Marisa Denaro
L’annosa questione del numero delle personalità scortate nel nostro Paese è stata affrontata più volte ed è ritornata agli onori della cronaca in questi giorni a seguito della revoca della protezione di livello 4 assegnata al colonnello Sergio De Caprio, noto come Capitano Ultimo.
In Italia la gestione dell’assegnazione e revoca delle scorte è affidata all’UCIS (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Nazionale) che valuta le situazioni di rischio ai quali sono esposti alcuni soggetti.
L’Ucis è stato istituito con la legge 133/2002 e l’art. 1 e recita :”il Ministro dell’Interno adotta i provvedimenti e impartisce le direttive per la tutela e la protezione delle alte personalità istituzionali nazionali ed estere, nonché delle personalità che per le funzioni esercitate o che esercitano o per altri comprovati motivi, sono soggette a pericoli o minacce, potenziali o attuali, della persona propria o dei propri familiari”.
Per l’espletamento di tale attività si avvale appunto dell’Ucis al quale spetta il compito di assicurare in via esclusiva, l’adozione della misura di protezione e l’eventuale revoca.
A capo dell’Ucis è preposto un prefetto o un dirigente generale di pubblica sicurezza, ovvero un Generale dell’Arma di livello equiparato.
I compiti svolti dall’Ucis sono molteplici: I’ ufficio analisi raccoglie le informazioni e prepara la proposta mentre l’ufficio protezione organizza le risorse e pianifica le scorte.
All’ufficio formazione spetta il compito di preparare il personale ed una sezione organizza i mezzi.
Esistono 4 livelli di protezione:
Livello 1 prevede diverse auto blindate e almeno tre agenti per auto.
Livello 2 prevede due auto blindate e tre agenti per auto.
Livello 3 prevede 1 auto blindata e tre agenti.
Livello 4 prevede una tutela personale con un’auto non blindata e 1 o 2 agenti di scorta.
Il quarto era il livello di protezione assegnato al Capitano Ultimo.
Attualmente, nel nostro Paese, sono sottoposti a misura di protezione circa 560 personalità, molti magistrati, politici ed ex ministri ed alcuni giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata.
Tra le personalità sottoposte a protezione figurano: Maurizio Gasparri, Gianfranco Rotondi, Massimo D’Alema, Maria Elena Boschi alla quale è stato abbassato il livello di protezione al quarto, Piero Fassino, Maurizio Lupi, l’ex Ministro Frattini, Giuliano Amato, Bersani, oltre alle massime cariche dello Stato ed anche i massimi dirigenti della CGIL, CISL e UIL.
In passato l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini, aveva a disposizione 120 uomini di cui 30 visibili e gli altri utilizzabili in caso di interventi straordinari.
L’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi utilizzava dai 90 ai 120 uomini per la sua sicurezza mentre, a tutela del Presidente emerito Giorgio Napolitano sono impegnati 45 addetti
Tra i giornalisti sottoposti ai vari livelli di protezione figurano : Roberto Saviano, Federica Angeli, Paolo Borrometi, Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti, Michele Albanese, Bruno Vespa, Mario Calabresi, Maurizio Molinari e Maurizio Costanzo che ha subito un attentato da parte di cosa nostra in via Fauro a Roma il 14 maggio 1993.
Gli agenti predisposti alla loro protezione sono circa 4000 per non contare del numero di auto impiegate a seconda del livello di protezione.
La stima di spesa, forse al ribasso, calcolata nel 2012 è di 250 milioni di euro all’anno.
È evidente che i costi come gli uomini e mezzi, debbano essere ridotti, ma rispetto ad altri soggetti per i quali non si riesce a comprendere le.motivazioni per le quali siano sottoposti a tutela, per il Colonnello Sergio De Caprio la misura di protezione appare evidente per molto cittadini, perché il suo rischio personale non è archiviato con la morte di Riina, la mafia non dimentica e chi ha effettivamente minacciato di morte Ultimo è stato Leoluca Bagarella cognato del capo dei capi, al 41 bis pedina ancora rilevante nella scacchiera del clan dei Corleonesi.
Il problema dei costi delle scorte non si risolve revocandola ad Ultimo, ma togliendola ai numerosi ex ministri o ex sottosegretari.
La revoca parrebbe quindi, più una presa di posizione, o l’ennesima punizione, nei confronti dell’ufficiale dell’Arma piuttosto che un effettivo taglio dei costi che andrebbero invece applicati ad altri soggetti.