Il carteggio tra una donna per il SI, Eleonora Proni, e una donna per il NO, Paola Patuelli
Lentamente, e non senza difficoltà, sta passando l’idea che è opportuno – aggiungo, necessario – il confronto fra le ragioni del SI e le ragioni del NO. In provincia di Ravenna abbiamo lanciato l’idea mentre stavamo ancora raccogliendo firme. A De Pascale, quando era ancora sindaco in pectore e segretario provinciale Pd, abbiamo proposto di prevedere un confronto fra SI e NO in una serata del festival provinciale Pd. Ha accettato.
La data è stata fissata concordemente per la sera dell’11 settembre, a Ravenna. Il confronto sarà fra Alberto Pagani per il SI e Gianfranco Pasquino per il NO.
A Faenza – dove il Comitato per il NO ha dato da tempo la sua disponibilità al confronto – ci sarà una serata a questo dedicata, il prossimo 1 settembre, con Casadio e un industriale di cui ancora non conosciamo il nome, per il SI, e Pepignani e Maurizio Viroli per il NO. Un recente comunicato stampa ha dato informazioni particolareggiate in merito. Altre serate sono incorso di definizione.
Ora mi soffermo però su un aspetto che mi sta particolarmente a cuore.
Qualche settimana fa ho inviato una lettera aperta con invito al confronto alle sindache e ai sindaci della Romagna che, quasi in massa, hanno sottoscritto l’appello di Manca – presidente di ANCI Emilia Romagna – a schierarsi per il SI.
Ho ricevuto una diretta risposta solo da Eleonora Proni, sindaca di Bagnacavallo, da poco segretaria del Pd provinciale, che mi autorizza a rendere pubblico il nostro carteggio.
Cosa che faccio molto volentieri, anche in considerazione di come con difficoltà – anche tentativi ed approcci sono in corso – il confronto fra le ragioni del SI e del NO sta procedendo. Ma, quando procede, non sempre è nel merito, anche se Renzi pare abbia compreso quanto sia stata sbagliata la personalizzazione – come se fosse “cosa sua”- del referendum.
Ecco la mia risposta a quanto mi ha scritto Eleonora (la sua lettera in risposta alla mia precedente lettera aperta la trovate a seguire).
“Cara Eleonora,
comincio dal tuo inizio, che mi è piaciuto molto, cioè la tua disponibilità a dialogare con noi. Sei l’unica, per ora, che ci ha risposto. Mi piace pensare che anche il nostro comune genere femminile ci sia di aiuto in questo volerci incontrare. Presto valuteremo quindi con il Comitato per il NO di Bagnacavallo – il Comune che governi – come procedere per dare vita ad un pubblico confronto.
Non mi è chiaro, nella tua risposta, l’argomento di una mia “forzatura” nella lettera che ho rivolto alle sindache e ai sindaci.
I sindaci non debbono esprimersi? Certamente possono esprimersi. Ma come? A falange schierata? In quanto sindaci, come sembra accada per chi ha sottoscritto l’appello di Manca?
Infatti, erano tutte/i sindaci. Non avrei fatto certamente questa obiezione se avessi trovato firme di sindache e sindaci all’interno di altri appelli per il SI. Misti, per intenderci, come accade in ogni forma di cittadinanza che si attiva per esprimere opinioni. Nel vostro caso, invece, sembra esserci un rafforzamento di quella che considero una anomalia. Questa “riforma” è nata dentro un governo, con l’argomento, a mio avviso infondato, della governabilità veloce. Ma le Costituzioni non nascono per questo.
I sindaci – affermi – sono interessati a un migliore funzionamento delle Istituzioni che producono leggi.
E i sindaci che non hanno firmato, non vogliono il funzionamento delle Istituzioni? Mi sembra un procedere un po’ schematico.
Le Regioni – dici – non sono state all’altezza. Ti chiedo. In quanto Regioni? O chi ha abitato assemblee e governi regionali non sono stati all’altezza? E’ una bella differenza.
Riporto un passo particolarmente importante della tua risposta. ‘Ragionamento, confronto collettivo e decisione. Queste sono le fondamenta di una laicità progressista e democratica. Pensare che le istituzioni progettate in un preciso (e particolarissimo) momento della nostra storia siano da conservare ad ogni costo (per quanto tempo?) perché rappresentano il punto più alto della elaborazione della società italiana è una tesi che non mi convince del tutto‘.
Neppure io sono convinta che la Costituzione sia intangibile. I problema – di questo si tratta – è come e perché la si “tocca”. Quello che mi preoccupa è proprio la semplificazione delle nostre diverse posizioni, tentazioni che trovo a volte trasversali ai vari “schieramenti”.
Di nuovo, dici. ‘Mi sono interrogata a lungo e sono sinceramente convinta che in questo caso i pro siano molti più dei contro‘.
I pro e i contro? Visto che su questo abbiamo pareri – per ora – opposti, vale veramente la pena incontraci e parlarne.
Fai riferimento, poi, alla richiesta ultimativa di Napolitano, alla quale Renzi ha detto SI.Fino a quando è stato Presidente della Repubblica, mi sono imposta di rivolgere a Napolitano critiche soft, per il rispetto dovuto alla più alta carica della Repubblica. Ora posso dire con maggiore nettezza che giudico negativamente l’interventismo di Napolitano e/o i suoi “atti mancati”. Giorgio Napolitano – convinzione personale – non sarà ricordato dagli storici come un buon presidente della Repubblica.
