Monopolio Google su Internet e ‘Libero Mercato’. Alzi la mano chi effettua una qualsiasi ricerca su internet con un motore diverso da Google. Solo il 7% di chi naviga sul web utilizza Bing o Yahoo. Qualcuno lo chiama ‘colpo di stato’, ma certo è che Google ha un potere mondiale e lo ha fatto con la forza del monopolio. I governi si sono divisi tra sfere d’interesse e difensori della libertà di mercato. Per questi una importante vittoria l’8 ottobre.
Troppo Google, reato di Monopolio
Il 20 agosto un giudice americano aveva messo sotto accusa Google per essere un monopolista nel mercato delle ricerche online. Ora il Dipartimento di Giustizia ha sentenziato che Google dovrà separarsi da Alphabet, la sua casa madre. Alphabet è la quarta azienda più grande al mondo e vale oltre 2.000 miliardi di dollari, pari al Pil dell’Italia. Entro il 20 novembre verrà presentato un piano sulle modalità di scissione che le autorità Antitrust hanno motivato a vantaggio per i consumatori e maggiore competitività nel mercato.
Fine dell’Impero, arrivano i ‘barbari’?
“È come l’impero romano: i barbari del governo sono alle porte”, afferma David Wagner, investitore in grandi aziende tecnologiche, rispondendo alle domande del Financial Times. “È difficile vedere [Google] uscire indenne da tutto questo”. Ma l’impero di Google resisterà come una fortezza fiancheggiata dalle alte mura della politica e circondate dai fossati che negli anni si sono creati nel mercato, dove i concorrenti in tutto il mondo non hanno a disposizione una minima parte degli investimenti del monopolista americano. Google avrà la possibilità di opporsi alla sentenza entro il 20 dicembre ed è prevedibile che lo farà con potenti mezzi a disposizione.
‘Colpo di stato’ dei giganti del web
D’altronde il ‘colpo di stato’ è in corso anche da parte degli altri giganti del web. Due su tutti: Microsoft e il gruppo di Elon Musk, grande elettore di Trump. Gran parte dell’economia mondiale poggia sulle loro tecnologie. Chi governa lo sa e l’influenza sulla politica da parte delle Big Tech americane è oggetto di ciò che si può definire una ‘strategia di colonizzazione’. Un recente esempio lo fornisce proprio l’Italia per la sua collocazione geostrategica che ne fa un ponte digitale di collegamento con l’Africa, mercato del prossimo futuro.
Con Musk non solo moine e premi
Gli incontri che si sono susseguiti a Palazzo Chigi tra la premier Meloni e Elon Musk, poi con Brad Smith il presidente di Microsoft e infine con Larry Flink del fondo Black Rock (che sta investendo con Microsoft 100 miliardi di dollari sulla IA, l’Intelligenza artificiale) hanno portato ad un primo investimento di 4,2 miliardi per lo sviluppo dei data center, ovvero gli spazi fisici dove risiedono le risorse informatiche per alimentare il web. ‘Open AI’, di cui Microsoft è finanziatore, ha siglato un accordo con ‘Cassa Depositi e Prestiti’ per sviluppare l’intelligenza artificiale con aziende e startup italiane.
Implicazioni da risolvere
Le implicazioni di questa spinta allo sviluppo economico italiano sono tante e poco raccontate dalla politiuca e dalla stampa, a partire da come verrà tutelata la sovranità dei nostri dati, fino all’ipotretica opzione nucleare (bloccata da due referendum popolari), per alimentare i server che sono enormi consumatori di energia. Dietro a questi accordi c’è la difficoltà di un paese come l’Italia, fanalino di coda del digitale in Europa, che si trova a un bivio tra farsi colonizzare o restare tagliato fuori dal futuro dello sviluppo economico globale.
L’indipendenza quanto costa?
Per acquisire indipendenza occorrono grandi investimenti nella creazione di infrastrutture digitali pubbliche, una ricerca universitaria più forte e una migliore istruzione digitale. La sentenza della Corte federale americana su Google, il Brasile stesso con il blocco imposto a Elon Musk di diffondere disinformazione attraverso il social media X , la stessa legislazione europea con il ‘Digital Services Act’ dimostrano che non è troppo tardi per fermare il colpo di stato tecnologico e che ci sono settori degli Stati e della politica che hanno la capacità di opporsi al sistema che ha permesso alle Big Tech di arrivare al punto dove siamo.
Democrazia o dittatura digitale?
L’economia globale dipende dalla tecnologia nella totalità dei settori produttivi. L’intelligenza artificiale ne sta determinando la direzione: democrazia o dittatura digitale.
15 Ottobre 2024