NÃO BASTA SE INDIGNAR: É PRECISO MUDAR O SISTEMA!
Il PCB (Partito Comunista Brasiliano) saluta, impegnandosi in forma militante, nel vigoroso movimento emerso da una manifestazione a San Paolo contro l’aumento delle tariffe degli autobus urbani.
La stupida violenza della polizia sui manifestanti si è ripetuta a Rio de Janeiro, Porto Alegre, Brasilia, Belo Horizonte e in sempre maggiori città brasiliane, a prescindere dal partito politico del governatore o del sindaco. In difesa delle istituzioni borghesi, vi è la repressione più o meno “democratica”.
Si noti che questa violenza è esattamente la stessa in tutti i paesi capitalistici dove i popoli si sollevano contro i tagli ai diritti e la fascistizzazione dello Stato necessaria per farli rispettare. Le stesse uniformi da gladiatori, le stesse armi cinicamente chiamate “non letali”: proiettili di gomma, gas lacrimogeni e urticanti.
In Brasile, la crescente fascistizzazione dello Stato è legata alla scelta del governo di sfuggire alla crisi del capitalismo con più capitalismo. Serve parecchia repressione per intensificare la privatizzazione del nostro petrolio, dei porti, aeroporti e autostrade, per espellere gli indios dalle loro terre, “flessibilizzare” i diritti, adottare un Codice forestale per l’agro-business, per assecondare e favorire il capitale.
Nel nostro paese, l’esplosione popolare che comincia a mostrarsi è funzione delle illusioni seminate in 10 anni da un governo che si dice “di sinistra”, ma la cui principale preoccupazione è di far avanzare il capitalismo brasiliano.
La fascistizzazione dello Stato si è quindi accentuata affinché il paese possa dare il benvenuto “in pace” al nuovo Papa e ai mega-eventi (Confederations Cup, Coppa del Mondo e Olimpiadi).
È evidente che l’aumento delle tariffe ha rappresentato soltanto una scintilla per un movimento che tende a crescere e che ha radici nel malcontento sistemico. Ha avuto lo stesso effetto catalizzatore degli alberi di Piazza Taksim, in Turchia. Ma alla radice della rabbia vi sono lo smantellamento della sanità e dell’istruzione, la privatizzazione, la brutalità della polizia, la corruzione, l’iniqua distribuzione del reddito, l’inflazione, la precarietà del lavoro, la mancanza di prospettive per la maggior parte dei giovani e soprattutto la sensazione di tradimento del governo e la farsa della democrazia borghese.
C’era un nesso tra i fischi alla Presidente nell’apertura della Confederations Cup e l’apparire della nuova e vigorosa bandiera delle manifestazioni. Essendo il calcio uno sport popolare in Brasile, si fa più evidente la vocazione capitalista del governo, che ha promosso, attraverso un ministro dello Sport che si dice “comunista”, la privatizzazione degli stadi e della stessa squadra nazionale brasiliana (sponsorizzata da una banca e da un’azienda di bevande) e la elitizzazione dell’accesso agli stadi, rendendo il calcio una merce di lusso.
Ma è importante richiamare l’attenzione sulle radici dei problemi che ci fanno indignare e non solo sulle cause. Quanto più capitalismo, tanta più ingiustizia ed esclusione. Il centro della lotta deve essere contro il sistema capitalista e per una società socialista.
17/06/2013
Traduzione per Resistenze.org