Tratto da OttolinaTv
*i pipponi del Marrucci*
tiktok è davvero una minaccia per la sicurezza dell’occidente?
Carissimi ottoliner, buonasera e benritrovati
Oggi parliamo di spionaggio. e di balletti. e di come i balletti siano diventati un inquietante strumento di spionaggio
“Siamo estremamente preoccupati per la minaccia che TikTok rappresenta per la sicurezza nazionale” ha affermato ma nientepopodimeno che il direttore dell’FBI Christopher Wray, durante un’audizione al congresso USA
Dopo la terribile minaccia dei giganteschi palloni spia cinesi, la più grande potenza economica e militare del pianeta si ritrova a dover affrontare un nemico ancora più subdolo e insidioso: le faccine buffe di khaby lame, e i balletti ammiccanti di charlie d’amelio
I rischi sarebbero di ben 3 tipi:
“La possibilità che il governo cinese possa usare tiktok per accedere ai dati di milioni di utenti americani”
“La possibilità che il governo cinese possa controllare l’algoritmo delle raccomandazioni, e utilizzarlo per influenzare l’opinione pubblica”
La possibilità che il governo cinese attraverso l’app possa “controllare il software di milioni di device, che gli darebbe l’opportunità potenzialmente di compromettere tecnicamente i dispositivi personali”
visto che noi non siamo molto credibili, dal momento che come ho scoperto da molti commenti nella nostra bacheca, siamo sommersi da milioni di miliardi di yuan che arrivano direttamente da pechino, la sciamo che a rispondere sia Milton Mueller
Professore di economia politica delle comunicazioni e dell’informazione al Georgia Institute of Technology, è da ormai oltre 25 anni un membro autorevole dell’ICANN, il principale ente internazionale di gestione dell’infrastruttura internet globale, nonchè il fondatore dell’Internet Governance Project, che da oltre 20 anni è probabilmente la fonte indipendente più autorevole al mondo per tutto quello che riguarda l’analisi della governance globale di internet
Milton Mueller inoltre, ce l’ha con la Cina. a morte. al punto da rimpiangere la gloriosa era del colonialismo bianco a Hong Kong. “non dimenticare che la repressione continua nella una volta libera Hong Kong”, ricordava qualche giorno fa su twitter
Ciò nonostante, da essere pensante, il 9 gennaio il professor Mueller, con nostro grandissimo stupore, ha pubblicato questo importante report: TikTok e la Sicurezza nazionale USA
“tiktok è davvero una minaccia per la sicurezza nazionale?” si chiede Mueller. che sottolinea, “sorprendentemente, dalla discussione politica al Congresso e sui media sono totalmente assenti risposte basate su qualche prova”
Ma andiamo per gradi
Cominciamo con un po’ di storia
Nell’agosto del 2020, l’amministrazione trump cerca di bandire TikTok attraverso un ordine esecutivo. non è andato in porto. i giudici della corte l’hanno giudicato illegittimo: non rispetterebbe il sacro principio della libertà di espressione
L’amministrazione Biden, poco dopo l’elezione, annulla ufficialmente il provvedimento di Trump, ma al contempo avvia una valutazione complessiva dei rischi rappresentati dalla diffusione di applicazioni in qualche modo connesse a paesi non alleati
Dopo qualche mese, “l’idea che tiktok rappresentasse un rischio per la sicurezza nazionale diventa bipartisan”, scrive Mueller
Prima delle elezioni di mid term il senato approva all’unanimità una legge che vieta l’installazione di tiktok su tutti i dispositivi di proprietà del governo
E il 13 dicembre del 2022 due parlamentari repubblicani e uno democratico presentano un disegno di legge per il divieto totale di tiktok su tutto il suolo statunitense
Quello che la politica USA teme, è che TIkTok possa rappresentare uno straordinario strumento in mano ai cinesi per portare avanti la loro guerra di informazione, se non addirittura un rischio enorme per la sicurezza cibernetica
Il timore nasce dall’idea che TikTok non sia un’azienda indipendente, guidata dalla mera ricerca del profitto come qualsiasi altra azienda concorrente, ma uno strumento a disposizione del governo cinese
con dovizia di particolari allora Mueller cerca di ricostruire la governance dell’azienda
