Il libro dello storico Marco Cuzzi, presentato a Bergamo, rivela particolari inediti e poco conosciuti della storia d’Italia
BERGAMO — La massoneria, il suo ruolo nella Grande Guerra, l’ascesa di Benito Mussolini. Sono tre dei molti spunti contenuti nel nuovo libro dello storico Mario Cuzzi, presentato l’altra sera a Bergamo.
“Dal Risorgimento al Mondo Nuovo” racconta particolari inediti e poco noti della storia d’Italia. Nell’incontro – organizzato in sala Galmozzi dall’associazione @Italiaracconta di Daniele Gensini e dalla fondazione Mcy (Movimento culturale Yurta) di Carlo Scotti Foglieni, e presentato da Laura Marino – il professore di storia contemporanea dell’Università di Milano ha spiegato quali furono i momenti di fulgore e di disgrazia della massoneria, a cavallo fra i secoli diciannovesimo e ventesimo.
Cuzzi ha indagato i rapporti sottesi agli accadimenti, restituendo dignità storica alla massoneria italiana durante la Prima guerra mondiale e ricostruendo le complesse dinamiche delle obbedienze massoniche nazionali. Periodi a fortune alterne in cui i massoni, all’apice della forza democratica, riusciranno a esprimere molti uomini di governo e parlamentari, e giocheranno un ruolo importante nel susseguirsi degli eventi che porteranno al primo Novecento.
Poi l’analisi di Cuzzi si è concentrata sulla Grande Guerra e i prodromi dell’era fascista. “Siamo nel settembre del 1914 – spiega lo storico -. Ferrari con la sua massoneria comincia a fare delle dichiarazioni chiarissime a favore di un intervento, considerato guerra giusta, contro il Kaiser. Mussolini un mese dopo fa la stessa cosa. Io non ho trovato grosse compenetrazioni fra Mussolini e la massoneria. Ma da quel momento in poi, i massoni finanzieranno tutti i migliori interventisti che c’erano sul mercato. Sarebbero stati stupidi se non avessero finanziato Benito Mussolini che era il migliore oratore in assoluto del fronte interventista. Mentre Marinetti e D’Annunzio facevano degli show, Mussolini era un tribuno”.
Nel 1917, i massoni avevano la speranza che la fine della guerra portasse a un mondo nuovo, fatto di giustizia, libertà sviluppo sociale attraverso le riforme. Ma la ricerca della “pietra filosofale democratica” durò poco.
“I massoni erano preoccupati da quanto accaduto in Russia – continua Cuzzi -. Le rivoluzioni per loro erano terminate nel Settecento. La rivoluzione russa andava bene finché abbatteva il regime dello zar, ma certo non quando cominciava a mettere a rischio gli ordinamenti occidentali, che per i massoni andavano riformati, non abbattuti. Per combattere la rivoluzione russa, dopo la Grande Guerra verranno messi in campo tutti gli strumenti necessari, compreso il fascismo”.
Di qui al passaggio all’autoritarismo il passo è breve. “La Prima Guerra mondiale in sé aveva prodotto una concezione della governance di tipo autoritario. Durante la Grande Guerra non si poteva che plaudire la patria. Ma il mito della patria presto si trasformò in nazionalismo. E il nazionalismo cominciò a infilarsi come una metastasi in tutti i settori della società”.
“Anche la massoneria ne risente – spiega ancora Cuzzi -. E’ più importante affermare il mito della terza Roma, dopo quella dei papi e dei cesari, che guardi oltre l’Adriatico e lo trasformi in un lago italiano. Una sbornia nazionalista che alcuni della massoneria non accetteranno. Ma il processo palingenetico ormai è in atto. E non andrà verso il mondo democratico che i massoni auspicavano”.
Wainer Preda
Ecco l’intero intervento, ricco di rilevazioni inedite, di Marco Cuzzi a Bergamo.
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