Luca Grossi
Dal passato di Zorzi agli accessi di Mario Mori e Pignatelli al carcere di Venezia
Un ricco esame del testimone ed ex generale del Ros Massimo Giraudo nel processo per la strage di Pizza della Loggia del 28 maggio 1974 da parte dell’avvocato Stefano Casali, difensore dell’imputato Roberto Zorzi.
Il 4 febbraio scorso sono stati molteplici gli aspetti toccati dalle domande del legale: il passato militare di Zorzi, inizialmente come conduttore di muli a Bressanone, per poi essere aggregato all’ospedale militare di Verona. Secondo i documenti, ha servito nel Battaglione Alpino Bassano a San Candido dal 1° agosto 1974 fino al congedo nel settembre 1975.
Si è discusso della sua eventuale partecipazione alla riunione del 25 maggio 1974 ad Abano Terme, dove sarebbe stata decisa la strage di Piazza della Loggia, ma non risultano documenti che lo confermino. Allo stesso modo, non risulta la sua partecipazione a riunioni con Carlo Maria Maggi.
Infine, è stato accertato che il SID (il vecchio servizio segreto) si interessò a Zorzi, senza però che vi siano prove della sua presenza fisica presso il centro del servizio segreto di Verona in via Montanari.
In base alle dichiarazioni non è stato possibile accertare la presenza di Roberto Zorzi né al comando NATO di Palazzo Carli a Verona, né nella safe house di via Aleardi a Brescia, né a riunioni presso la caserma di Parona.
Domande sono state rivolte anche in merito alle attività dell’ex ufficiale del Ros Mario Mori; in particolare il legale di Zorzi ha riferito che “dagli atti risulterebbe che il generale Mori ancora nel 1974 si sarebbe recato presso il carcere femminile della Giudecca a Venezia a trovare la signora Ombretta Giacomazzi allora detenuta”.
I sette collaboratori del SD di Verona
Giacomazzi, in una sit (Sommarie Informazioni Testimoniali) dell’11 giugno 2020, aveva affermato di aver riconosciuto, tramite delle foto mostrate, sette agenti del SID operanti in via Montanari a Verona, “sede coperta del SID, perché in realtà da fuori c’è l’INPS, ma c’è un piano all’epoca per gli uffici del SID” ha detto il legale. Questo riconoscimento viene legato al fatto che Giacomazzi avrebbe visitato la sede del SID accompagnata da Silvio Ferrari.
Due di questi soggetti, tra cui Flavio Mattiato – “erano sotto – ufficiali” dell’Arma – vennero sentiti ma non fornirono elementi investigativi di interesse, ha riferito Giraudo.
“Uno dei soggetti, riconosciuto con certezza, era un capitano, era il vice capocentro ed è noto nella storia investigativa sulle stragi, perché in dibattimento strage Bertoli, questura di Milano, disse di non avere nessuna conoscenza della vicenda e gli venne prodotto l’atto che dimostrava che lui era stato mandato in Israele per indagare sulla strage commessa da Bertoli”.
Rimanendo in questo ambito l’avvocato di Zorzi ha fatto notare che il verbale della Giacomazzi dell’11 giugno 2020 è stato trasmesso alla Procura solo il 5 novembre 2021, ossia un anno e cinque mesi dopo.
“Il motivo del ritardo nella trasmissione è il fatto che, come le ho detto, ero solo e la quantità di atti. Ovviamente il Pubblico Ministero veniva informato immediatamente dell’esito dei verbali. C’erano degli interscambi sulle attività investigative. Dopodiché la trasmissione degli atti a volte ha ritardato, ma perché ero assolutamente solo. Mi facevo io le fotocopie, dovevo scrivere, dovevo organizzarmi viaggi” ha spiegato il teste.
Infine, l’udienza si è focalizzata sul possibile legame tra Giacomazzi e ambienti neofascisti, con Casali che ha contestato l’assenza di accertamenti su queste relazioni nel corso delle indagini.
Gli accessi di Mori e Pignatelli al carcere femminile di Venezia
Nell’udienza Casali aveva chiesto al teste se siano stati verificati gli accessi degli ufficiali Mori e Angelo Pignatelli (che nel 1974 è capocentro di Verona del Sid, il servizio segreto militare ndr) presso il carcere femminile di Venezia, dove era detenuta nel 1974 la Giacomazzi.
“No – ha riposto – perché come ufficiale di pg conosco la prassi di quegli anni, per cui soprattutto se uno andava accompagnato da un ufficiale dei carabinieri, non avveniva la registrazione, quindi era un accertamento inutile da compiere. Purtroppo la serietà negli accessi alle carceri è qualcosa che è maturata nel tempo”.
“C’è un verbale della Giacomazzi dove la Giacomazzi – ha continuato – aveva il terrore di essere sentita a Brescia nella caserma, che era stato teatro di eventi drammatici. Sentirla in piazza Tebaldo-Brusato era difficile. C’è un caso, forse due o tre, in cui Giacomazzi viene sentita in questa caserma e io, per aiutarla psicologicamente, non l’ho fatta registrare”.
La prossima udienza si terrà il 18 marzo.
08 Febbraio 2025