By Veronica Pavoni
Giappone. Dopo le proteste dei cittadini nel settembre scorso per dire no al nucleare e alla riapertura della centrale di Sendai sull’isola di Kyushu, ora, in vista delle elezioni governative anticipate, anche i geofisici spiegano quanto sia pericolo riattivare le centrali.
‘Alcuni reattori nucleari giapponesi, spenti dopo il terremoto Tohoku del 2011, potrebbero presto essere riavviati. Ma la natura può superare le nuove misure di sicurezza’, questo l’avvertimento del professore dell’Università di Tokyo, Robert J. Geller, e pubblicato su New Scientist. Sono passati quasi quattro anni dal devastante terremoto di Tohoku e dallo tsunami che ha provocato il grave incidente nucleare nella centrale di Fukushima Daiichi, Il 14 dicembre, il Giappone si recherà alle urne per le elezioni governative e la campagna elettorale si sta svolgendo, non a caso, su ‘se riavviare gli impianti nucleari o no’. Prima del disastro, il nucleare forniva circa il 30% dell’elettricità, così, in caso di no al nucleare, quello che la politica giapponese teme è la quasi totale dipendenza del paese su gas e petrolio importato, comportando l’aumento delle emissioni di carbonio e delle bollette di energia elettrica.
Geller, spiega come la discussione non debba essere posta in questi termini, ma su quanto le centrali possano resistere a fenomeni naturali e quanto i cittadini possano convivere con l’idea che non è possibile sapere quanto le centrali possano resistere ai fenomeni stessi. Il Giappone, prima del disastro, aveva 54 reattori attivi. Quattro dei sei reattori di Fukushima Daiichi sono stati danneggiati in modo irreparabile nel 2011. Gli altri due devono essere smantellati. I restanti 48 reattori sono stati spenti dopo il terremoto. Due reattori della centrale Ohi, sul Mar del Giappone costa dell’isola di Honshu, sono stati riavviati nel luglio 2012 durante il governo del Partito Democratico del Giappone (DPJ) , ma in mezzo a battaglie legali, sono stati spenti di nuovo dal settembre 2013. Il caso di Fukushima ha mostrato quanto sia inaffidabile la gestione delle centrali in situazioni di rischio e quanto non siano prevedibili fenomeni naturali come i terremoti. Così, il governo DPJ ha stabilito un nuovo Regolamento dell’Autorità Nucleare (NRA) tre mesi prima di perdere il potere nelle elezioni del dicembre 2012. I controlli della NRA sono in corso, ma si prevede che i reattori della centrale di Sendai sull’isola di Kyushu in Giappone sud-ovest presto riceveranno l’approvazione finale per un riavvio.
‘L’impianto di Sendai si trova di fronte ad alcuni rischi specifici. Il sito si trova a circa 50 chilometri da un grande vulcano attivo, Sakurajima, e ci sono molti altri vulcani attivi su Kyushu. Una grande eruzione porrebbe problemi di sicurezza evidenti per l’impianto, ma uno dei suoi operatori ha detto che avvisi anticipati di una eruzione imminente consentirebbero di prendere le misure del caso. Dubbi su questo punto cruciale sono stati rafforzati dall’eruzione del Monte Ontake su Honshu, senza preavviso, nel mese di settembre: ha ucciso più di 50 scalatori fuori per una passeggiata di fine settimana’. In questi termini il geofisico spiega come la discussione sull’argomento debba iniziare tenendo conto dell’impossibilità di previsioni di terremoti. C’è chi ha aggirato tale questione sostenendo che il problema non sussisterebbe se venissero costruite centrali che possano resistere a un ‘worst-case’, ossia, nella peggiore delle ipotesi. Questo, sostiene il Prof. Geller, può sembrare ragionevole, ma è logicamente imperfetto. Al momento, la definizione di ‘caso peggiore’ è di magnitudo 9.1. I geofisici David Jackson e Yan Kagan della University of California, Los Angeles, stimano che ci si potrà aspettare una magnitudo 10 nella regione di Tohoku per i prossimi 10.000 anni. E c’è una piccola possibilità di uno ancora più grande.
Già nel 2012, il primo ministro Shinzo Abe del Partito Liberal Democratico espresse il suo impegno a riavviare gli impianti nucleari in caso di risultati positivi dai controlli normativi. Dunque, le elezioni della prossima settimana saranno determinanti per il futuro dei cittadini giapponesi.
6 dicembre 2014