Il prelato spagnolo, vicino all’Opus Dei e accusato di essere il principale “corvo”, ha ammesso di avere “passato documenti ai giornalisti” e descritto un clima di pressioni e condizionamenti subiti da Francesca Chaouqui. Che “diceva di essere la numero due dei servizi segreti italiani”. E, prosegue il sacerdote, quando gli disse di volere “chiedere aiuto alla mafia”, “organizzò un pranzo con Luigi Bisignani, Paolo Berlusconi e Gianni Letta”
“Avevo la certezza morale – ha dichiarato il prelato spagnolo ai giudici – che dietro Francesca Chaouqui c’erano altri interessi non completamente legittimi. Dietro di lei c’è un mondo pericoloso e Fittipaldi in una conversazione mi ha detto che in questo mondo c’è anche Nuzzi”. Vallejo Balda ha spiegato che il marito della Chaouqui, Corrado Lanino, aveva creato il sistema informatico della Cosea e in precedenza anche quello dello Ior. “Nel Natale 2014 – ha affermato ancora il prelato – la Chaouqui mi chiese di organizzare un concerto con la Cappella Sistina a San Pietro in Montorio con la onlus spagnola Messaggeri della pace. Quella volta ho aperto gli occhi e ho capito che lei mi sfruttava perché prima hanno usato il mio nome per far cantare il coro del Papa e poi mi hanno fatto fuori. Furono raccolti dagli sponsor circa 300mila euro e la Chaouqui non mi diede conto di questi soldi. Alla fine ne furono spesi solo 30mila di cui 15mila per pagare la Cappella Sistina”. Vallejo Balda ha raccontato anche della notte in cui la pr calabrese si presentò nella sua stanza d’albergo a Firenze in “atteggiamento seduttivo”: “Ho sofferto molto per quello che è accaduto. Dopo l’estate del 2014 Francesca mi voleva conquistare in tutti i modi. Diceva di volermi bene. Per una persona normale era una situazione molto compromettente e mi sono sentito molto a disagio come sacerdote”.
Unico imputato a essere assente all’udienza era Nuzzi impegnato in un processo penale a Milano e i giudici hanno deciso di procedere in contumacia ma, ha precisato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, “se gli interrogatori saranno ancora in corso quando deciderà di presentarsi nuovamente potrà inserirsi nel normale andamento del processo”. L’avvocato della Chaouqui, Laura Sgrò, ha chiesto ai giudici di poter leggere in aula la lettera che la sua assistita ha scritto al Papa chiedendo di essere sciolta dal segreto pontificio. Dopo trenta minuti di camera di consiglio i magistrati vaticani hanno deciso di acquisirla insieme alle cartelle cliniche dell’imputata, incinta di sei mesi, che ha dichiarato di soffrire di perdite ematiche continue, di essere spesso al pronto soccorso e di rischiare un parto prematuro. L’avvocato della Chaouqui ha inoltre chiesto ai giudici spiegazioni sul nuovo arresto di monsignor Vallejo Balda, accusato di aver inquinato le prove. Una domanda alla quale i magistrati hanno risposto, spiegando che anche se i fatti oggetti del processo sono avvenuti in passato è sempre possibile alterare le prove giudiziarie.