Si riporta un articolo che parla del futuro coinvolgimento economico degli insegnati italiani per colpa di una cieca scelta filo-occidentale. Una palese discriminazione che penalizzerebbe anni di lotte degli insegnanti italiani per avere uno stipendio vicino ai parametri medi europei e un contratto aggiornato ai nuovi aumenti del costo della vita e, invece, vengono ripagati con ulteriori penalizzazioni. Se il Governo avesse investito più soldi per la scuola pubblica e meno per le armi da inviare in Ucraina, forse, avremmo più senso civico e meno ignoranza.
Domanda: i sindacati lo sapevano e se sapevano perché non hanno detto nulla?
MOWA
Siglato un accordo di prestito tra Italia e Ucraina per il pagamento dei salari degli insegnanti ucraini. Lo ha reso noto il Ministero dell’Economia e delle Finanze in un comunicato stampa diffuso il 5 agosto 2022. Con il primo decreto aiuti, convertito in legge il 15 luglio 2022, è stato previsto uno stanziamento per il sostegno finanziario in favore dell’Ucraina. Nel riquadro di questa norma, il ministro dell’Economia e delle finanze Daniele Franco e il suo omologo ucraino Serhiy Marchenko hanno perfezionato l’accordo di finanziamento.
200 milioni per i salari dei docenti ucraini
L’Italia ha così ufficialmente stanziato la bellezza di 200 milioni di euro per il pagamento dei salari del personale delle scuole ucraine. Nel comunicato si legge che il finanziamento fa parte del programma della Banca Mondiale, orwellianamente denominato PEACE (Public Expenditure for Administrative Capacity Endurance in Ukraine). Il prestito a tassi d’interesse pari a zero sarà gestito da Cassa Depositi e Presiti e sarà oggetto di successiva rendicontazione al Parlamento.
In poche parole, il Governo italiano esercita tagli all’istruzione per finanziare quella di un altro paese? Eh già, perché per il Belpaese la formazione scolastica dei giovani sembra importare ben poco. Negli ultimi anni la spesa per l’istruzione si era attestata al 3,6% del PIL nazionale, ma la situazione è ora in netto peggioramento.
In Italia l’istruzione prosegue a colpi di tagli
Nel 2020 la spesa si è abbassata al 3,5%, nel 2025 toccherà il 3,3% fino alla soglia minima del 3,1% prevista nel 2035. Questa la visione a dir poco austera tracciata nel Documento di Economia e Finanza stilato dal ministero nel 2022. Al contrario, prosegue al rialzo la corsa agli armamenti, con l’Italia che si è detta intenzionata a rispettare la spesa del 2% del PIL per il settore bellico, come previsto dalla NATO.
In Italia i salari sono sempre più bassi
Stando all’ultimo rapporto stilato da Eurydice, rete europea di informazione sull’istruzione, l’Italia è tra gli ultimi nella lista degli stipendi assegnati ai docenti. I salari italiani si collocano tra i 22.000 e i 29.000 euro lordi annui, distanti anni luce dagli oltre 50.000 euro percepiti, ad esempio, in Danimarca, Germania e Svizzera. Un andamento analogo alla situazione salariale complessiva dell’Italia, unico Paese in Europa in cui gli stipendi sono diminuiti (del -2,90%) negli ultimi trent’anni. Un contesto non certo roseo, e che non permette certo di regalare soldi dei contribuenti a paesi esteri.