L’Ucraina deve essere diventata un posto ben triste, se i suoi messaggi motivazionali sono di questo genere. Il video di propaganda bellica pubblicato in alto non è un fake: l’ha, diciamo, recensito perfino RaiNews, pur oscurandone una parte “per ragioni di opportunità e sensibilità”. Una bella fanciulla incoraggia infatti a sgozzare i russi, mostrando esplicitamente sia l’atto sia il risultato.
I russi hanno risposto con il video qui sotto. Non è un pugno nello stomaco come l’altro. Gli omaccioni in mimetica e col fucile in mano non danno la risposta più scontata, cioè qualcosa tipo la promessa di impiccare con le sue stesse budella la protagonista del video ucraino, l’attrice Adrianna Kurilets. Scelgono piuttosto l’ironia. Dicono che in Ucraina gli uomini devono vergognarsi perché costringono una ragazza a difenderli fingendo di uccidere. Scorre in sovrimpressione sulle immagini la traduzione in inglese.
Il video di propaganda ucraina costituisce qualcosa di totalmente inedito in Europa. La protagonista indossa un abito e un copricapo tradizionali. Ha in mano una una falce tipo personificazione della Morte. Taglia letteralmente la gola ad un russo, con altrettanto letterale spargimento di sangue: non si fa così neanche ad un cane o a un maiale…
L’uomo indossa una maglia a righe che, agli occhi italiani, sembra una replica malriuscita di quelle usate dai gondolieri veneziani. In realtà è la telnyashka, la caratteristica t-shirt indossata dai marinai russi. E’ un prigioniero disarmato e inerme. Giace inginocchiato accanto alla ragazza col la falce.
Alla faccia di qualsiasi Convenzione di Ginevra, lei lo ammazza. Compie l’operazione rimanendo perfettamente impassibile: come se mettesse un timbro su una pratica burocratica. Ha un labbro tumefatto, per suggerire che le hanno appena mollato un poderoso cazzotto. Ma se anche è stato il russo, qualcuno l’ha già reso inoffensivo: la vita della ragazza non era in pericolo, né corrono ulteriore pericolo i suoi connotati. Eppure lei ammazza l’uomo come neanche si fa con un cane o un maiale.
Onde giustificare l’operazione, snocciola con voce piatta i veri o presunti peccati commessi dai russi nei confronti dell’Ucraina fin dai tempi di Adamo ed Eva, o giù di lì. Anche in questo caso scorre sulle immagini la traduzione in inglese.
Il video sdogana l’uccisione di una persona anche quando non ce n’è bisogno per difendersi o per salvarsi la vita. Contemporaneamente presenta un omicidio come un fatto che non turba né l’animo né la coscienza. Equipara appunto lo sgozzamento all’apposizione di un timbro su una pratica burocratica. Anche il russo non si dibatte, non cerca di fuggire, non urla. Si comporta come se fosse un foglio al momento della timbratura. Privato di qualsiasi sentimento anche lui, come la ragazza: che se vedi dipinto sul volto di qualcuno un sentimento, fosse pure la paura, ti si muove l’anima e non lo uccidi, o se lo fai ti porti dietro qualcosa comunemente definito rimorso.
Qui no. La cancellazione delle emozioni dell’assassina e della sua vittima è pari a quella che si coglieva nelle immagini delle esecuzioni dei prigionieri ad opera dell’ISIS.
Foto come questa: ricordate?
All’epoca ci indignavamo, noi europei, noi occidentali. Dicevamo: ma com’è possibile, avranno drogato sia i tagliagole sia i prigionieri. Dicevamo che era semplicemente disumano: o forse, appunto, un video motivazionale con attori.
Ora ce l’abbiamo in mezzo a noi, il disumano. Lo ha portato l’Ucraina, il cavallo di Troia inserito nei tanto sbandierati valori europei. Certo: c’è la guerra. Ma anche se c’è la guerra noi, almeno noi, cerchiamo di restare umani.
GIULIA BURGAZZI
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