La roadmap per la difesa dalla Commissione Ue versione baltica, alla vigilia del vertice dei capi di stato europei a Bruxelles. Nel piano bellico firmato dalla presidente, gli obiettivi prefissati mostrano come l’esecutivo Ue prospetta una spesa record per il riarmo. Con due precisazioni importanti: 1, leadership europea nel riarmo; 2, comunque Nato dipendenti. E non sai bene cosa sia peggio.
Difesa comune ‘a tutti i costi’
La difesa comune versione Von der Leyen diventa il pilastro della politica estera comune, che però non c’è perché resta nelle mani degli stati membri. L’Ue ha già aumentato i suoi investimenti, passati da 218 a 392 miliardi negli ultimi quattro anni. Un importo quasi raddoppiato, a scapito di altri capitoli considerati meno prioritari. La cifra è già importante, ma non basta alle ambizioni di Bruxelles, denuncia sul Manifesto Andrea Valdambrini. Il commissario alla Difesa, il lituano Kubilius prevede fondi per quasi settemila miliardi entro il 2035. Magari rubandoli ai fondi non spesi del Pnrr, per un valore di 300 miliardi di euro. «Europa in forza militare», per la responsabile della politica estera Kaja Kallas, Estone. la roadmap lo fa partendo dai mattoni che vengono chiamate «coalizioni di capacità».
Droni a colazione
Quattro le iniziative chiave: la difesa con i droni, l’osservatorio sul fianco orientale, lo scudo aereo e quello spaziale. Bel oltre la proposta iniziale del «muro di droni». E già si inventano le parole col trucco: e ‘riarmo ‘ diventa ‘preservare la pace’. Ma nei giorni scorsi la Commissione ha dovuto abbassare le sue preteste dirigiste nella difesa, dopo le proteste di molte capitali. L’agenzia europea della difesa, gestita dagli stati membri, avrà un ruolo centrale nel facilitare le coalizioni tra paesi. Alla Commissione solo le politiche di finanziamento. Mazzata finale, entro il fatidico 2030, gli acquisti tra stati europei dovrebbero arrivare almeno al 40% del totale, raddoppiando l’attuale 20%. E almeno il 55% degli investimenti dovrà andare ad industrie europee, con l’intento di favorire la crescita di un settore industriale su cui molti paesi Ue, a partire dalla Germania, guardano con golosità.
Ma gli Stati Uniti e Trump?
Nuovi armamenti quasi solo europei, e gli Stati Unti che ci fanno armare l’Ucraina con loro armi a spese nostre? ‘Nessun intento di sostituire il ruolo dell’Alleanza Atlantica’, prova s blandire Kaja Kallas, ma è bla bla di scarso effetto su Trump. Mentre Valdambrini rileva e denuncia «Un futuro già scritto. Il riarmo non è più semplice «deriva» militarista, ma scelta politica lucidamente brutale, e pericolosa, sulle spalle dei popoli europei»
Riarmo strutturale e pianificato
Siamo di fronte – ce lo dicono i dati, oltre che gli annunci – a un riarmo strutturale, pianificato e non solo a una congiuntura passeggera contraddistinta da aumenti della spesa militare, denuncia Francesco Vignarca, della Rete Italiana Pace e Disarmo. Ancora Kubilius, Commissario alla Difesa: «Noi europei investiremo entro il 2035 circa 6.800 miliardi di euro nel comparto militare, con il 50% che confluirà nell’acquisto di armamenti: un vero big bang finanziario». E ha chiarito che il 90% del peso ricadrà sui bilanci degli Stati membri «per avvantaggiare gli interessi armati». Ma l’aumento degli investimenti militari non porterà sicurezza, ma più instabilità e crisi. Riarmo europeo è costruito con debito pubblico e vincoli di spesa pluriennali, che passeranno come un cappio ai prossimi governi e alle prossime generazioni.
Più armi e meno ospedali e scuole
Il debito non frena i budget militari, ma nei Paesi europei si taglia tutto il resto. La Germania cerca 10mila nuovi soldati. La Polonia in testa con consenso bipartisan, la Grecia prepara lo «Scudo d’Achille». Ma i conti di Casa? Poche notizia del governo, e difficili anche da trovare. Ma Michele Gambirasi, Beatrice Sofia Urso sono caparbi. «Saranno 139 i miliardi investiti in sistemi d’arma nei prossimi quindici anni in Italia. Lo ha messo nero su bianco alcuni giorni fa il Documento programmatico della difesa, trasmesso alle Camere con il consueto ritardo. Un trend, quello dell’aumento del budget militare, che viene da lontano e che negli ultimi anni ha subito un’impennata». Il problema è che le spese militari «godono di un’aura di sacralità che le rende intoccabili per qualsiasi governo europeo». Alcuni esempi da non imitare.
- Francia. A fronte di un debito pubblico di 3400 miliardi (il 115% del Pil), il budget per la Difesa è destinato ad aumentare. Saranno aggiunti altri 3,5 miliardi, con Macron che vuole raddoppiare la spesa per difesa dai 32 miliardi del suo insediamento.
- Germania. Merz le spara sempre grosse, e vuole destinare alla difesa il 3,5% del Pil entro il 2029. 83 miliardi di euro in questo settore, e 10mila nuovi militari per la Bundeswehr. Annunciati tagli in tutti gli altri settori: sanità, istruzione e welfare su tutto.
- Polonia. Varsavia insegue tra le due paure storiche dell’Orso russo e della dell’elmo chiodato prussiano. Spesa militare che già sfiora il 5% del proprio Pil. La cifra totale, nei prossimi 10 anni, raggiungerà i 1,9 trilioni di zloty: 450miliardi di euro, tra le più alte in Europa. La vicinanza con l’Ucraina ha un ruolo decisivo.
- Grecia. Invocando Achille, il governo di Atene esagera senza avere un Omero a raccontarcela. Già spende il 3,1% del Pil in Difesa. Pronti a crescere e 25 miliardi in 10 anni. A giustificarlo, prima della guerra in Ucraina e le pressioni Usa, «la minaccia esistenziale» della Turchia». Modernizzazione e la portare alla creazione di un sistema di difesa dal sapore israeliano, ribattezzato «Scudo di Achille».
17 Ottobre 2025


18 Ott 2025
Posted by Iskra

