Il capo dello Stato italiano ha concesso la grazia ad altri due agenti della Cia condannati per il sequestro di Abu Omar. Quindi due sequestratori da oggi sono liberi, senza aver mai espiato un solo giorno di carcere.
Dirà qualcuno che l’avvocato di Abu Omar e della sua famiglia non dovrebbe parlare di questo argomento. Parlando fa il proprio interesse. La grazia è una prerogativa del Capo dello Stato. Questi sono affari di Stato. Già.
Dunque, parlo.
Un capo dello Stato usando la Costituzione fa sì che due persone che hanno ideato e attuato il sequestro di un uomo, vengano sottratti all’arresto e all’esecuzione della pena, pur non essendosi mai “pentiti”, pur non avendo mai espiato un solo giorno di carcere, pur non avendo mai risarcito le vittime di questa offesa alla vita di un uomo e alla carne e al sangue di uno Stato intero.
Dal punto di vista del diritto è impensabile che la grazia venga concessa senza i suoi presupposti naturali.
I graziati di regola arrivano al premio dopo aver espiato in parte la pena durante la quale hanno mostrato di aver compreso la gravità del loro comportamento, anche risarcendo il danno che hanno procurato, indice questo chiaro di una volontà di accettare la responsabilità del proprio comportamento e di rispettare il dolore inflitto alla vittima.
Solo così la grazia diventa un atto democratico, un atto civile di perdono politico, un atto umano ragionevole e giusto che il capo dello Stato concede a sua discrezione, ma non a suo arbitrio.
La grazia in una repubblica non è il privilegio accordato dal più forte al forte, al ricattatore, all’amico o all’alleato, ma l’atto di pace sociale e di amore democratico che viene concesso al disperato, al reo cambiato, all’uomo ritrovato, al “peccatore pentito”.
Così è sempre stato. Così deve essere.
Nel caso di Abu Omar e degli agenti della Cia oggi graziati ma ieri condannati con sentenza definitiva per un immondo sequestro, invece no.
I due agenti sono sempre rimasti latitanti, sono sempre sfuggiti alla giustizia, non hanno mai espiato un solo giorno di pena e non si sono nemmeno sognati di risarcire le vittime.
E nemmeno una parola hanno rivolto a quell’uomo ferito nell’animo e nel corpo. Nemmeno un gesto a quella moglie la cui vita è stata sconvolta per sempre. Nulla. I diritti umani, la civiltà del diritto, le radici nobili della cultura e della tradizione giuridica hanno lasciato il campo all’arbitrio e all’impunità.
Con questa ultima grazia ha vinto il privilegio ed ha perso il senso di giustizia, hanno vinto i sequestratori ed è stato umiliato il sequestrato. Lo stato repubblica è divenuto monarchia, corte viziosa, luogo di arbitrio e parentela tra potenti.
Nel baratto di chissà cosa, nessuno si è preoccupato delle vittime, dettaglio trascurabile in questa periferia della vita del diritto e del diritto alla vita che è diventata l’Italia.
Questa grazia, così irragionevole e sfrontata è disgrazia, rovina, sipario definitivo sulla ragione e sull’onore dello Stato.
Dove siamo finiti?
Cosa siamo diventati se non abbiamo nemmeno vergogna nel fare ciò che mai si è fatto né osato pensare? Concedere la grazia a chi non è in grazia né di Dio né della legge è l’anticamera della morte del diritto.
Chi ci ha avvelenato? Di quale male stiamo morendo?
Abu Omar, l’indifeso indifendibile, da un lato. Capi di stato, agenti americani, consoli e ambasciatori, ufficiali e giuristi spergiuri e a libro paga dall’altro.
Il sequestro di Abu Omar è ormai diventato il sequestro di un intero Paese divenuto afono, un Paese che non sa gridare il proprio sdegno per nessuna cosa che non siano i fantasmi che abitano la sua disperazione.
La giustizia si è dimenticata del diritto, e gli uomini custodi della legge hanno rinnegato la legge.
E’ così che l’impossibile è diventato possibile, l’impunità del sequestratore sbattuta in faccia al sequestrato, è così che l’impensabile è diventato misfatto realizzato e consumato, è così che ciò che non vorremmo mai venisse fatto a noi è stato fatto agli altri, nel silenzio assoluto, perché gli altri non esistono, né quando sono vivi – buoni per essere umiliati e odiati – né quando sono morti o moribondi – buoni solo per essere ignorati o derisi.
Da oggi sarà così: se qualcuno chiederà se si può impunemente sequestrare un uomo in Italia, prima di rispondere, si dovrà chiedere: si tratta forse di Abu Omar? Se non si tratterà di lui, allora si apra il codice penale e la Costituzione e si risponda a gran voce: NO, in nome di Dio e della Legge, NO, non si può togliere la libertà ad un uomo impunemente!
Se invece si tratterà di Abu Omar, di tutti gli Abu Omar che verranno e saranno tanti, allora chiudete il codice penale, buttate la Costituzione e rispondete sottovoce: YES WE CAN.
24 dicembre 2015
* Bauccio & Associati
Studio Legale
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