da Angelo Ruggeri
Si può discutere, come in antropologia e storia delle religioni, se il totemismo è il punto iniziale delle istituzioni religiose o viceversa, ma non che non esista un bipartisan unicum totemico degli Dei denaro/capitale. Tanto che quando il “casato BCE” regnante nella UEuropa ha chiamato, “esperti”, cariche e capo dello stato, capi e capetti politici, sindacali e cigiellini, pseudo partiti e partitini bipartisan dei “poteri forti”, cioè dei poteri del grande capitale (centristi, destristi, sinistristi come già al tempo dei 2 Poli e dei Ds ibridati in quello che chiamavano il Triciclo e poi ibridati nel PD) si sono “galoppinati” per ri-propagandare il Verbo, richiamando persino Berlusconi (dando delega all’editoria ad un suo uomo Mediaset), richiamando tutti all’ordine di non dare colpe all’Euro, rispettare Bankitalia e il Circo di Bancopoli e Banchettopoli e, soprattutto a rispettare la Cattedrale BCE e il suo Emerito Gran Sacerdote Governatore d’Europa che ora innalza le su guglie anche su Palazzo Chigi . Minacciati, pare, dal c.d. “populismo”, anche quello leghista, con cui però si va al governo cosi come – nei primi anni duemila – ci si sentiva minacciati già allora dal “populismo” e pure dal colbertismo tremontiano, apparsi più “a sinistra” di quella tornata ad essere quella che ai tempi di Depetris si diceva “è una destra peggiorata”. Possibile tutto, perché la distinzione storica destra/sinistra non perché è scomparsa ma semplicemente perché non appare in quanto sono tutti “per il capitalismo” che, cioè, non è solo di “destra” ma “è la destra”. Sicché anche chi siede “a sinistra” sui banchi del Parlamento siede “a destra” sui banchi della storia; cioè siede con la formazione sociale capitalistica, tanto che oggi è più facile sentire parlare della fine del mondo, piuttosto che sentir parlare di quello che pure porta un nome storico e oggettivo quale è il nome capitalismo: che essendo un prodotto storico è inevitabilmente destinato a finire.
Ciò nonostante da dopo il PCI – la cui grandezza e forza la si può meglio intendere dalla storia di questi 30 anni in cui non c’è più stato – nessuno si dichiara per il superamento del capitalismo, tantomeno per il “per il socialismo”: ne lo facevano coloro che con presunzione smisurata dicevano di voler “rifondare” il comunismo (SIC!), rivelatasi, in verità, rifondazione di un “partito liberale e liberista radicale, non violento e transazionale” come persino lo dicevano i Bertinotti, i Gianni Rinaldini (sedicente e autonominatosi “fondatore di una nuova cultura non più comunista e novecentesca della sinistra”), lo stesso che oggi ha avuto l’ardire di intervistare Tortorella sui 100 anni del PCI(per conto della rivista Inchiesta fiancheggiatrice di sinistra del PD, ma non dimentichiamoci del laburista e soprattutto fabiano Landini, etc.etc. … ricordiamoceli …
MEMENTO: Non si può nominare capo del governo un Emerito governatore dell’Europa del “casato BCE” e che è stato assunto dalla Goldman Sachs, come ricompensa per quello che aveva fatto per ben 10 anni (dal 91 al 2001 –presidente del Comitato delle privatizzazioni), come grande liquidatore a prezzi stracciati – dopo la crociera sul Britannia ( il panfilo della Regina d’Inghilterra) -, di tutti gli assi principali dell’industria italiana (Telecom, Eni, Enel, IRI, Comit, Credit … ecc., e imputato per i fallimenti di Cirio e Parmalat: ”Un vile affarista” – disse di Draghi uno che se intendeva come Kossiga – “che ora svenderebbe anche quello che rimane …”
Angelo Ruggeri (Roggeri all’anagrafe) Centro Studi e di iniziativa culturale, politica e sociale “IL LAVORATORE”
“Dei”, “totem e tabù” dei Draghi di Banchettopoli
dell’ “Anello del Nibelungo” di UE(uropoli), Liberopoli e Privatopoli.
Repetita Juvant
Tempi duri per i chierici bipartisan dei Totem e Tabù idolatrati dagli anni 90. Pur se i bipartisan Dei denaro/capitale (della diade destra/sinistra), ancora non perdono la vestigia totemica: sono in gran spolvero la “Mecca delle Borse”; le “Chiese Banche”; il “Santuario Bankitalia” (la sola non a partecipazione pubblica, ma al 100% SpA di Banche private, che dovrebbe controllare), il suo officiante Governatore d’Italia, e sopratutto la Cattedrale BCE col suo Gran Sacerdote Governatore d’Europa.
Il loro “Olimpo”, maggioritario-bipolare, viene però disconosciuto persino nella sua patria, dal 75% di inglesi che non va a votare. E le loro istituzioni: Euro; UEuropa; e la sua Commissione nata in coerenza col MEC “economico” ed ora che è Ue anche “politica”, invece che abolita, è servente la Banca BCE e il suo monocratico Governatore della teocrazia monetaria d’UEuropa.
Il quale decide tassi di cambio recessivi; detta le “riforme strutturali” di pensioni e lavoro (Corsera 15.2.04); impone, alla “alla Commissione UEi”, che “il patto di stabilità non si tocca“(idem). Costringendo a “patti di stabilità” interni, che cascano su territori ed Enti locali che limitano investimenti, consumi, bisogni, diritti e aumentano dismissioni, tariffe e prezzi. Per stare nei parametri. Predeterminati da “bolle papali” di “casa Bce”, di cui le normative Ue sono disciplina generale delle politiche economiche e di sviluppo degli stati, su cui incombono e vigilano gnomi Bce e i Prodi burocrati della Commissione e Commissariata Europa
Una generale subordinazione dell’economia reale a quella di carta e moneta che alimenta la stagnazione, da anni.
Creando una generale subordinazione dell’economia reale a quella di carta e moneta che alimenta la stagnazione, da anni. E assoggettando tutto a logiche privatistiche, di bilancio, che “in grande” è quanto gli anglo-americani inserirono nella Costituzione tedesca, “fondata sull’impresa” come quella predicata da Miglio e Licio Gelli, all’opposto della nostra “fondata sul lavoro” ma messa fuori gioco dall’unicum totemico: “europeizzazione”, “liberalizzazione”, “privatizzazione” talmente idolatrato che i Prodi Veltroni hanno trasformato in SpA persino le associazioni calcio ed essere diventato sinonimo di “sinistra” di varia specie.
Totemismo e istituzioni di una stagnazione targata Maastricht. Dunque:”La crescita italiana si ferma, l’Europa rallenta” (Corsera) ma non da oggi, ma da Maastricht. Per colpe del monocrate Bce di Francoforte (donde che Draghi tecnocrate capo della liturgia monetaria dei templi bancari, oggi è salito al papale seggio della nazione, n.d.oggi) e del potere del tecnocrate di Bruxelles, il prode Prodi, ben più di quel che l’Ulivo attribuisce solo a Berlusconi. Per “difendersi” dal “boomerang” Euro, per il quale l’Ulivo ha persino fatto “pagare dazio”(una tantum); ha liberalizzato i prezzi; concertato la “politica dei redditi” ovvero solo del reddito dei lavoratori e falsificato il tasso di “inflazione programmata”. Tenendo i salari a livelli “italiani” ma con prezzi e tariffe europee, parificati dall’Euro-Marco. Con ovvi aumenti maggiori in Italia che da più bassi che erano sono diventati i più alti d’Europa; e che l’Ulivo che ha abolito i controlli sui prezzi, ora dice che “andavano controllati”. Per il Polo, invece, l’Euro è solo “malfatto”.
