NEW YORK (WSI) – I risparmi che non sono garantiti da alcuna tutela potrebbero essere usati in futuro per contribuire al salvataggio delle banche a rischio fallimento, a patto che diventi una soluzione unica in Europa. Lo ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit.
“Far partecipare i risparmi non assicurati al piano di salvataggio delle banche e’ accettabile”, posto che sia un opzione comune in Europa, ha dichiarato ieri a Vienna il manager del principale istituto italiano, stando a quanto riportato da Bloomberg.
L’Unione Europea, ha spiegato il 57enne banchiere, dovra’ pero’ introdurre leggi identiche e condivise nei vari stati membri. “Non possiamo accettare una differenza tra paese e paese all’interno della stessa area – si legge sull’agenzia Radiocor – Bisogna che questa decisione venga presa non solo a livello europeo ma all’interno del Comitato di Basilea dove sono rappresentati tutti i Paesi. Altrimenti apriremmo le porte ad arbitraggi”.
A suo avviso i depositi delle banche fallite possono essere eventualmente toccati solo quando i bond non sono più sufficienti. E comunque i depositi sotto 100mila euro devono rimanere off-limits.
Intanto Fitch ha lanciato un allarme sul settore del credito del nostro paese. Per l’agenzia di rating, infatti, l’aumento degli oneri legati al deterioramento dei crediti, conseguenza di un’economia debole, “continuerà per tutto il 2013” per le banche italiane.
Fitch ha confermato l’outlook negativo per i gruppi nazionali, che “dovranno affrontare un altro anno difficile dominato dalle incertezze dell’economia”. Secondo gli economisti, l’economia italiana “comincerà a riprendersi nella seconda parte dell’anno” ma ogni rinvio della ripresa indebolirà le prospettive della qualità degli asset e la redditività delle banche.
L’unica concessione è sui miglioramenti dal punto di vista della capitalizzazione. Le stime dell’agenzia Usa sul Paese sono di un’economia in contrazione dell’1,8% quest’anno, dopo il -2,2% del 2012.
Nota: In merito a questo articolo, Unicredit ha inviato a Wall Street Italia una lettera che si puo’ leggere qui