Jamil El Sadi

Le parole del fratello del giudice su “Altro” podcast
“Sono convinto che mio fratello era riuscito a scoprire qualcosa sulla strage di Capaci, qualcosa ha scritto sull’agenda rossa. Per questo doveva assolutamente sparire. Non sarebbe bastato uccidere Paolo, doveva sparire anche quell’agenda rossa”. A parlare è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e fondatore del Movimento delle Agende Rosse, in una lunga intervista ai microfoni di “Altro” podcast. Dai tempi dell’infanzia trascorsa nei vicoli della Kalsa (Palermo) al trasferimento al Nord, dai ricordi in famiglia al terribile 19 luglio 1992. E poi ancora i processi sulla morte di Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, i depistaggi passati e presenti sulle mancate verità e le battaglie portate avanti con il suo Movimento. Di questo e tanto altro ha parlato Salvatore Borsellino. Un format inedito, in cui le domande restano voce narrante dietro l’obiettivo della camera. Questo è il 14° episodio. Prima di Salvatore Borsellino, sono stati ospiti del podcast anche Luigi de Magistris, Fabio Repici, Michele Riccio, Luigi Li Gotti e tanti altri.
“Non era nell’interesse della mafia in quel momento fare la strage di Via d’Amelio – dice Salvatore -, eppure viene fatta, come disse Riina, perché qualcuno glielo aveva chiesto. Non è stata la mafia che ha accelerato l’esecuzione di quella strage. C’è qualcos’altro”. Una verità che si cela “nelle parole che Paolo pronuncia il 25 di giugno ’92 alla biblioteca comunale di Palermo dove, parlando della strage di Capaci, dice di essere un testimone che aspetta di essere chiamato dall’autorità giudiziaria per testimoniare davanti a loro”. Probabilmente, continua Salvatore, “aveva saputo che qualcuno dei suoi amici di gioventù avesse partecipato alla strage di Capaci”. “Molte di quelle persone che poi hanno preso una cattiva strada, come Ciavardini o Concutelli, erano stati i suoi compagni di partito, anche se appartenenti a due destre diverse”.
Salvatore ha fatto molto in questi anni per trovare la verità sull’uccisione del fratello. A distanza di 33 anni dalla strage, però, “ormai ho perso la speranza di scoprire, in questo pezzo di vita che mi rimane, chi nelle istituzioni volle la morte di mio fratello”. Restano i giovani. “La mia speranza sono loro”. Un sogno, una scintilla che lo unisce a suo fratello Paolo: “Anche lui nutriva questa stessa speranza”.
24 Agosto 2025


25 Ago 2025
Posted by Iskra