Dunque, si può discutere, come in antropologia e storia delle religioni, se il totemismo è il punto iniziale delle istituzioni religiose o viceversa, non che sono in crisi. Tanto che “esperti”, cariche e capo dello stato, partiti dei “poteri forti” del grande capitale (centristi dei 2 Poli, Ds, ibridati nel Triciclo) si sono “galoppinati” per ri-ropagandare il verbo, richiamando tutti, destra e sinistra, Berlusconi e antiberlusconiani all’ordine di non incolpare l’Euro, rispettare Bankitalia e il suo Governatore posto sotto inchiesta. Minacciati, pare, dal populismo leghista e tremontiano, nel caso apparsi più “a sinistra” tornata quella dei tempi di Depetris che si diceva “è una destra peggiorata” (si che non Berlusconi ma Prodi e Veltroni hanno fatto SpA di lucro persino le A.C. calcio).
Licio Gelli, il Nostradamus della politica italiani, anche di “sinistra”. Possibile che possano sembrare più a “sinistra” Bossi e Tremonti (per altro un ex editorialista del Manifesto) perché tutti sono “per il capitalismo”, cioè “di destra”, anche chi siede come Depetris “a sinistra” sui banchi del Parlamento, ma “a destra” sui banchi della storia, cioè dalla parte della “formazione sociale capitalistica”.
In quanto nessuno è “per il socialismo”: nemmeno la Rifondazione del nuovo “partito radicale, non violento e trasnazionale” di Pannella, anzi di Bertinotti e dei suoi sottopancia come i Gianni Rinaldini. Del resto, forse che persino il Manifesto non parla di “2 sinistre” per comprendervi anche i diessini liberali, quindi di “destra”, anche politicamente, dove da sé si collocano da sempre i “liberali”, storicamente antidemocratici – “liberali appunto – da almeno il 1848 quando schiacciarono la democrazia, al 1922 che tennero a battesimo il fascismo, al 50ennio repubblicano. Farisaicamente dimenticando la distinzione tra “liberale” e “democratico”. E mistificando per “riformismo” – storicamente sempre per il “socialismo” – un puro e semplice “migliorismo”, del capitalismo. Per cui, certo, “il riformismo non è destra della sinistra”, come – intendendo l’opposto – è scappato di dire ad Amato in “Triciclo”: è “sinistra della destra“. Da almeno quando Amato allora non in Triciclo ma in Tandem, con Napolitano, avviò “da sinistra” la c.d. grande “riforma” craxiana della politica e della Costituzione. Ma che il veggente Licio Gelli aveva già scritto nel Piano di Rinascita Democratica della eversiva loggia P2, nel ’75, prevedendo già da allora tutte le riforme istituzionali e costituzionali degli anni ‘90, ed anche quelle scritte e tentato dalla Bicamerale di D’Alema. Un Nostradamus della politica senza pari nella storia: questo è oggi Licio Gelli per i politici italiani e le “riforme” istituzionali e costituzionali.
Il ricambio bipartizan tra 2 fronti opposti ma ideologicamente omogenei. Il risultato di tale intervento dei “galoppini del capitale” è che, ad ora, solo i risparmiatori hanno pagato. E che Berlusconi ha dovuto fare 2 scelte a favore dei “poteri forti”, di Fazio (unto dall’ Opus Dei) da un lato e di Montezemolo (unto dalla Fiat), che punta nuovamente sul rilancio della concertazione, e con governi dell’Ulivo. Nella contesa tra 2 fronti opposti ma ideologicamente omogenei che, col maggioritario bipolare, si alternano nella gestione di una stessa politica, quando per proseguire necessità di un ricambia bipartizan del gestore e di chi si è logorato magari da sé, al fine di deviare l’insoddisfazione elettorale che la politica provoca dalla predica al predicatore, scaricandola sul “chi” e “come” la gestisce e viene colpito più dell’altro da un astensionismo che riduce i votanti al percentuali da sistema di censo. In cui, per ciò, quel che rileva è apparire più bravi dell’altro, acquistare la fiducia dei votanti per sé non per i contenuti, e toglierla all’altro. In un gioco di specchi e mistificazioni, simpatie e antipatie personali, in cui si bada la persona, a chi consigliato dai pubblicitari recita meglio la parte, e come usa in USA non si scopra che mente sulla marmellata rubata.
