APPUNTI SU UN GOLPE MANCATO.
Nel settembre del 1969 il giornalista Camillo Arcuri (che lavorava al quotidiano Il Giorno) entrò in possesso della copia di un rapporto redatto da un ufficiale dei Carabinieri che aveva partecipato a delle “riunioni segrete” svoltesi in un castello in Liguria nella prima metà del 1969, durante le quali si sarebbe discusso di come preparare un colpo di stato. Tali riunioni erano coordinate dal Fronte nazionale di Borghese, e, annota Arcuri, il maggiore dei Carabinieri autore dell’informativa si intratteneva «cordialmente» nel corso di un «brindisi di saluto alla città offerto dal comandante dell’Arma alla vigilia del suo trasferimento in Emilia Romagna», con «visi noti di imprenditori e professionisti, gli stessi citati nel rapporto tra i cospiratori accorsi nel castello al richiamo di Borghese». Il giornalista operò ricerche e verifiche, ed alla fine scrisse un articolo nel quale concludeva: «è certo che riunioni preparatorie (al colpo di stato, n.d.a.) si sono svolte in gran segreto, sotto le insegne del Fronte nazionale in varie località italiane, dal sud fino alla Liguria e alla Lombardia (…) a Genova hanno coinvolto uomini d’ordine di tipo diverso (…)». Il golpe sarebbe stato previsto per luglio-agosto, ma non si era realizzato .
L’articolo di Arcuri però non fu mai pubblicato; e l’allora deputato liberale Alfredo Biondi avrebbe detto al giornalista che il suo quotidiano non avrebbe mai pubblicato un articolo su un simile argomento, dato che il proprietario del Giorno era Eugenio Cefis ed il legale di Cefis era il missino Gastone Nencioni. (Arcuri ha narrato questa vicenda nel suo “Colpo di stato”, Rizzoli 2004).
(…) Eugenio Cefis, già addetto del SIM nella Divisione Val Toce durante la Resistenza (…) in cui militò anche Enrico Mattei (…), che nel dopoguerra si fece strada con Cefis nel settore petrolifero alla guida dell’Eni.
(…) Dopo avere guidato l’ENI Cefis diede la “scalata” alla Montedison, utilizzando i fondi dell’ENI (pubblici) per dare sviluppo ad un ente privato, fatto che non mancò di suscitare polemiche. Fece parte della loggia massonica “coperta” Giustizia e libertà, e di lui si disse anche che fosse il vero fondatore della P2; e sarebbe stato indicato tra i finanziatori del golpe Borghese dal giornalista neofascista (ma anche agente del SID) Guido Giannettini, in un appunto consegnato al capitano del SID Antonio Labruna nel 1973.
Tutto ciò può ampiamente spiegare il motivo per cui l’articolo di Arcuri non vide mai la luce sul Giorno.
(tratto da “La strategia dell’alta tensione. Tralicci e golpe nell’Italia degli anni ’70), scaricabile qui:
http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2018/03/La-strategia-dellalta-tensione-1.pdf