Tralasciando, per ora, il ruolo di coautore principale che Mario Draghi ebbe nella decretazione della stangata economica agli italiani e della stangata al Parlamento vero e proprio golpe-tecnico attuato col governo Amato del ’92 a cui Draghi partecipò come direttore generale del ministero del tesoro, anche con Ciampi e poi con Prodi, che fu il presidente del consiglio delle privatizzazioni, impegnato ad attuare il piano del COMPLOTTO concepito a bordo del Britannia per attuare a favore dei gruppi e finanzia britannica e internazionale (con cosiddette privatizzazioni), il più grande saccheggio del patrimonio italiano della storia d’Italia, dai tempi dei Lanzichenecchi, secondo solo al sacco degli oligarchi della Russia di Eltsin. Donde che nell’aurea di un vero e proprio complotto della finanza internazionale si capisce che Draghi abbia dovuta “minacciare” il presidente della STET, la più grande azienda di telecomunicazioni che era appena stata riconosciuta essere l’azienda pubblica più efficiente di tutta l’Europa, per indurlo a dimettersi stante che pervicacemente si opponeva alla sua privatizzazione. A.R. [Angelo Ruggeri ndr]
Repetita del nostro articolo e mail del 12 ottobre 2014
DRAGHI DEL COMPLOTTO. Correlato all’articolo “Alla sbarra chi mette alla sbarra sia la democrazia che la democratizzazione della pubblica amministrazione e della giustizia”
Draghi, “l’uomo che sussurrava ai cavalli” anzi a Biagio Agnes: “pensa alla famiglia”, minaccia che – come è scritto nei verbali della Commissione parlamentare – costrinse alle dimissioni il Presidente della STET, Biagio Agnes, che si opponeva alla privatizzazione…
Commissione Parlamentare Seduta dell’11/12/2002. Verbale dell’audizione di Biagio Agnes: “…Ci siamo salutati e il dottor Draghi mi ha accompagnato alla macchina. Insieme abbiamo preso l’ascensore e parlando, Draghi mi ha chiesto «perché non si vuole dimettere? L’ha fatto anche Pascale». Ho risposto «Pascale ha i suoi motivi, io ho i miei e non intendo dimettermi». Ha continuato con «Ma chi glielo fa fare, chissà i giornali che cosa diranno…!» ed io ho controbattuto «diranno che non mi sono dimesso, non possono dire altro». «Le conviene dimettersi, lei ha pure famiglia, perché non deve dimettersi? Pensi a tante cose!». Sono andato via dall’incontro con il ministro del tesoro con la sicurezza di non dimettermi; ma dopo il colloquio in ascensore con Draghi, ci ho ripensato, ho fatto qualche telefonata a mia moglie e mi sono dimesso… Non voglio dare alcun giudizio, racconto quanto è successo come ho fatto anche nell’intervista… ”.
Renzi é nelle mani della destra repubblicana Usa, realizzato il ‘Piano’ di Gelli. Lo afferma Pieczenik, uno dei più importanti funzionari che la politica estera Usa abbia mai avuto, custode dei segreti dell’Italia. Anche l’ex presidente della Commissione stragi Pellegrino conferma: È Ledeen il vero governo ombra di Renzi… “quello che non è riuscito a fare Gelli l’hanno fatto Berlusconi prima e Renzi poi”. 9 agosto 2014 [Franco Fracassi dal quotidiano Popoff] |
Foto di Shanti-Donato