Il Ministro Graziano Del Rio supera se stesso nell’intervista sottostante per quanto attiene la “sua” valutazione di “democrazia”.
Qui non si tratta di essere d’accordo o meno sulle motivazioni dello sciopero di ieri promossa da alcune sigle sindacali ma di come si vuole modificare il concetto di quell’insieme di norme e procedure che dovrebbe risultare da un accordo-compromesso per la risoluzione pacifica dei conflitti tra gli attori sociali e gli altri attori istituzionali.
Si potrebbe sostenere che per il Ministro le minoranze siano come un orpello che impedisce l’applicazione della democrazia e che, pertanto, devono essere “neutralizzate” con leggi ad hoc.
Al Ministro Del Rio (che voleva cambiare la nostra Costituzione sociale con il referendum del 4 dicembre scorso) non è venuto il benchè minimo dubbio che la differenza sostanziale sia, proprio, “la distinzione, all’interno di quello che viene definito come popolo, di una componente di maggioranza e di una di minoranza. E’ che viene considerato democratico quel regime che pur assecondando i desideri della maggioranza considera e rispetta anche le posizioni della minoranza. Insomma, non può esserci gioco democratico, se non c’è una dialettica aperta fra maggioranza e minoranza e se non vengono assicurati i necessari strumenti attraverso cui questa dialettica può esplicitarsi al meglio.”
Il Ministro è iscritto al Partito Democratico o chiederà di modificarlo in demoplutocratico?
MOWA
Del Rio: “Servono nuove regole per gli scioperi nei trasporti. Il Paese non può essere ostaggio di minoranze”
Il ministro: “La legge va cambiata, ma il tema è delicato e deve intervenire il Parlamento” “Va aperta una riflessione su come dare senso alla rappresentanza”.
di TOMMASO CIRIACO
ROMA – Roma paralizzata, mezza Italia in difficoltà. E tutto per uno sciopero di sigle sindacali che, sulla carta, non coprono in molti casi neanche la metà dei lavoratori. «Sa cosa significa? – si arrabbia il ministro dei Trasporti Graziano Delrio – Che è vero, come sosteniamo da mesi, che bisogna intervenire per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane. Questi sono i danni di una situazione inaccettabile».
Uno sciopero non è sempre uno sciopero da rispettare, ministro?
«Il nostro orizzonte deve essere quello di tenere assieme il diritto costituzionale allo sciopero e quello alla mobilità. Vanno coniugati assieme».
Com’è possibile che con un’adesione al 38% un’intera città vada in tilt? Le risultano forzature di qualche tipo?
«Verificheremo se sono stati commessi abusi, intanto prendiamo atto dell’ennesimo sciopero che si svolge, guarda caso, sempre di venerdì… Più in generale, va aperta una riflessione su come dare senso alla rappresentanza. Se una minoranza tiene in ostaggio anche i lavoratori di un’azienda, qualcosa non va».
L’intera materia è molto scivolosa, Delrio. Cosa intende quando parla di dare un senso alla rappresentanza?
«Immagino un filtro. Non è possibile che si proclamino scioperi a prescindere, con rappresentanza del 10% dei lavoratori. In altri Paesi non è consentito».
Pensa alla Germania?
«Lì uno sciopero è talmente importante che prima di indirlo, si interpellano i lavoratori e si vede se la maggioranza è d’accordo».
Mi scusi, ma governate ormai dal 2013, perché non avete provato a mettere mano alle norme? In Parlamento fioccano le proposte di legge.
«Alle Camere ci sono proposte di Sacconi, Damiano, Ichino: una buona base di partenza. Avevamo iniziato un percorso, poi in autunno c’è stata un’interruzione. Credo spetti al Parlamento intervenire. È una materia così delicata che non può essere affrontata con un’iniziativa del governo».
Il tempo della legislatura stringe, non metterete comunque mano per decreto?
«Non ho cambiato idea. Da ministro, ho già dato la massima disponibilità a seguire la discussione, una volta che la le forze politiche decideranno di calendarizzare la discussione. E’ il momento di avviarla».
Nel dettaglio, come immagina di intervenire?
«Bisogna ovviamente garantire il diritto allo sciopero, ma distinguendone tempi e modi. Ad esempio, deve contare se è proclamato da organizzazioni rappresentative o meno».
E se sono sigle poco rappresentative che si fa?
«Magari non è necessario fare un referendum ogni volta, ma almeno si può immaginare di sancire tempi più lunghi di preavviso nel caso in cui lo sciopero venga proclamato da organizzazioni che non rappresentano il 50% dei lavoratori. Nulla di nuovo, è già previsto nel pubblico impiego».
E l’idea di un’adesione individuale da comunicare 24 ore prima, come immagina Sacconi nel suo testo?
«È una cosa su cui si può lavorare».
I confederali – che non sostenevano lo sciopero nei trasporti – mostrano una volta di più di non riuscire a intercettare l’umore dei lavoratori?
«È chiaro che esiste una tendenza generale a non identificarsi più nelle sigle ufficiali, questo accade in molti ambiti. I confederali però hanno ancora una buona presa. Noi abbiamo interesse a non frammentare questa rappresentanza, altrimenti avremo sempre sigle che lanciano uno sciopero al giorno per guadagnare quattro tessere».
Lo sciopero ha lasciato a terra anche molti voli Alitalia, in un momento difficilissimo.
«Si rende conto? Mentre Alitalia offre segnali di ripresa, hanno deciso di scioperare».
Ministro, possibile che non c’è nessuna ragione in questa battaglia dei lavoratori?
«Se la prendono contro privatizzazioni che neanche si capisce bene cosa siano, dove siano… Danneggiano l’azienda, ma danneggiano soprattutto se stessi e i cittadini».
17 giugno 2017