di Paolo Pollichieni
Il compare di mio compare è tuo compare”, così Franco Morelli rassicurava, in una pausa dei lavori nell’aula del consiglio regionale, Mimmo Crea. Era il due febbraio del 2008, le telecamere di “Anno Zero” e il microfono dell’inviato Stefano Bianchi immortalavano la scena. Non ha portato bene, quell’inno al comparaggio, né a Franco Morelli e né a Mimmo Crea: di lì a poco sono finiti in carcere e raggiunti da condanne definitive durissime.
(Al minuto 2:00 lo scambio di battute tra Morelli e Crea)
Dieci anni dopo, nei piani alti della politica regionale, “il compare di mio compare” è ancora dogma e se non accetti che sia anche “tuo compare” scoppia il putiferio. Questo, almeno, traspare dalle dichiarazioni dell’ex direttore di Calabria Verde, Paolo Furgiuele, che proprio al mancato rispetto dei desiderata del compare di Gaetano Pignanelli, capo gabinetto del governatore Mario Oliverio, fa risalire lo scontro feroce che lo contrappose al dipartimento Agricoltura.
Il compare di Pignanelli è un imprenditore che fa soldi tagliando boschi e commerciando legname. Per entrambe le cose servono autorizzazioni da parte della Regione e, dopo la riforma, da parte di Calabria Verde. Autorizzazioni che non solo Furgiuele nega ma che registrano anche una ferma contestazione dei tagli che l’azienda del compare di Pignaneli avrebbe già fatto, allargando la capienza di autorizzazioni avute in precedenza.
Vero? Falso? Secondo chi indaga, Guardia forestale (oggi ramo specialistico dell’Arma dei Carabinieri), Procura di Castrovillari e Procura distrettuale di Catanzaro, qualcosa di vero c’è e per questo ha spedito avvisi di garanzia e sottoposto a perquisizione gli uffici del capo di Gabinetto di Oliverio. E poi c’è la prova di boschi spariti e di depistaggi maldestramente operati, di fondi comunitari per mezzi antincendio persi e di trasferimenti e promozioni dal chiaro marchio politico. Insomma c’è ben più di quanto, originariamente, si era tentato di spacciare attraverso inchieste giornalistiche dei soliti cronisti di Valenza Po.
Accadde e accade, tutto questo, solo per un banale rispetto del vincolo di comparaggio? Siamo solo davanti all’eternarsi del principio secondo il quale “Il compare di mio compare è tuo compare”? C’è da ritenere che non sia solo questo e che, anzi, vi sia ben altro in campo. Ciò che va emergendo, semmai, finisce con l’andare oltre il singolo e pur grave episodio. Quello scontro attorno agli interessi del “compare” del capo di gabinetto del governatore si appalesa come una sorta di peccato originale che negli anni ha minato l’opera di rinnovamento che Mario Oliverio aveva promesso ai suoi elettori. Da lì discendono molte vicende interne alla burocrazia regionale mai compiutamente disvelate. Lo farà l’indagine giudiziaria che registra oggi un ribaltamento del tavolo carico di insidie per l’uomo ombra di Oliverio?
21 novembre 2017