Gli interventi di Pettinari, Palermo, Montinaro e Mormile alla trasmissione ‘A Viso Scoperto’
Uccidere, organizzare stragi, prendere il controllo dei clan mafiosi; tutto lecito poiché giustificato dalla onnipresente ‘ragion di Stato’.
I servizi segreti italiani avranno questi poteri se il Ddl Sicurezza venisse approvato al Senato.
Ma cosa potrebbe accadere nel nostro paese con questi nuovi 007?
Ci sono pericoli per la tenuta democratica?
Sono domande a cui hanno cercato di rispondere il caporedattore di ANTIMAFIADuemila Aaron Pettinari, l’ex magistrato Carlo Palermo, Stefano Mormile (fratello dell’educatore carcerario assassinato Umberto Mormile) e Brizio Montinaro, fratello di Antonio Montinaro, il poliziotto assegnato alla scorta di Giovanni Falcone.
Ospiti nella trasmissione ‘A Viso Scoperto‘ condotta da Matteo Demicheli – andata in onda su ‘Radio Roma‘ – hanno ricostruito un pezzo della storia d’Italia ancora non del tutto spiegato.
Il dibattito si è concentrato soprattutto sul rischio di abuso di potere derivante dalla possibilità, prevista nel DDL, di autorizzare colloqui tra servizi segreti e detenuti per finalità di prevenzione del terrorismo.
“Di fatto viene legalizzato ciò che da tempo viene fatto e che, nel corso della storia, è sempre stato attuato: da Portella della Ginestra in poi, operazioni di questo tipo sono state effettivamente compiute dai vari esponenti dei servizi di sicurezza, segnando la storia del nostro Paese” ha detto Pettinari aggiungendo che “molteplici procedimenti giudiziari, con sentenze definitive, hanno accertato il coinvolgimento di apparati dello Stato e dei servizi segreti, in alcuni casi anche in attività di pianificazione o esecuzione di depistaggi. Vi è stata quindi una partecipazione effettiva anche alle stragi, evidenziando come i servizi di intelligence fossero a conoscenza di questi progetti. Penso a Piazza Fontana, Piazza della Loggia, la stazione di Bologna, tutte stragi che rientrano in questa categoria“.
“Queste attività – ha aggiunto – non erano scriminate; oggi, invece, viene introdotta una scriminante, e quindi l’autorità giudiziaria eventualmente non potrebbe intervenire. Non potremmo sapere nulla: si creerebbe una copertura che questo governo, forse, vuole estendere a molte altre questioni, una sorta di ombrello protettivo su vari aspetti. Promuovere questo tipo di attività è, oggettivamente, un problema“.
Parole che sono state confermate anche dell’ex magistrato di Trento Carlo Palermo: “Io vorrei far presente che quello che è scritto nell’articolo 31 di quest’ultimo decreto, di fatto, è sempre stato fatto. Sempre fatto in modo illegale, ma sempre fatto e tollerato dai magistrati. Tanto che io, quando scrissi il mio primo libro, ‘L’attentato’, appena uscito dalla magistratura, parlai del “codice delle regole”. Perché? Perché esistevano, non il ‘Protocollo Farfalla’, ma delle prassi cui gli stessi magistrati si autosottoponevano. Per citare un esempio: quando Giovanni Falcone si ritrovò in Svizzera e, con Carla Del Ponte, interrogò un imputato, il quale, alla fine dell’interrogatorio, ammise – una volta chiuso il verbale – delle circostanze riguardanti il fatto che era riuscito a sfuggire a un mandato di cattura perché era stato informato da un ufficiale dei nostri servizi. Questo non venne messo a verbale, ma avrebbe dovuto esserlo, perché il codice impone di scrivere esattamente tutto ciò che avviene dinanzi a sé. Il “codice delle regole” è qualcosa che si affianca alle regole processuali, consentendo di avere colloqui informali o acquisire informazioni da soggetti preferenziali, che possono essere rappresentanti della polizia giudiziaria, dei servizi o delle pubbliche amministrazioni. Tuttavia, di fatto, questo meccanismo inquina – o almeno può essere potenzialmente utilizzato per inquinare – la raccolta delle prove“.
Montinaro e Mormile: 007 nelle carceri? Colloqui segreti con i boss, un sistema fuori controllo
Questi colloqui abusivi, ha spiegato Stefano Mormile, sono costati “la vita a mio fratello Umberto Mormile, che fu ucciso proprio per questa ragione. Assisteva a questi incontri, che venivano consumati nella clandestinità all’interno del carcere di Opera (a Milano ndr), nonostante la legge lo vieti tassativamente: non si può entrare in un carcere e parlare con detenuti, a maggior ragione se questi rappresentano il gotha della criminalità organizzata, senza una preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria. È tassativamente vietato.
Invece, gli 007 entravano e facevano colloqui riservati con i boss, nel caso di specie con un boss della ‘Ndrangheta milanese, riconosciuto ormai a furor di popolo: Domenico Papalia“.
I Papalia, ha spiegato Pettinari, è “quella famiglia di ‘Ndrangheta che controllava la Lombardia più di altri, e che gestiva i rapporti con i servizi di sicurezza“.
Montanaro ha anche citato alla fine il “decreto legge n. 7 del 2015. Questo decreto, infatti, è stato attivato durante il governo Renzi e il nuovo decreto sicurezza non farebbe altro che confermare quanto già espresso nel decreto del 2015, tra l’altro prorogato, se non sbaglio, fino al dicembre 2024. Ora, al di là dei tecnicismi, è molto chiaro che, attraverso questo decreto legge, si permetterebbe di operare come si è operato di fatto dal dopoguerra ai giorni nostri, dalla strage di Portella della Ginestra fino a tutte le vicende stragiste italiane. Vicende che sono tantissime e che, credo, rappresentino un unicum nel panorama internazionale, e anche all’interno dell’Europa“.
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17 Febbraio 2025