Dopo questa notizia sulla Groenlandia e le sue ricchezze, mi comincia a frullare nella testa l’idea che i capitalisti siano in grado di sciogliere i ghiacci dei Poli e che le notizie sui mutamenti climatici debbano essere ulteriormente verificate, per capirne le vere cause.
L’ingordigia capitalistica non ha limiti ed è disposta a tutto, pur di mantenere i propri privilegi che derivano essenzialmente dal furto di plusvalore prodotto dai lavoratori.
Il plusvalore è la differenza tra il valore del prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente al mantenimento della forza-lavoro, differenza di cui in un regime capitalistico si appropriano i padroni delle imprese.
Quando i lavoratori, la classe sociale più estesa sul pianeta, diranno basta al loro sfruttamento e si organizzeranno a livello internazionale, paese per paese, in partiti marxisti-leninisti e imporranno la forma più alta di democrazia mai concepita, il Comunismo, terminerà la concorrenza tra gli uomini, essa verrà sostituita naturalmente dalla collaborazione, che è economicamente più vantaggiosa sia per gli esseri umani che per la natura.
Saluti comunisti
Andrea Montella
del CSP-Partito Comunista

– 17 gennaio 2013
Terre rare: la Groenlandia apre a tutti i competitor
Sull’isola puntano gli occhi le grandi potenze, interessate ai suoi pregiati minerali fondamentali per la produzione di telefoni cellulari e prodotti hi-tech
La caccia alle nuove risorse energetiche fa rotta verso l’artico, puntando dritto sulla Groenlandia. Sull’isola puntano gli occhi tutte le grandi potenze, interessate al suo ricco serbatoio di terre rare, pregiati minerali fondamentali per la produzione su larga scala di telefoni cellulari e prodotti hi-tech. L’orientamento delle politiche energetiche del Paese è stato definito ieri dal primo ministro Kuupik Kleist, il quale ha affermato che la Groenlandia concederà l’accesso alle proprie risorse senza favorire nessuno, dunque né la Cina, che detiene il 97% della produzione mondiale di terre rare e ha recentemente blindato le proprie esportazioni per monopolizzare il mercato, né tantomeno l’UE, gli USA e il Giappone, che di fronte alla chiusura cinese hanno fatto appello al giudizio dell’Organizzazione mondiale del commercio. In quadro del genere, il serbatoio energetico della Groenlandia rappresenta un’occasione che nessuno vuole lasciarsi sfuggire. La Commissione europea, cui la Groenlandia fa riferimento rispondendo al Regno di Danimarca, stima che in prospettiva il suo potenziale potrebbe infatti ammontare al 9,16% dei depositi mondiali, offrendo anche ingenti quantitativi di niobio, tantalio e platino. Inoltre, lo sfruttamento di questi giacimenti potrebbe essere reso più veloce in concomitanza con l’accellerazione della fusione artica che sta progressivamente corrodendo la calotta di ghiaccio che copre la maggior parte del territorio del Paese.
Forte di questo tesoro sinora poco esplorato, la Groenlandia potrebbe risollevare l’economia, per troppo tempo dipendente dalla pesca e dalle sovvenzioni elargite dalla madre patria danese e ora messa in ginocchio dalla crisi economica, che costringe alla povertà una parte significative dei 57mila abitanti del Paese. Ci sarebbe anche da considerare la questione ambientale, considerati i rischi che potrebbe comportare un improvviso e massico sfruttamento energetico, ma Kleist preferisce badare al sodo lasciando aperte le porte a tutti i possibili investitori, cinesi compresi. “Tutti sono i benvenuti – ha affermato – purché soddisfino le nostre esigenze e le condizioni che poniamo per operare in Groenlandia. Non vedo perché dovremmo considerare una minaccia le migliaia di lavoratori cinesi che potrebbero arrivare a lavorare qui”.