L’economia turca è sotto attacco da parte di quella che sino ai giorni scorsi erano i loro più saldi alleati: gli occidentali (USA in testa). E il fatto che la lira turca ha perso circa l’1,5% contro il dollaro (un bel -40% del suo valore rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno e quasi il 24% in un mese) sono i segnali.
Infatti, il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, nel tentativo di salvare i suoi interessi nell’area contro le aggressioni imperialiste (e questo rispetto agli anni passati sono una novità) e per riconquistare prestigio, sia personale che politico, tenta la carta del jolly minacciando le banche private occidentali che devono tenere presente la possibilità di uscire dalle dinamiche imposte dal dollaro. Anzi, invita gli altri paesi a fare la stessa cosa.
Un invito, quello del presidente turco, che nasconde le vere intenzioni come avere un ruolo attivo nel giacimento di Leviathan, che ha una ricchezza pari a 96 miliardi di metri cubi di gas e 850 milioni di barili di petrolio.
Un invito, quello della possibilità di uscire dalle dinamiche imposte dal dollaro, che se attuato da altri paesi metterebbe in forte crisi la stabilità di tutti coloro che si sono rivolti al FMI (o alla stessa BCE) perché creerebbe un effetto domino.
Se, tutto ciò, si realizzasse costringerebbe gli avidi banchieri occidentali (come i Rothschild…) a rivalutare l’ipotesi di tenere sotto scacco quel paese e la chiave di persuasione diverrebbero le basi Nato che si attiverebbero per ripristinare la dipendenza al dominio statunitense, nonostante i buoni auspici della Cina convinta che la Turchia sia in grado di superare le difficoltà economiche temporanee e risolverle con il dialogo. Basi militari che hanno avuto un ruolo nel creare pressione e instabilità nelle aree geografiche vicine (Siria compresa).
MOWA
Erdogan: necessario porre fine al dominio del dollaro nel commercio mondiale
È necessario porre fine al dominio del dollaro nel commercio internazionale, ha detto il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, intervenendo al forum economico Turchia-Kirghizistan durante una visita a Bishkek di domenica.
“È necessario porre fine al dominio del dollaro nel commercio internazionale, pagando nelle valute nazionali”, l’agenzia Anadolu cita Erdogan.
Secondo lui, il sistema legato al dollaro, apparentemente progettato per facilitare il commercio, è ora diventato il problema più grande, guerre commerciali e protezionismo ci costringono a utilizzare nuove strategie in molte aree. Lo scopo di manipolare i tassi di cambio è quello di gettare dubbi sulla forte e sana economia turca, ha detto Erdogan.
“L’obiettivo è quello di colpire l’economia turca, ma grazie alle misure adottate dal governo e alla forte posizione del popolo turco, questo tentativo non ha avuto successo”, ha aggiunto il leader turco.
Le relazioni tra Washington e Ankara si sono recentemente peggiorate, anche a causa del caso del pastore statunitense Andrew Brunson, detenuto nel 2016 dalle autorità turche. Il Ministero delle Finanze degli Stati Uniti ha imposto sanzioni contro il Ministro della Giustizia della Turchia Abdulhamit Gül e il Ministro degli Interni Suleyman Soylu, accusandoli di “gravi violazioni dei diritti umani”.
Successivamente, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di aver autorizzato il raddoppio dei dazi sull’alluminio e l’acciaio dalla Turchia, rispettivamente del 20% e del 50%. Ciò ha causato il crollo della lira turca al minimo storico. Ankara in risposta ha aumentato drasticamente i dazi su 22 tipi di merci americane, tra cui tabacco, alcol, automobili, cosmetici, riso e frutta, per un totale di 533 milioni di dollari.
02.09.2018