DANILO TOSARELLI – MILANO
Mi sto preparando. Non c’è partita.
Il 25 settembre 2022 vincerà il centrodestra. Ecco perché.
Dalla sua innanzitutto i sondaggi. Troppo frequenti e persino ossessivi.
Da mesi, stanno oggettivamente condizionando gli elettori.
Il faccione della Meloni imperversa ovunque.
Salvini e Berlusconi non hanno problemi nel mobilitare i media.
Bonomi di Confindustria strizza l’occhio e torna in campo Tremonti.
Anche Washington, alla fine, ha concesso la sua benedizione.
Tutto ciò non mi fa piacere, ma la volontà popolare è sovrana.
Molto ci sarebbe da dire sulle manipolazioni di media e social.
Assistiamo ad una campagna elettorale fortemente polarizzata.
Centrodestra, centrosinistra, Conte e Calenda, Renzi.
Le liste minori come Unione Popolare, appaiono raramente.
L’AGCOM non è in grado di garantire la prevista parcondicio.
Troppo facile farla rispettare nelle tribune elettorali. Chi le guarda?
Sono gli infiniti talk show televisivi a fare la differenza.
I politici invitati rappresentano sempre le coalizioni sopracitate.
E le formazioni minori? Hanno forse meno dignità delle altre?
Puo’ l’AGCOM assistere sorda ed impotente?
Tutto ciò è grave ed inaccettabile. È un danno per la democrazia.
Ormai, drammaticamente, va a votare mediamente 1 elettore su 2.
Chissà, molti di loro potrebbero riconoscersi in formazioni minori.
Perché non consentire loro lo spazio dovuto?
La risposta non ve la devo dare io. Va da sé…
Ma i numeri che usciranno da quelle urne saranno vincolanti.
Lo dice la nostra Costituzione. Sono le regole della democrazia.
Se posso dire, una democrazia forse un po’ strapazzata.
Se adesso gli italiani voteranno a destra, un motivo ci deve essere.
Se ciò accadrà, è perché la sinistra ha rinunciato al suo ruolo storico.
E adesso, le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi.
Voglio lanciare una provocazione. Seguitemi.
Paradossalmente, non tutto il male viene per nuocere.
Un Paese serio deve avere un governo politico. Non governi tecnici.
Ma occorre anche un’opposizione che sappia rappresentare i NO.
La destra, se vincerà, non si farà scrupoli nelle sue scelte di campo.
Chi allora vorrà e saprà opporsi con coerenza e determinazione?
Non credo di poter contare su questo PD. Occorre altro.
Da tempo lo sostengo, ma molti ancora non vogliono ammetterlo.
Innanzitutto, il PD non è l’erede del vecchio PCI. È un’altra cosa.
Ha abbracciato il pensiero neoliberale e ha scelto diversamente.
Si è sempre più allontanato dai ceti popolari e dal mondo del lavoro.
Meno difesa dei loro diritti e meno lotta per la giustizia sociale.
La lista delle gravi responsabilità del PD è davvero lunghissima.
Basterebbe citare la Fornero, il jobact, articolo 18 e Rosatellum.
Tutti bravi nel voler difendere la nostra bella Costituzione.
Ma nessuno ti dice, che è già stata sfregiata nel settembre 2020.
Il referendum che ha decretato la riduzione dei parlamentari.
Il PD e tutti i partiti lo sostennero, su proposta del M5stelle.
Nessun vero risparmio, bensì una riduzione della rappresentatività.
Insieme a questa legge elettorale, il potere dell’elettore è infimo.
Il Rosatellum è una creatura del PD. Nasce nel 2017.
Ettore Rosato era deputato del PD. Se ne andrà con Renzi nel 2019.
Ma il PD ha anche gravi responsabilità per il ruolo svolto in CGIL.
La sua componente maggioritaria detta legge.
Anche l’eccellente Landini non è lo stesso conosciuto con la FIOM.
In FIOM vi erano spazi diversi. Oggi quel Landini appare sbiadito.
A conferma di tutto ciò, la candidatura di Susanna Camusso.
È il segno, di un imprimatur del PD ancora esistente sulla CGIL.
5 milioni di iscritti ormai rassegnati a digerire i sassi…
Ma se vincerà la Meloni, la nascita di una opposizione seria è vitale.
Questa necessità diventerà inderogabile.
Con chi costruire le basi, per un possibile riscatto dei ceti popolari?
Servirà mobilitare le coscienze e tornare a riempire le piazze.
Non è pensabile, che oggi i nostri salari siano inferiori a 30 anni fa.
Non è accettabile, che i contratti vengano rinnovati ogni tanto.
Non è concepibile che i nostri salari perdano potere d’acquisto
Urge una nuova scala mobile. Stiamo diventando sempre più poveri.
Io voterò UNIONE POPOLARE con De Magistris.
Una coalizione piccola e appena nata, ma orgogliosa e coerente.
Certo, avrei preferito avere in campo una coalizione più forte.
Unione Popolare, Sinistra Italiana e Verdi, Movimento 5 Stelle.
L’esperienza francese con Melanchon, rimane un miraggio.
De Magistris ci ha provato, ma hanno prevalso altri interessi.
In Italia prevalgono gli egoismi di parte e il calcolo dei posti.
Voterò UNIONE POPOLARE, perché li ci sono le mie radici.
La mia storia politica arriva da lì e non intendo rinnegarla.
Non ho mai creduto che il PD possa rappresentarmi.
Mi piace il programma elettorale di UNIONE POPOLARE.
Me lo sono letto attentamente e apprezzo quelle proposte.
Li ho trovato anche ciò che cercavo.
La richiesta di una nuova scala mobile. Per me essenziale.
I nostri salari devono consentirci di vivere dignitosamente.
Oggi, chi ha la fortuna di lavorare o è in pensione, è sempre più povero.
Provate a cercare tale proposta nel programma degli altri.
Non la troverete. Per me invece fa la differenza.
Ho consapevolezza, che il percorso di UNIONE POPOLARE è in salita.
Si raggiungerà almeno il quorum del 3%? Chissà…
Certamente, la volontà di ricostruire in questo Paese una sinistra.
Una sinistra, che sia degna di rappresentare un popolo che attende.
Non intravedo al momento altra scelta.
E non mi parlate del voto utile, per favore.
Utile per chi?
Non credo neppure che l’astensionismo possa aiutarci…