A confermarlo ci sono le foto dell’epoca che mostrano il suo trasferimento dall’aeroporto fino all’hotel Shelbourne, scortato da circa 100 auto e 25 autobus di sostenitori.
Altre foto storiche mostrano nei dintorni dell’hotel una folla di newyorkesi che accolse il comandante guerrigliero e i rappresentanti di Cuba.
Il giorno dopo però, Fidel Castro, dovette lasciare lo Shelbourne a causa delle richieste della direzione dell’hotel e la delegazione decise di accamparsi in zone vicine alle Nazioni Unite.
Il leader afroamericano Malcom X allora, li invitò a soggiornare al Theresa, un piccolo hotel nel quartiere nero e povero di Harlem, a New York, dove Fidel Castro ricevette il sostegno della comunità nera locale e di molti leader internazionali.
Secondo i documenti ufficiali, in una piccola stanza dell’edificio, il leader cubano tenne incontri bilaterali con il Primo Ministro dell’ex Unione Sovietica, Nikita Krusciov e con gli statisti di India, Egitto, Ghana e Guinea, tra gli altri.
Quando alle 14:40 del pomeriggio di lunedì 26 settembre, il giovane rivoluzionario salì sul palco per parlare per la prima volta all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, una delle sue prime espressioni fu: “parleremo chiaro”.
I cronisti dell’epoca ricordano che si trattò di un discorso memorabile, uno dei più applauditi ed estesi all’ONU (4 ore e 29 minuti).
“Che scompaia la filosofia dell’espropriazione cosicché scomparirà la filosofia della guerra! Che scompaiano le colonie, che scompaia lo sfruttamento dei Paesi poveri da parte di oligarchie, multinazionali e monopoli e allora l’umanità avrà raggiunto un vero stadio di progresso!” è una delle parti più ricordate di quell’intervento.
Nel suo discorso, riaffermò l’impegno di Cuba per la pace, l’autodeterminazione e la sovranità, difendendo il diritto di paesi come la Repubblica Popolare Cinese ad avere voce e voto all’ONU.
61 anni dopo, ieri, l’attuale presidente della nazione caraibica, Miguel Díaz-Canel, ha nuovamente esortato le Nazioni Unite a lavorare insieme per un ordine internazionale più equo, giusto e democratico in cui nessuno sia lasciato indietro.
“Costruire il mondo che sogniamo è un compito colossale ma possibile, se rinunciamo all’egoismo”, ha sottolineato ieri il Capo di Stato cubano durante la 76a sessione dell’Assemblea Generale.
In questo modo, Cuba rafforza ogni anno all’ONU l’impegno a rispettare l’equità, il multilateralismo, la cooperazione e la sovranità come elementi chiave della sua politica estera da 62 anni.
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