Tanta è quindi la materia su cui confrontarci. Non dubito che sarà possibile farlo – con te – in modo intelligente e nel reciproco rispetto. Perché, dopo il referendum, questa Repubblica dovrà pur procedere, trovando un equilibrio di civiltà politica ad oggi assai carente.
La tua storia e la tua cultura – questa non guasta mai, e ne trovo in genere molto poca in chi occupa le Istituzioni – sono una garanzia.
Ricambio la stima. A presto.
Paola”
La riposta di Eleonora Proni, sindaca di Bagnacavallo, alla mia lettera aperta alle sindache e ai sindaci della Romagna
“Cara Paola,
inizio dalla fine e cioè esprimendoti la mia disponibilità a prendere parte agli incontri che riterrete di organizzare.
Ti confesso tuttavia che mi pare che il tono della lettera contenga una forzatura non utile al confronto su una questione così delicata. Credo sia utile lo sforzo di cercare di comprendere le ragioni di chi sostiene questa riforma, senza preconcetti, e di soppesare con maggiore attenzione e rispetto la buona fede di chi pensa che il tempo di un rinnovamento, non dei principi fondamentali, ma del funzionamento delle istituzioni statali, sia venuto.
Io ho firmato l’appello di Manca perché lo condivido. Condivido soprattutto il fatto che i sindaci abbiano pieno diritto a esprimersi su una questione così cruciale. Dovrebbero farlo solo sull’organizzazione della raccolta dei rifiuti o sulle scelte dell’arredo urbano della propria città? Davvero non capisco quale sia l’obiezione. Certamente non tutti i cittadini che i sindaci rappresentano la pensano allo stesso modo. Dovrebbero parlare solo quando riscontrassero l’unanimità dei residenti? Perdonami ma mi pare veramente una posizione strumentale per impedire di esprimere il proprio pensiero a chi è, lo si voglia o meno, espressione della collettività locale e interprete di un sentire diffuso.
In questo caso i sindaci parlano a nome di donne e uomini che si sono adoperati per avere istituzioni più snelle ed efficienti, delle generazioni di amministratori che si sono battuti per avere una camera espressione delle autonomie locali.
Proprio i sindaci in quanto sindaci sono interessati ad un migliore funzionamento delle istituzioni che producono le leggi, sono interessati ad avere una rappresentanza diretta nell’organismo che quelle leggi produce e cioè il futuro senato delle autonomie e, sempre i sindaci, non sono necessariamente gelosi delle funzioni e delle competenze che sono state loro attribuite negli anni ma sono consapevoli che le regioni non sempre sono state all’altezza dei compiti che la riforma del titolo V aveva loro attribuito.
E’ vero, modernità non significa progresso in ogni caso ma qui il ragionamento è un altro. Le istituzioni e la loro organizzazione sono uno strumento, non hanno nulla di sacro e inamovibile. Essere laici significa per me guardare al mondo come ad una rappresentazione e una costruzione umana non determinata una volta per tutte.
Ragionamento, confronto collettivo e decisione. Queste sono le fondamenta di una laicità progressista e democratica.
Pensare che le istituzioni progettate in un preciso (e particolarissimo) momento della nostra storia siano da conservare ad ogni costo (per quanto tempo?) perché rappresentano il punto più alto della elaborazione della società italiana è una tesi che non mi convince del tutto.
Ho grande rispetto per i padri costituenti ma proprio in ragione di questo rispetto penso che guarderebbero con molto sospetto chi li considerasse come gli artefici ultimi e definitivi dell’assetto dello stato italiano.
Non spendo parole per dire quanto noi tutti siamo insoddisfatti del funzionamento dello stato centrale (ma anche di quanto male siano riuscite a fare le regioni negli ultimi 15 anni!). Credo che lo stato vada modernizzato e reso più efficiente e quella che il parlamento ha approvato, dopo l’iter lunghissimo previsto dalla costituzione stessa, non sarà la migliore delle riforme possibili ma è certamente un buon punto di approdo. Ne colgo le tante approssimazioni (frutto anche del necessario confronto nelle sedi parlamentari che ha imposto modifiche e mediazioni, secondo il metodo democratico) e, se vuoi , anche alcuni aspetti certamente demagogici.
La politica però si deve fare carico di soppesare i pro e i contro di una decisione e di scegliere non per ciò che è perfetto ma che è semplicemente (e laicamente) meglio.
Mi sono interrogata a lungo e sono sinceramente convinta che in questo caso i pro siano molti più dei contro.
Ti prego poi di ricordare il clima nel quale ha preso avvio questo processo riformatore: le elezioni che non abbiamo vinto, l’impasse nella formazione del governo, la crisi internazionale che montava e metteva a rischio gli sforzi durissimi che hanno messo alla corda le classi più povere… Da qui la richiesta ultimativa di Napolitano.
Io credo che non possiamo permetterci che le istituzioni e la politica vacillino in questo modo. Sono proprio i più svantaggiati che non possono permetterselo. Le istituzioni lente e incapaci di decidere sono un male non per chi è “ricco di famiglia” e se la cava comunque ma proprio per chi ha bisogno dell’intervento perequativo ed efficace dello stato e della politica.
Sarebbe utile se tutti noi, ciascuno nella sua posizione, affrontassimo questa vicenda con una prospettiva non ideologica e riconoscendo le ragioni dell’altro.
Ti ringrazio per l’attenzione che mi ha dedicato e per la passione con cui stai portando avanti le tue scelte, sono per me un esempio e una testimonianza preziosi.
Con stima,
Eleonora”
Paola Patuelli – Portavoce del Comitato per il NO della provincia di Ravenna
Mercoledì 24 Agosto 2016