La partita di potenza planetaria in corso si sta lentamente dipanando mostrando via via anche i suoi lati più nascosti. La spinta Usa sugli alleati occidentali e sulla debole Europa a sanzionare anche chi non condanna a parole e fatti la Russia di Putin. Insomma, la Cina e quel mezzo mondo che avendo subito il colonialismo bianco, proprio non si fida di noi.
Sanzioni a comando di dollaro
Ieri, a Bruxelles, la vice Segretaria di Stato, Wendy Sherman, ha “convinto” (usiamo un pietoso eufemismo) gli alleati che è ora di dire “basta” ai cinesi. O si adeguano, come gli altri, imponendo sanzioni alla Russia, o “la pagheranno cara”, è il tono decisamente poco diplomatico della ‘sollecitazione’. Xi Jinping intanto, mentre gli americani fanno i duri, ha pensato la sua “mossa del cavallo” per dare scacco. Approfittando della fase di “turbolenza diplomatica” Usa, col Presidente Biden in palesi difficoltà relazionali con alleati e avversari, il leader cinese ha lanciato una sorta di manifesto politico.
Global security initiative
L’ha chiamato “Global security initiative” e dal titolo già si può intuire l’obiettivo del suo progetto. Intanto di Xi, non a caso, ha scelto un palcoscenico particolare per annunciare, sinteticamente, le caratteristiche del nuovo modello cinese di “foreign policy”: la conferenza di apertura del Forum annuale di Boao (Hainan) sullo sviluppo sostenibile dell’Asia. La proposta che parte da Pechino, in sintesi, vuole rilanciare la globalizzazione attraverso un sistema di garanzie di sicurezza collettiva, basate su un approccio cooperativo. Xi non fa esplicitamente dei nomi, ma le allusioni lasciano capire i bersagli della sua analisi, cioè gli Stati Uniti, in prima battuta, e a seguire l’Europa.
Nuova guerra fredda
Il leader cinese, durante il suo discorso tenuto in videoconferenza, ha fatto più volte riferimento al pericolo di una nuova “Guerra fredda”, che dividerebbe il pianeta in blocchi, frenandone lo sviluppo. Xi, più che rifarsi a Marx, è ricorso alla vecchia saggezza di Confucio e agli antichi testi del “Guanz”. “La stabilità porta prosperità – ha detto – mentre l’instabilità lo porta alla povertà. L’egemonismo e la politica di potenza, poi, mettono solo in pericolo la pace nel mondo. Per questo bisogna opporsi all’unilateralismo e al confronto di blocco”.
Global Times-Quotidiano del popolo
Secondo il “Global Times”, versione internazionale del “Quotidiano del Popolo”di Pechino, il programma di Xi “si oppone al perseguimento della propria sicurezza a scapito della sicurezza degli altri”. Inoltre, “non accetta l’uso sfrenato di sanzioni unilaterali e giurisdizionali a braccio lungo, rifiuta i doppi standard e rimane impegnata a risolvere pacificamente le divergenze”.
I nuovi ‘Non allineati’
Naturalmente, l’intervento del Presidente cinese è stato messo in relazione alla difficile situazione internazionale, dominata dalla crisi ucraina. Dai commenti della stampa di Pechino, sembra di capire che l’appello di Xi, concretamente, sia stato indirizzato perlopiù verso i Paesi asiatici e, in seconda battuta, verso tutti quegli Stati che una volta venivano definiti “non allineati”.
Rischio carestia pandemica
Insomma, c’è la sensazione che Pechino preoccupandosi di resuscitare la globalizzazione e la libertà degli scambi, tenda anche a una strategia che, con un rapido incremento della produzione possa calmierare i prezzi a livello internazionale. Xi ne ha fatto cenno nel suo discorso, quando parlando della guerra in Ucraina, ha detto che l’effetto domino degli sconvolgimenti si sta estendendo velocemente al Terzo mondo. E che se non si corre ai ripari al più presto, avremo una sorta di carestia pandemica.
Confusione di ruoli
Ma i cinesi, di questi tempi, guardano con sempre maggiore diffidenza verso Occidente. Il “Global Times” bacchetta l’Amministrazione Biden e dice che mentre Xi preparava il suo manifesto “pacificatore”, a Bruxelles, come abbiamo visto, la vice Segretaria di Stato Usa, Wendy Sherman, “raccomandava” Pechino a mezz’Europa.
22 Aprile 2022
* giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale