di Mauro Gemma *
Come da copione, i nostri strumenti di comunicazione hanno ignorato che la richiesta avanzata da alcuni Stati all’Assemblea Generale dell’ONU di revocare le sanzioni unilaterali e illegali nei confronti dei paesi colpiti dalla pandemia di coronavirus e l’invito dello stesso Segretario Generale dell’ONU a un cessate il fuoco globale per permettere una più efficace azione di contrasto della pandemia che ha già mietuto centinaia di migliaia di vittime in tutto il pianeta, hanno incontrato la dura opposizione non solo da parte degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’Unione Europea nel suo insieme, ma anche di Georgia e Ucraina, questi ultimi due paesi ridotti al rango di fedeli vassalli dell’imperialismo, sempre pronti a sostenere qualsiasi decisione assunta da USA, UE e NATO.
In particolare, l’Ucraina, sprofondata nella spirale di una colossale crisi economica al punto di non essere più in grado di pagare il debito contratto con l’Occidente, continua a condurre la guerra contro le repubbliche popolari proclamate nel sud-est del paese (Donbass), dopo il colpo di Stato che ha portato al potere a Kiev una cricca ultra-nazionalista nostalgica del collaborazionismo con i nazisti nella guerra di aggressione all’Unione Sovietica.
A questo proposito, il Coordinamento umanitario delle Nazioni Unite in Ucraina ha invocato il cessate il fuoco nel Donbass e invitato le parti in causa a indirizzare tutti i loro sforzi nella lotta al Covid-19.
L’appello è stato pubblicato nel sito della Missione delle Nazioni Unite in Ucraina martedì 7 aprile: “Esortiamo tutte le parti a prestare attenzione al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che ha chiesto un cessate il fuoco globale e a lasciar da parte le differenze per dirigere tutti gli sforzi per prevenire la diffusione del virus. La solidarietà è importante. È necessaria un’azione congiunta urgente per superare la pandemia e aiutare i più vulnerabili”. In particolare, a preoccupare chi opera per la composizione del conflitto è l’aumento delle vittime civili nell’Ucraina orientale, il cui numero ha raggiunto il livello più alto da settembre 2019.
La Missione ha inoltre chiesto a tutte le agenzie competenti di sostenere e facilitare il lavoro delle Nazioni Unite e dei partner umanitari in modo che su entrambi i lati della linea di demarcazione sia consentito il libero accesso all’assistenza medica e umanitaria.
L’appello sottolinea che in questo momento difficile, le Nazioni Unite e i partner umanitari sono solidali con il popolo ucraino, che soffre sia a causa del conflitto che dell’impatto medico e socio-economico dell’infezione da coronavirus.
Purtroppo, in attesa della prossima fase dei negoziati del gruppo di contatto trilaterale per la soluzione pacifica del conflitto nel Donbass, le forze armate ucraine insieme ai battaglioni punitivi di paramilitari neonazisti continuano a destabilizzare la situazione sulla linea di contatto, impedendo l’attuazione degli accordi di Minsk.
Immediatamente dopo l’appello della missione delle Nazioni Unite è arrivata la risposta da parte delle autorità di Kiev: nella notte dell’8 aprile, la 57a brigata, guidata e composta da criminali di guerra neonazisti, ha aperto il fuoco contro il villaggio di Spartak con mortai da 82 mm, provocando ingenti danni alle linee elettriche e a tre edifici residenziali. E la mattina dello stesso giorno, il fuoco si è concentrato su un convoglio di veicoli che trasportavano civili che si recavano al lavoro.
In una dichiarazione, il dipartimento della polizia della Repubblica Popolare di Donetsk ha sottolineato che tali azioni rappresentano l’ulteriore conferma del ruolo svolto dai miliziani fascisti ucraini della 57a e 54a brigata nella politica di genocidio della popolazione del Donbass.
Nelle ultime settimane di marzo, l’esercito ucraino aveva intensificato in modo significativo le sue operazioni punitive nel Donbass e la situazione è ulteriormente peggiorata. Le città e i villaggi delle repubbliche popolari resistono quotidianamente agli attacchi di ogni tipo di armi pesanti che provocano morti e feriti.
La presenza di armi e attrezzature militari dell’esercito ucraino (proibite dalle convenzioni internazionali) nelle aree in cui risiede la popolazione civile della regione, è stata denunciata anche dagli osservatori della missione OSCE, ma ciò non ha ridotto il livello dell’aggressività delle forze militari ucraine, che, godendo dell’impunità e dell’incoraggiamento da parte dello schieramento dei paesi occidentali, continuano a terrorizzare la popolazione del Donbass.
Solo nelle ultime settimane, le forze armate ucraine hanno violato 140 volte il cessate il fuoco, anche con armi proibite. In 28 distretti della RPD, sono state sparate più di 1.700 munizioni, tra cui 70 proiettili di artiglieria di calibro 122 mm e 560 mine di calibro 120 e 82 mm.