ByteDance, che è il nome della Holding proprietaria anche di TikTok, nasce nel 2012 a Pechino
è sostanzialmente un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, che inizialmente viene utilizzato per sviluppare due applicazioni rivolte al mercato cinese: jinri toutiao, che aggrega e suggerisce articoli di attualità, e douyin, una piattaforma per la condivisione di video brevi generati dagli utenti
due applicazioni di enorme successo, che secondo ByteDance hanno tutte le carte in regola per conquistare i mercati globali. per farlo, sviluppa un terzo prodotto, che è appunto tiktok. una specie di fratello minore di douyin, pensato esclusivamente per i mercati esteri
Ma sui mercati esteri, sul fronte delle piattaforme social, la concorrenza è feroce. e per conquistarsi una fetta di mercato c’è bisogno di investimenti massicci. che in quella fase, per un progetto come quello di ByteDance, in Cina scarseggiano. La politica economica del governo infatti favorisce l’impiego di capitali nelle infrastrutture e nel manifatturiero. C’è bisogno dei quattrini della finanza internazionale. Che però per arrivare in Cina devono soddisfare una serie di condizioni che rendono la missione di ByteDance sostanzialmente impossibile
ByteDance allora aggira l’ostacolo, e si registra alle isole Cayman. Come alle isole Cayman registra anche la sua sussidiaria, TikTok Limited, che a sua volta è una holding, a cui fanno capo tutte le sussidiarie registrate nei singoli paesi, per facilitare il rispetto delle singole leggi nazionali. Tra queste, la più importante è TikTok Incorporated, la sussidiaria USA registrata in California e nel Delaware
con questa struttura comincia a lanciare un round dietro l’altro alla ricerca di investitori
i primi a dimostrare il loro interesse sono quelli di sesquehanna, un’autorevole società di philadelphia specializzata nel trading di opzioni, che con appena 5 milioni di dollari si garantisce il 15% delle azioni. Oggi valgono oltre 15 miliardi
E’ il biglietto da visita che aspettavano
Da lì in poi, ogni volta che ByteDance bussa una porta, ne viene fuori con qualche valigiata di contanti
nel 2017 l’iperblasonato fondo Sequoia, che ha avuto un ruolo di primo piano nella crescita di sostanzialmente tutti i giganti del big tech a stelle e strisce, ci mette 1 miliardo di dollari
pochi mesi dopo è il turno di General Atlantic, il fondo del leggendario Chuck Feeney. il “James Bond della filantropia”, come l’aveva ribattezzato a suo tempo Forbes
Attraverso la sua Atlantic Philantropies negli anni ha distribuito 8 miliardi di donazioni senza che sostanzialmente nessuno manco se ne accorgesse, in buona parte alla Cornell University, ma anche allo sinn feinn, il partito socialdemocratico indipendentista irlandese
Poi è arrivato il turno dei giapponesi di Softbank, e anche del fondo KKR, che vogliamo ben sperare sia considerato più che affidabile, dal momento che il governo italiano sta valutando l’idea di vendergli l’intera rete delle telecomunicazioni italiane
E poi ancora, alla spicciolata, sono arrivati tutti i soliti noti: morgan stanley, goldman sachs, carlyle
attualmente ByteDance è governata da un board di 5 elementi. 3 sono rappresentanti di investitori occidentali, uno è il rappresentante della sussidiaria hongkonghina di Sequoia Capital, e il quinto è uno dei cofondatori e l’attuale CEO: Rubo Liang
Dove vedono l’influenza di Pechino, lo sanno solo loro
Come sottolinea Mueller, “bytedance è stata costruita sin dalle sue fondamenta per essere una società globale, e a differenza ad esempio di Huawei, nessuno dei servizi sviluppati ha ricevuto nessun tipo di sostegno o di sussidio da Pechino”
Attenzione. Nessuno dice che il governo cinese non interferisce con le piattaforme presenti nel suo paese. lo fa eccome: censurando contenuti, imponendo sistemi di controllo estremamente pervasivi. ma la piattaforma che circola in Cina non è tiktok. non ha proprio niente a che vedere con tiktok. e non è neanche la holding ByteDance. E’ solo una delle aziende di ByteDance, e cioè Douyin. Fatta per il mercato cinese, e limitata al mercato cinese
