Conoscendo bene come si sviluppano le culture di privazione dell’autonomia di scelta della persona possiamo dire che il caso dell’appuntato dei carabinieri, che ha avuto il coraggio di far valere la giustizia sul caso Cucchi (anche se non capiamo il ritardo), ne sia un esempio classico.
Possiamo immaginare, sentendo il video-messaggio della richiesta di aiuto dell’appuntato dei carabinieri, cosa possa provare, chi ha giurato fedeltà alla Costituzione ed alle sue leggi all’ingresso dell’Arma, sentirsi all’improvviso come un corpo “estraneo” e considerato un “malato” che potrebbe intaccare il resto sano come nelle ricorrenti battute interne di “allontanare le mele marce” anche se, in quel caso, riferito a chi non svolge diligentemente il proprio compito e dovere.
Ecco, allora che, forse, la struttura gerarchizzata, pensando di tutelare il motto creato nel 1914, “Nei secoli fedele”, agire scompostamente facendo “pressioni psicologiche” sull’individuo che vanno dalla mortificazione personale portata a colpire quello a cui si tiene di più come il rendimento lavorativo (e che negli anni l’avevano convinto della personal/mission), sino a quello della privazione degli affetti quotidiani che, in questo caso, potrebbero essere per il soggetto in questione l’aiuto e/o collante di supporto a sostenere eventuali avversità negative.
Inoltre, il trasferimento assumerebbe la valenza anche di esempio per altri che non intendono “allinearsi” alle diretttive interne (codificate nei comportamenti) e non scritte.
Non si è nella condizione di sapere quanto siano attive e presenti nella vicenda dell’appuntato dei carabinieri le responsabilità di altri ma vorremmo che si rifletta su un comportamento che rischia di assumere analogie con quello che la nostra Repubblica, nata dalla Resistenza al nazi-fascismo, combatte da anni, anche con la vita di valorose figure istituzionali, la cultura omertosa.
Infatti, la cultura omertosa scrive il dizionario Treccani:
…detta anche legge del silenzio, per cui si doveva mantenere il silenzio sul nome dell’autore di un delitto affinché questi non fosse colpito dalle leggi dello stato, ma soltanto dalla vendetta dell’offeso. Più genericam., nell’uso odierno, la solidarietà diretta a celare l’identità dell’autore di un reato e, con senso ancora più estens., quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria (oppure imposta da timore di rappresaglie), consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze, o anche da qualsiasi giudizio nei confronti di una determinata persona o situazione: tutti sapevano, ma nessuno osò infrangere il muro dell’omertà.
… colpito dalle leggi dello stato recita il dizionario ma, in questo caso lo stare zitti su un delitto così grave non è possibile perché si rappresenta proprio lo Stato e, soprattutto, in una così importante e valida istituzione come quella dei Carabinieri che hanno dato Generali come Carlo Alberto dalla Chiesa ma, ahinoi!, anche i Mario Mori.
MOWA
.“Per aver fatto il mio dovere, come uomo e come carabiniere per aver testimoniato nel processo relativo a Stefano Cucchi, morto perché pestato dai miei colleghi, mi ritrovo a subire un sacco di conseguenze”. Così Riccardo Casamassima, l’appuntato dei carabinieri che con la sua testimonianza fece riaprire l’inchiesta sul decesso di Stefano Cucchi, in un video postato sulla sua pagina Facebook a giugno. Casamassima si rivolgeva “ai ministri Salvini e Di Maio e al presidente del Consiglio Conte: mi ascoltino”. Casamassima fu infatti trasferito alla scuola allievi ufficiali. “Sarò allontanato e demansionato e andrò a lavorare a scuola dopo essere stato per 20 anni in strada. È scandaloso. Ho subito minacce, nessuno mi ha aiutato. Mi appello alle cariche dello Stato, ai ministri Salvini e Di Maio e al presidente del Consiglio Conte: è giusto che una persona onesta debba subire questo trattamento? Mi stanno distruggendo”.°