Se adesso, in questo stesso istante, rinunciassimo ai combustibili fossili e bloccassimo ogni ulteriore emissione di andride carbonica, entro fine secolo il pianeta sarebbe comunque più caldo di 1,3-1,5 gradi.|Scientific Visualization Studio/Goddard Space Flight Center
Due ricerche sostengono che gli obiettivi della COP21 non sono più raggiungibili.
Luigi Bignami
Il riscaldamento dell’atmosfera di due gradi centigradi in più rispetto al periodo pre-industriale è visto come il punto di svolta: il limite che non si dovrebbe superare per evitare conseguenze irreversibili sul clima del pianeta. Forse però è già troppo tardi: forse non riusciremo a limitare l’aumento di temperatura e, forse, supereremo i 2 °C.
Secondo una ricerca dell’università di Washington, stando le cose come stanno abbiamo solamente il 5 per cento di probabilità di riuscire a contenere l’aumento di temperatura media entro i 2 °C entro la fine del secolo, e solamente dell’1% di tenerla entro 1,5 °C – che era il limite auspicato durante i lavori della COP21, la conferenza sul clima del 2015.
«La nostra analisi mostra che per raggiungere l’obiettivo dei due gradi è necessario un impegno collettivo e duraturo su tutti i fronti per i prossimi 80 anni, senza demordere mai», ha spiegato Adrian Raftey, esperto di statistica e sociologia.
I 3 elementi. Stando allo studio – pubblicato su Nature Climate Change – la probabilità che, entro fine secolo, l’aumento della temperatura media sia compreso tra 2 e 4,9 °C è del 90%.
«Il metodo applicato per il nostro studio non si discosta di molto da altri, ma le nostre conclusioni mostrano che “il migliore risultato”, ossia quello di contenere l’aumento sotto i 2 gradi, è praticamente impossibile», sottolinea il ricercatore: «l’IPCC aveva delineato quattro possibili scenari, elaborati in base alle stime di emissione di anidride carbonica dalle attività umane. Gli scenari, però, non sono valutati in termini di probabilità, e questo non ci permette di fare ipotesi.»
Il lavoro di Raftey si basa su tre dati fondamentali: popolazione mondiale, prodotto interno lordo (pro capite) e quantità di anidride carbonica prodotta per ogni dollaro di attività economica, nota come carbon intensity.
Utilizzando proiezioni statistiche per ciascuno di tali elementi, per i prossimi 50 anni, lo studio giunge alla conclusione che entro il 2100 l’aumento della temperatura media del pianeta sarà di 3,2 °C rispetto al periodo pre-industriale, con una probabilità del 90 per cento che la finestra sia compresa tra 2 e 4,9 °C.
Carbon intensity. Dallo studio risulta che non sarà l’aumento della popolazione mondiale l’elemento fondamentale, perché crescerà soprattutto in Africa, dove l’uso dei combustibili fossili è contenuto, bensì le emissioni per dollaro, la carbon intensity, che pur essendo diminuita negli ultimi anni non è scesa al punto tale da rallentare in modo significativo il bilancio di anidride carbonica emessa, ed è proprio questo a rendere irraggiungibile il primo obiettivo, ossia quello “auspicabile” di 1,5 °C.
A conferma di queste conclusioni, un secondo studio (condotto da Robert Pincus, University of Colorado) porta più o meno agli stessi risultati: in questo caso, le proiezioni dei ricercatori mostrano che se tutte le emissioni fossero bloccate entro la fine di quest’anno, il 2017, che vuol dire la rinuncia totale e immediata ai combustibili fossili, entro fine secolo la temperatura media aumenterebbe “solo” di 1,3 °C. Uno scenario ovviamente irrealizzabile.