E se c’è una cosa che il governo cinese impone senza se e senza ma a ByteDance, è proprio quella di tenerla rigorosamente separata da tiktok
Come spiega Mueller, “pechino ha ogni ragione per favorire la segregazione dei mercati nel modo in cui bytedance/tiktok l’hanno strutturata. il partito stato cinese avrebbe enormi difficoltà a gestire l’esposizione a un media esterno non filtrato. Un perimetro nazionale è più facile da difendere che uno globale. la Cina è consapevole di non essere in grado di estendere il suo controllo delle informazioni oltre i limiti attuali. quindi il suo interesse è quello di rimanere in controllo di quello che già controlla: un gigantesco mercato domestico con un’economia digitale subordinata al suo volere”
in un mondo normale, con dei media normali e una classe politica normale, queste semplici considerazioni dovrebbero essere più che sufficienti per mettere una pietra definitiva sulla querelle
ma noi non siamo in un mondo normale, siamo in un mondo che per una settimana è rimasto col fiato sospeso a fissare una gigantesca palla gonfiabile che volteggiava in cielo
E allora dobbiamo andare un po’ oltre, e provare a spiegare chiaramente perchè tiktok è, oggettivamente, un altro pallone gigante
La prima preoccupazione espressa da Chritopher Wray e dai politici USA di entrambi gli schieramenti è che grazie a tiktok, la Cina esporti anche nella terra della libertà la sua censura
sarebbe bastato dargli un’occhiata. ma proprio veloce
per capire quanto sia completamente infondata questa accusa, basta provare a fare una ricerca al volo sulla piattaforma usando come parola chiave uno qualsiasi dei temi censurati in Cina: dal falun gong, all’indipendentiso taiwanese, passando per le polemiche sul presunto genocidio culturale in xinjiang. tiktok è letteralmente invaso da contenuti anticinesi, fake news comprese. esattamente tanto quanto le altre piattaforme social, se non addirittura un po’ di più
ma se il timore della censura è palesemente infondato, c’è qualcosa di più subdolo che potrebbe sfuggire alla nostra percezione immediata
Come ha affermato Christopher Wray infatti, il governo cinese potrebbe “controllare l’algoritmo delle raccomandazioni, in modo da influenzare la nostra opinione pubblica”
evidentemente, ignorano il motivo per cui tiktok è diventato così diffuso, così rapidamente
ce lo ricorda Mueller
“Il successo di tiktok si basa sulla capacità di identificare in modo efficiente cosa vogliono gli utenti, e offrirglielo. anche se volessimo considerare questo meccanismo l’equivalente di una droga che crea dipendenza, la chimica di questa droga richiede che gli utenti interagiscano liberamente con i contenuti. è solo analizzando questa interazione libera che la piattaforma acquisisce i dati che gli servono per offrire contenuti adatti. senza questa libertà, la droga semplicemente non funziona”
Come spiegava in modo molto efficace anche Andrea Signorelli in un articolo pubblicato su Il Domani, “tiktok “fa affidamento solo sull’analisi condotta dal suo sistema di intelligenza artificiale, che studia le attività svolte dagli utenti all’interno della stessa applicazione (quali contenuti hanno visto, per quanto tempo, a che ora, e via dicendo), inferendone così gusti e preferenze utili a mostrare le inserzioni più efficaci”
Come ribadisce di nuovo Mueller, “intervenire sull’algoritmo con fini manipolatori, minerebbe proprio quello che ha reso tiktok così popolare. l’app perderebbe il suo pubblico, e con esso, la sua presunta efficacia come strumento per influenzare l’opinione pubblica”
Insomma, in confronto, le paranoie sull’influenza esercitata dai bot russi su twitter con cui gli iacoboni di mezzo mondo c’hanno fracassato le gonadi per anni e che poi, ovviamente, si sono dimostrate del tutto infondate, erano una roba plausibile
E allora, ecco che si punta su un altro fattore. la cybersicurezza
Secondo i politici USA infatti attraverso i dati generati da tiktok lo stato cinese avrebbe accesso a informazioni di vitale importanza per la sicurezza nazionale
Ma di che dati stiamo parlando?