Cretini da convention. Facendo del popolo sovrano un cretino da “convention” e la verità inestricabile, tra 2 poli opposti ma ideologicamente omogenei che, disputando non “il verbo” ma “chi” e “come” predicarlo, si alternano a gestire una stessa politica. Facendo del popolo sovrano un cretino da convention, dove un pubblico preso a schiaffi applaude freneticamente, se comminati col giusto ritmo: da applausi appunto. Come quando a una sala di “pacifisti” sull’Irak l’uomo del Triciclo venuto da Bruxelles, con ritmo comiziante ed orgoglio di squadra, ricorda con entusiasmo di aver fatto la guerra con armi all’uranio nei Balcani e che “gli italiani hanno pagato per entrare nell’Euro” come se vi fossero obbligati ma per loro entusiastica scelta. Avvallando che non sono di guerra solo le missioni miliari dell’Ulivo e tutte di guerra quelle del polo: e che gli schiaffoni non possono essere umanitari, solo le bombe e le guerre: quelle dell’Ulivo.
Con una depravazione che rende la verità tanto inestricabile tanto che a dirla non si è creduti e la politica torna ad essere l’ “arte del saper mentire”, che la “sinistra” comunista, con la nascita del PCI cioè del “partito di tipo nuovo” (proprio perché ripudiava la politica del saper mentire), aveva combattuto e cercato di superare con Gramsci, che illustrava il ripudio di tale politica, col celebre apologo ebraico:
“Dove vai?”. “A Cracovia”. “Bugiardo che sei! Tu dici Cracovia perché io creda che vai a Lemberg; ma io so bene che vai a Cracovia: che bisogno c’è dunque di mentire?”.
In tal guisa non sappiamo, se come in L’Anello del Nibelungo, la Tetralogia anticapitalistica di Wagner – distorto in teutomania e ciancia ariana da Hitler – dopo aver identificato denaro e capitale come Dei del male con ”L’Oro del Reno”, “Le Valchirie” e “Sigfrido”, verrà davvero, anche nella realtà, il “Crepuscolo degli Dei”. Sappiamo però già che, come nel teatro epico greco e di Brecht, gli Dei quanto più brillano sulla scena, nel velo dorato dell’ideologia, tanto più sono marci.
Sempre più casi, punte di iceberg, sul duplice versante del capitale industriale e finanziario, ne svelano l’immensa “cosa nostra” globale che fa pagare “il pizzo” a tutti. Una “Banchettopoli”, dove “molti” portano soldi a chi poi li dà a “pochi” perché comandino e si arricchiscano sui “molti”.
La preistoria uninominale maggioritaria della politica e della democrazia. Fiat, Alfa Romeo, Cirio, Parmalat, Alitalia, Ilva, calcio, Terni, Alcatel, per stare ai più grossi; con scioperi contro la privatizzazione dei servizi, medici contro la sussidiarietà del privato sul pubblico, intere popolazioni contro la chiusura delle acciaierie Terni, ecc.
Il coro di proteste contro banchettopoli è stato generale, ma non trova sbocco istituzionale. A questo serve il maggioritario invece del proporzionale: a separare l’Olimpo del Bipolarismo da un popolo di credenti da cui i suoi sacerdoti, intellettuali, politici e giornalisti che, come dal Dikte antro quel Minosse nato come loro dall’abbraccio biblico tra Europa e Zeus, trasmettono “editti” per conto degli Dei di denaro e capitale, senza possibili interferenze di un popolo sovrano, in realtà chiamato per pochi secondi, ogni 5 anni, solo a dividersi con un lapis elettorale su quale “servo fedele di padre Zeus” gli sia più o meno simpatico o la racconta meglio. Senza possibilità di scegliere alcuno che gli si proponga dicendo “per essere franco io odio tutti gli Dei”; o proclami “mille volte meglio essere schiavi di una rupe che nunzio fedele di padre Zeus”. Ciò nonostante che oggi, nessun padre Zeus “ucciderlo del tutto non potrà”, diversamente da quando col fascismo questo accadeva, eppure c’erano Uomini disposti come Prometeo – “il più grande santo del calendario filosofico” – a farsi buttare “il corpo nel Tartaro cieco”: come Gramsci ad es. – e dirigenti e militanti del suo Partito Comunista d’Italia – uno dei “più grandi santi del calendario politico”.
