Nella foto, quattro delle vittime di Cesare Battisti: da sinistra, Pierluigi Torreggiani e Lino Sabbadin (uccisi il 16 febbraio 1979), Antonio Santoro (ucciso il 6 giugno 1978) e Andrea Campagna (19 aprile 1978)
di Giovanni Fasanella
La storia di Adriano Sabbadin, figlio di Lino, ucciso da Cesare Battisti il 16 febbraio 1979, è tratta da “I silenzi degli Innocenti”, il libro che per la prima volta ha dato la parola aille vittime del terrorismo e ai loro familiari. Scritto da Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, è stato pubblicato dalla Bur-Rcs nel 2006.
(Continua dalla settima puntata)
Ormai ho quarantaquattro anni (nota di Fasaleaks, testimonianza raccolta nel 2006), non sono più quel ragazzo che aveva paura. Ho dedicato tutta la vita alla mia famiglia. Ho speso tutte le mie energie. per la famiglia.
Penso che, se avessi avuto mio padre, tanti avvenimenti dolorosi della mia vita non sarebbero accaduti. Forse avrei avuto una famiglia mia, avrei avuto una vita tutta mia. Invece ho dovuto sempre fare i conti con questo dramma, con il vuoto dentro, l’assenza, la resposnabilità, la fatica del vivere quotidiano.
Ho inciampato diverse volte, tanti errori. Se ci fosse stato mio padre non avrei sbagliato. Iniziare a gestire un’attività a diciassette anni, credetemi, non è facile. La mia vita e quella della mia famiglia è stata davvero difficile. Tre anni fa ho avuto anche un tumore…
Oggi, per fortuna, posso respirare un po’. Ho ampliato l’attività, le mie sorelle sono sistemate, ho dovuto fare loro da padre e lo faccio ancora.
Mi ha aiutato molto essere in contatto con l’Associazione dei parenti delle vittime, perché ho potuto confrontarmi con altre persone che hanno avuto esperienze simili alle mie. Purtroppo mio padre non è l’unica vittima dei Pac: Antonio Santoro, Andrea Campagna, Pierluigi Torregiani sono tutte vittime innocenti della loro follia omicida. Con i loro figli e parenti ho instaurato un rapporto amichevole, li sento spesso.
Alberto Torregiani e Maurizio Campagna sono milanesi, Alessandro Santoro è il figlio di un maresciallo di Udine. La storia di Alberto, finito sulla sedia a rotelle, è quella
che-ancora oggi-mi provoca più dolore. Io sono stato fortunato, cammino con le mie gambe, lui no. Suo padre fu ucciso lo stesso giorno del mio, qualche ora prima. Anche per lui, la vendetta dei Pac. Per lo stesso motivo: aveva sventato una rapina. Lo ammazzarono proprio davanti alla sua gioielleria, a Milano. Purtroppo però, ci fu una tragedia nella tragedia, perché una pallottola colpì anche il figlio, lasciandolo paralizzato da quando aveva solo nove anni.
Abbiamo deciso di trovarci tutti e quattro a tavola, io e i figli Torregiani e Santoro e il fratello di Campagna. Tra noi è nato un legame profondo e sincero.
Battisti è coinvolto in tutte e quattro queste vicende. E’ il mandante dell’omicidio Torregiani. E’ coinvolto nell’assassinio di Campagna, un poliziotto milanese. E in quello di Santoro, direttore delle guardie carcerarie di Udine. Penso che dobbiamo conoscere un passo della sentenza della Corte d’Assise di Milano, che lo ha condannato insieme ai suoi compagni.
Ecco, ascoltate:
«Il Battisti viene ritenuto colpevole di tutti e quattro gli omicidi oggetto del presente, nonché dei ferimenti Fava, Rossanigo e Nigro; del tentato sequestro della Baggiani, di numerose rapine e di altri reati minori…»
Ma non è mica finita. Continuo a leggere:
«Non si ritiene di poter concedere allo stesso le attenuanti generiche, sia per il numero e la gravità dei reati di cui si è reso responsabile, sia per la sua personalità, così come emerge dagli atti processuali. La decisione manifestata dal Battisti e la freddezza con cui ha compiuto i crimini che gli sono stati imputati è più che evidente… Egli è stato presente nella banda armata sin dall’inizio, ha messo a disposizione dei compagni politici la sua esperienza acquisita nella malavita comune, si è sempre e comunque distinto per la sua determinazione nell’uccidere, non ha esitato neppure per un attimo… Si è reso latitante da lunga data e la sua condotta processuale non può essere quindi valutata a suo favore…»
Avete sentito? Quattro omicidi sulla coscienza, tre ferimenti, un tentativo di sequestro, un numero imprecisato di rapine. E neppure un anno intero di carcere! Noi aspettiamo ancora giustizia. E se proprio non possiamo averla, ci dicano almeno la verità: perché è stato protetto Battisti? E perché, ancora oggi, si continua a proteggerlo? Avere una risposto a questa domanda, è per noi una ragione di vita.
(FINE)