“Il pieno e incondizionato accesso ai dati di TikTok”, sottolinea giustamente Mueller, “fornirebbe informazioni importanti riguardo al tipo di dispositivi e di app che vengono utilizzati, sulla localizzazione degli utenti, i contenuti dei video, le interazioni. informazioni che hanno un valore per gli sviluppatori, e per gli inserzionisti”. Ma non si capisce come questi dati potrebbero fornire informazioni utili per quanto riguarda, “le infrastrutture critiche, i segreti militari, i sistemi d’arma. a meno che uno non tema che gli agenti della CIA postino video dei loro uffici e dei loro colleghi, o che le aziende che vincono appalti nel settore della difesa postino video di impiegati che ballano attorno al prototipo dell’ultimo sistema d’arma che stanno sviluppando”
video che, comunque, al limite, nota MUeller, potrebbero essere caricati su altre piattaforme, e i cinesi li potrebbero comunque vedere
Ma se è tutto così palesemente insensato, perchè le polemiche contro tiktok continuano a riempire cronaca e agenda politica?
Secondo Mueller, “L’attacco a TikTok è una sorta di guerra per procura condotta da una specifica fazione politica degli Stati Uniti. Questa fazione vuole separare completamente le economie statunitensi e cinesi perché vede le relazioni USA-Cina interamente come una lotta a somma zero per il dominio mondiale, e rifiuta la convivenza pacifica. Questa fazione cerca di promuovere la sua agenda presentando qualsiasi forma d’interazione economica con la Cina come minaccia alla sicurezza nazionale. L’attacco a TikTok porta questa logica a un livello assurdo”
Ma l’Agenda politica dei Falchi potrebbe non essere nutrita esclusivamente da considerazioni strategiche e geopolitiche
parliamo comunque degli interessi immediati del settore che esprime la più potente lobby dell’intero paese. e di un paese dove la pressione delle lobby fa il brutto e il cattivo tempo
il problema è che tiktok, tecnologicamente, nonostante sia cinese, rispetto ai concorrenti funziona meglio
e gli utenti lo sanno benissimo. come ricordava sempre Signorelli su Il Domani, “nell’ultimo trimestre il fatturato di Meta è sceso del 4,4%, tiktok invece è cresciuto a una velocità impressionante: tra il 2021 e il 2022, il fatturato è passato da 4 a 12 miliardi”
E così, come politica e imprese USA sono abituati a fare sistematicamente ogni qualvolta la libera concorrenza non li premia, si passa al gioco sporco
“Meta sta pagando una nota società di consulenza del Partito Repubblicano per creare sfiducia pubblica intorno a TikTok”, titolava ormai quasi un anno fa il Guardian
“La campagna lanciata dalla società di strategia repubblicana Targeted Victory”, continua l’articolo, “ha pubblicato editoriali e lettere agli editori di varie pubblicazioni, accusando TikTok di essere un pericolo per i bambini americani, insieme ad altre accuse denigratorie”
“Dobbiamo diffondere il messaggio che mentre Meta è sotto attacco, la vera minaccia è TikTok, soprattutto dal momento che è un’app di proprietà straniera e che è la numero più usata dagli adolescenti”, avrebbe scritto un funzionario della società ai suoi colleghi in una mail
Detto fatto
Non c’è palla che piace ai grandi potentati a stelle e strisce che per i nostri media e per la nostra opinione pubblicanon diventi automaticamente realtà, a prescindere da quanto campata in aria sia
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E chi non aderisce è mark zukemberg
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