La mattina del 28 marzo, le forze armate ucraine hanno dato l’assalto al villaggio di Staromikhaylovka e al quartiere di Petrovsky quasi nel centro di Donetsk, con qualsiasi tipo di armi pesanti. A seguito del bombardamento, cinque edifici residenziali sono stati danneggiati.
Lo stesso giorno, in conseguenza di un atto terroristico messo in atto da paramilitari ucraini, un anziano civile è stato ucciso nella sua abitazione. Era dal 2015 che i quartieri centrali di Donetsk non venivano bombardati.
Gli aggressori di Kiev continuano a terrorizzare le città e i villaggi della RPD con ogni mezzo. Un enorme incendio ha devastato otto insediamenti civili. Nel villaggio di Golmovsky gli aggressori, con i bombardamenti, si sono accaniti anche contro una scuola materna.
I villaggi di Sosnovka e Naberezhnoye, nel sud della repubblica, sono stati pesantemente bombardati, diverse case sono state lesionate e sono state colpite le linee elettriche.
Il 1° aprile, verso le sette di sera, gli invasori ucraini si sono accaniti contro le aree residenziali della Repubblica Popolare di Lugansk. Il villaggio di Golubovskoye è stato incendiato: Volgina Maria Andreevna, un’anziana cittadina della repubblica, ferita nella sua abitazione, è morta in ospedale a causa delle lesioni subite.
Lo stesso giorno a colpi di mortaio, sono stati danneggiati molti edifici residenziali del villaggio di Frunze.
Il giorno successivo le formazioni militari ucraine hanno colpito un sobborgo di Donetsk, lesionando gravemente quattro edifici residenziali.
In un solo giorno, il 3 aprile, i militari ucraini hanno aperto il fuoco 25 volte sul territorio della RPD.
I combattenti della 58a e 59a brigata con mortai da 120 mm e 82 mm, lanciagranate e mitragliatrici pesanti hanno colpito le località di Zaitsevo, Ozeryanovka e Shirokaya
In direzione di Donetsk, i fascisti delle brigate 57a, 54a e 28a, per ordine dei criminali di guerra Mishanchuk, Maistrenko e Marchenko, hanno sparato con mortai, sistemi missilistici anticarro, armi collocate su veicoli da combattimento di fanteria, lanciagranate di vario tipo e mitragliatrici pesanti: sono stati pesantemente colpiti gli insediamenti di Spartak, Kashtanovoye, Yasinovataya, Zhabichevo, Staromikhaylovka, Signalny, il villaggio della miniera di Trudovskaya e l’aeroporto di Donetsk.
Contro Mariupol, si sono scatenati gli aggressori della decima e della 128a brigata, riversando una valanga di fuoco.
A seguito di questi bombardamenti a Staromikhaylovka 10 edifici residenziali sono stati danneggiati.
La notte del 4 aprile militari ucraini hanno colpito il centro di Horlivka. Non accadeva dal 2015. Secondo il capo dell’amministrazione comunale, Ivan Prikhodko, i bombardamenti delle forze armate ucraine si sono conclusi danneggiando o mettendo completamente fuori uso sette nuovi autobus Donbass e quattro filobus.
Non è la prima volta che le forze armate ucraine sparano sui trasporti pubblici e sugli spazi pubblici. Quale terribile esempio di crimine contro l’umanità va ricordato il bombardamento della fermata della linea Donetskgormash – Bosse, dove furono uccisi 13 civili e 20 vennero feriti.
A questo proposito, la direzione della milizia popolare della RPD nel suo ultimo comunicato ha ricordato che i crimini di guerra contro l’umanità non trovano alcuna giustificazione e che, per questa ragione, tutti i bombardamenti degli invasori ucraini non potranno che ricevere la giusta punizione.
La milizia popolare ha nuovamente invitato gli osservatori internazionali dell’OSCE a intervenire per costringere l’esercito ucraino a osservare un cessate il fuoco stabile e a porre fine ai massacri della popolazione civile della repubblica.
Le continue aggressioni e provocazioni dei fascisti ucraini non sembrano comunque avere fiaccato la determinazione e il morale della popolazione delle repubbliche popolari. Il capo della RPD Denis Pushilin, il 7 aprile, si è congratulato con i residenti della repubblica per il prossimo anniversario della proclamazione dello Stato, quando sei anni fa il popolo del Donbass era insorto contro i nazisti ucraini che avevano preso il potere a Kiev.
“Nella primavera del 2014, abbiamo fatto la scelta giusta: è stato il primo e necessario passo nel processo di ripristino della giustizia storica”, così Denis Pushilin si è rivolto ai cittadini della RPD. “Né la guerra né altre prove ci impediranno di raggiungere l’obiettivo principale. Continueremo a seguire il percorso scelto. La nostra repubblica ha resistito, vivrà e si svilupperà. Pace a tutti e prosperità. Buona festa cari connazionali!”.
14 Aprile 2020
*per Marx21.it