Da sinistra a destra Manuel Alejandro Díaz Pérez, Luis Manuel Díaz Barón, José Guerra Carmenate e Elio Alejandro Govea Aguilar / Foto: Portal Universidad de Pinar del Río
I membri del gruppo dell’Università di Pinar del Río, classificati per la finale del Concorso Universitario di Programmazione, lo hanno dichiarato.
PINAR DEL RÍO.—Pur avendo conquistato il loro dirito a partecipare dopo aver vinto il secondo posto nei Caraibi nelle eliminatorie regionali, al gruppo sUrPRise dell’Università Hermanos Saíz Montes de Oca de Pinar del Río, non resta altro da fare che seguire in Internet la finale del Concorso Internazionale Universitario di Programmazione noto con le sigle ACM-ICPC.
Dopo quattro anni di lavoro nei quali avevano scalato posizioni, il 2017 per loro ha significato la possibilità di competere nell’ultima fase del torneo più prestigioso e antico del suo tipo a livello a mondiale.
Senza dubbio il rifiuto delle autorità degli Stati Uniti di concedere loro il visto d’entrata nella nazione che sarà sede dell’evento quest’anno, li ha lasciati senza la possibilità di dimostrare il loro talento e di rappresentare la loro università, la loro provincia e il loro paese.
«È frustrante», ha confessato Manuel Alejandro Díaz, studente del 5º anno d’Informatica, uno dei tre del gruppo.
«Chi non ha mai partecipato al ACM-ICPC, non ha idea del sacrificio che significa arrivare alla finale. Sono ore e ore di studio, d’investigazione, di attualizzazioni, perchè sorgono in continuazione elementi di nuove conoscenze», ha spiegato.
Considerati come i Giochi Olimpici della programmazione e l’algoritmia, il concorso consiste nel risolvere per cinque ore con l’elaborazione di softwares, la maggior quantità di problemi che si propongono ai gruppi.
Per questo Manuel segnala che ogni membro del sUrPRise si è specializzato in rami specifici della conoscenza, come la geometria computazionale, la teoria dei numeri, il lavoro con catene di testi, le strutture di dati avanzati…) anche se tutti hanno una base comune di matematica e computazione.
L’anno scorso erano restati alle porte della classifica per l’ultima tappa, ma quest’anno erano riusciti a raggiungere la meta dopo le eliminatorie a livello di università, del paese e dell’area dei Caraibi.
Un sogno alimentato in lunghi giorni di preparazione di qualcosa che è stata bloccata e non potranno realizzare, considerando che due dei membri del sUrPRise frequentano il quinto anno di facoltà e il ACM-ICPC è solo per studenti.
«Questa è stata la prima volta che un gruppo della nostra università è riuscito ad inserirsi in una finale mondiale e l’appoggio che ci hanno dato è immenso. A noi alunni del quinto anno sono state convalidate le tesi per darci più tempo, per prepararci al concorso e a quelli del terzo hanno riaggiustato il programma per liberare loro il semestre, per studiare per la gara», ha spiegato Manuel.
«Eravamo molto emozionati ed era il nostro saluto come gruppo dopo quattro anni di preparazione e l’ultima opportunità per farlo. Il fatto che non ci lascino partecipare per questioni politiche è molto deludente», ha assicurato
José Guerra (3º anno delle telecomunicazioni).
«Gli organizzatori ci hanno detto di provare dispiacere per questo ogni volta che abbiamo comunicato con loro. Ci hanno chiesto scusa perché non è normale», ha aggiunto José.
«Questo è un concorso internazionale e le sedi ruotano per tutto il mondo e gli Stati Uniti sono il solo luogo che ha presentato questo tipo di problema.
Anche di fronte a paesi come la Russia, la Cina, il Giappone o gli Stati Uniti, con molta tradizione in queste gare, i membri del gruppo cubano hanno aspirato a un buon risultato.
«Volevamo migliorare la posizione dei Caraibi e superare la quantità di problemi risolti dalle selezioni cubane», ha detto José.
Per un territorio come Pinar del Río, dove l’educazione superiore prima del trionfo della Rivoluzione non aveva mai laureato nessuno, l’aver collocato un gruppo nella finale del un concorso internazionale di programmazione più importante che esiste, è stato già un trionfo».
Elio Alejandro Govea, Manuel Alejandro Díaz, e José Guerra, i tre giovani di Vueltabajo ai quali l’ambasciata nordamericana ha negato la possibilità di competere.
«Indipendentemente dal fatto che non abbiamo potuto partecipare, abbiamo dimostrato a noi stessi che sì possiamo, che siamo stati capaci di giungere a una finale mondiale e stare nella cupola del nostro paese». ( Traduzione GM -Granma Int.)
23 maggio 2017