dei possibili scenari geopolitici che si sarebbero venuti a creare a seguito di un inasprimento dei rapporti con la Russia. E, guarda caso, l’impostazione dei documenti della UE non riguardava soltanto i dettagli geopolitici, economici e strategici, ma mostrava chiaramente lo scontro tra civiltà, per citare Samuel Hungtinton, che vede da un lato il blocco del globalismo liberale e dall’altro quello della Tradizione. Il documento in questione, intitolato ‘2030. Tendenze globali fino al 2030: l’UE sarà in grado di affrontare le sfide future?’, firmato dal ‘European Strategy and Policy Analysis System’ fa riferimento non casualmente alla ‘Agenda 2030’ redatta dall’ONU e recepita dagli Stati membri, particolarmente al centro delle strategie di ‘Great Reset’ dell’Unione Europea”.
Nel testo, infatti, si legge: “Per quel che riguarda l’Ucraina, il conflitto interno e la diatriba tra Russia e Occidente sembrano destinati a proseguire. Il modello di attività della Russia sembra dimostrare la sua determinazione nel voler utilizzare le proprie leve del potere affinchè l’Ucraina rimanga stabilmente nella sfera di influenza russa. La Russia potrebbe continuare ad esercitare pressioni sull’Unione europea e rendere i rapporti ancora più febbrili ribadendo il suo diritto a ‘proteggere’ le minoranze russe all’interno della regione, compresi gli Stati baltici dell’Unione europea. Ciò potrebbe anche avere un impatto sulla coesione della stessa Unione europea, così come la percezione che le sue richieste di maggiore solidarietà da parte dell’Unione europea non sono state soddisfatte minerebbe sia la fiducia di alcuni Stati membri sia la percezione esterna della volontà collettiva dell’Unione europea”.
Prosegue Lorenzo Maria Pacini: “L’Ucraina viene considerata per la sua posizione strategica non tanto nei confronti della Russia, quanto per il conflitto tra la Russia e l’Occidente, nella dimensione ideologica della battaglia in corso. L’Unione europea verrebbe, spiega il documento, messa a repentaglio nella sua coesione e nella percezione esterna. Il problema è quindi relativo al potere che la Russia avrebbe sui paesi europei a livello identitario e di indirizzo politico. Una previsione non errata che si sta mostrando in tutta la sua correttezza proprio in questi giorni: dopo che la NATO ha richiesto all’UE di muoversi con sanzioni e armamenti contro la Russia, c’è stato prima un rapido moto di obbedienza agli ordini, poi una ritirata strategica da parte dei Paesi chiave come Germania e Francia. Unica nazione in perfetta linea con Washington è l’Italia, che d’altronde più delle altre soffre la presenza delle basi militari statunitensi ed è la base missilistica e radiografica americana nel Mediterraneo”.
22 Marzo 2022
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ZELENSKY / VILLE & CONTI OFFSHORE DEL COMICO-PRESIDENTE. ORA ANCHE OLIGARCA
4 Marzo 2022 di Andrea Cinquegrani