Perché se è vero che “i popoli antichi vivevano la loro preistoria nell’immaginazione, nella mitologia” come diceva Marx, è altrettanto vero che noi viviamo oggi la nostra preistoria della politica e della democrazia nel settecentesco bipolarismo uninominale e maggioritario, ch’era del sistema per censo e che a tale riduce ancor oggi i votanti: che seppur impossibilitato a riportare indietro la storia, distorce il pluralismo della società e delle classi e la loro dialettica – intesa come contraddizione e riconoscimento che nulla può esser compreso in sé ma tutto come reciprocità nella ricchezza di determinazioni e contraddizioni – che è propria del proporzionale, in cosa solo dei vertici e di gruppi e camarille di potere, anzi di governo, privi non solo di una coscienza che sappia superare la limitatezza e l’obbiettivo del movimento storico, ma persino di una capace di superare la limitatezza dell’obiettivo del governo.
Schiavi e servi fedeli del bipartisan unicum totemico di “europeizzazione, liberalizzazione, privatizzazione”, attorno al quale incita a danzare ogni giorno Ciampi.
Un unicum totemico di cui è esemplare il caso Terni. A misura dell’inveterata perversione ed enfasi sulla “fine dello stato”, con cui la “sinistra” ha occultato una duplice svendita: l’interesse “nazionale” ad “UEuropa” e BCE ; e l’interesse “generale” ai “privati”, con privatizzazioni anche d’industrie strategiche, “concertate” dai governi Amato e Ciampi in poi, ma sempre sotto la cappella di Draghi officiante-capo del complotto Britannia-British, con protagonista, anche l’Iri di Prodi il templare che si è così conquisto il posto chierico-capo che occupa oggi nella UEuropa.
Una duplice svendita. 2 svendite che, mefiticamente combinate tra loro, hanno portato a privatizzazioni acquisite da capitali di Centro e Nord Europa (o Usa), penetrati nell’Est e Sud Europa: spesso con prestiti della BCE Investimenti, con soldi quindi anche italiani. In una specie di colonizzazione diversa ma di ugual logica a quella imbastita verso l’Europa dell’Est, tornata simile a prima della Rivoluzione francese (braccia a basso costo, materie prime e agricole, mercato di consumo). Soprattutto ad opera di Stati tedesco(vedi Krupp) e francese(vedi Alcatel), sopra tutti, che diversamente da quello italiano non hanno mai dismesso scelte strategiche e di politica industriale ed economica a sostegno alle loro imprese e multinazionali.
Il caso Terni è esemplare anche perché squarcia il velo dell’ideologia e mostra che l’economia è “economia politica”, per cui si tenta di chiudere una produzione per interessi e scelte geopolitiche di “padroni” tedeschi a cui si è venduto il brevetto del miglior acciaio magnetico del mondo, che, ora, dopo aver guadagnato 2000 miliardi investendone solo 1000, decide non di “vendere” ma “chiudere” una produzione che per il 60% è assorbita dal mercato italiano e un’impresa che ha una ricerca all’avanguardia che ha dato profitti a chi ora vuol chiudere tutto. Per decisione assunta con congestione nazionale tra stato, imprese e sindacato e aziendale tra impresa e lavoratori. Cosi come con la codeterminazione italiana si era decisa la privatizzazione e vendita di Terni ai tedeschi.
Chi di cogestione gestisce … perché la cogestione costringe i lavoratori a seguire come vogatori o schiavi le rotte della triremi aziendali decise da chi sta in coperta a comandare e ordinare battaglia contro le triremi di altrui aziende o Paesi, rompendo l’unità internazionalista tra i vogatori di tutto il mondo, reciprocamente costretti a dar di remi contro i propri “pari” per favorire e servire i propri “dispari”. Che nel caso hanno deciso di favorire – da Terni – la produzione del magnetico acciaio sia Russo che statunitense, col duplice calcolo di ottenere in cambio del petrolio russo a basso costo per l’economia tedesca e insediamenti industriali in zone d’influenza Usa; e dare un colpo alla concorrenza italiana in un settore strategico che con scriteriate dismissioni l’Italia ha abbandonato. Tramite la privatizzazione operata nel 1994, cioè, ancora una volta sotto la regia dei Draghi, prode di Prodi, della società Acciai Speciali Terni, a favore prima da una cordata Krupp, poi rilevata totalmente dai tedeschi e infine, dal 2000, passata alla notoriamente benemerita ThyssenKrupp.
Tra antiamericanismo e filoimperialismo europeo. Tutto, quindi, in una tipica combinazione che è propria di ciò che va sotto il nome storico di “imperialismo”, una combinazione tra stato, capitale finanziario e industriale tedesco che esprime la forma che ha assunto e mantiene la concorrenza tra capitalismi – visibilmente esplosa sulla guerra all’Irak – nell’epoca dei trust, delle multinazionali e del capitale bancario e finanziario e del definitivamente acquisto e inevitabile intervento statale nell’economia, che solo in Italia si credeva superata in un “capitalismo europeo” de “tutti noialtri” europei, di una Ueuropa-Bce verso cui l’Italia è corsa a vele spiegate senza sapere e capire che, invece, è soltanto il compendio di una nuova versione del conflitto intercapitalistico. Una Ueuropa di Bce che può essere e viene intesa come “Europa” solo in quanto e nel senso che politici e giuristi italiani, per perversione giuridica e politica, già avevano inteso quando equiparando la Repubblica italiana con la Banca d’Italia consideravano che “vera Repubblica” fosse proprio la Banca Italia (Napolitano, ecc. dixit)
Da cosa origina una tale diffusa e permanente Banchettopoli che ormai caratterizza la monocratica teocrazia di “casa Bce”, regnante nella bipartisan Ueuropa di “liberisti” e “riformisti” mistificatoriamente divisi tra euroscetici ed euoentusiasti ?
Di certo anche da un peccato incancellabile come quello originale, si potrebbe dire in modo criptico ma riassuntivo.
Si paga, cioè, la miseria di teoria e prassi propria della ex-post-anti-comunista “sinistra” di varie specie, che comunque la si chiami “non è destra della sinistra” – come era il “riformismo” – ma è “sinistra della destra”, “migliorismo” del capitalismo orizzonte massimo e limitato non solo della destra dell’ex-PCI ma anche di chi professandosi solamente anticapitalista – senza cioè dire con quale altra società si vuole superarlo – non riesce ad immaginare altro che una “alternativa capitalista al capitalismo”(sic): un capitalismo “buono” e industriale contro uno “cattivo” e finanziario, come non fossimo nell’epoca del capitalismo finanziario di cui è parte insostituibile quello industriale. Sicché, nella deficienza teorica si pensa di potersi schierare per il capitale industriale contro quello finanziario, come per l’appunto con la Tobin Tax, che tra i tanti suoi chierichetti ha pure il chierichetto capo dei metalmeccanici, Landini, ma anche coloro che intellettualmente prezzolati, contrabbandano come Impero quello americano: facendo, cioè, dell’antiamericanismo anziché dell’antimperialismo e, contemporaneamente, del filo capitalismo-imperialismo europeo. Dunque, nel totale abbandono dell’antimperialismo si pensa pure che sia possibile un Ue contrapposta agli USA: sia perché si ha in spregio la democrazia che la UE vanifica, sia perché con crassa ignoranza della storia e del diritto sia in generale che specificatamente delle istituzioni “europee”, si ignora che la UE è parte integrante del “blocco storico atlantico” come con acutezza hanno ben analizzato e dimostrato i gramsciani statunitensi; e come sanno molto bene chi ha operato e opera indifferentemente su entrambe le sponde dell’Oceano, come i Draghi che, infatti, non smettono mai di richiamarsi e di richiamare la UE all’atlantismo.
10-3-2004 Angelo Ruggeri Centro studi e di iniziativa culturale, politica e sociale “Il lavoratore”