di MOWA
«Il crimine macella l’innocenza per garantirsi il trono, e l’innocenza combatte con tutta la sua forza contro i tentativi del crimine.» (Maximilien François Marie Isidore de Robespierre)
Quanto democratico può essere un paese in cui la metà dei propri cittadini non va più a votare e non partecipa, quindi, alle elezioni, perchè non si sente rappresentata? Può arrivare ad avere politici qualificati che siano espressione di tutta la popolazione e dei suoi bisogni?
Un sistema che si definisca democratico deve trovare, come prima cosa, il correttivo per far sì che i cittadini possano partecipare consapevolmente alle elezioni altrimenti vuol dire che le politiche, sin lì adottate, sono non democratiche e lontane dalla realtà di quel paese.
Non è scusabile dare la responsabilità ai cittadini per le cattive politiche adottate dalle amministrazioni e portare a giustificazione del proprio operato il libero arbitrio di ognuno, oltretutto, applicando contorte ingegnerie elettorali.
Sarebbe alta politica trovare il metodo per coinvolgere i cittadini tutti come fecero i padri costituenti con il sistema elettorale del proporzionale puro che vedeva al voto percentuali altissime di persone, in alcuni casi oltre il 90% [1]. Vi erano, inoltre, partiti con programmi più articolati che si rivolgevano ad una platea di ceti sociali molto ampia e non difettavano come oggi di eccessivo personalismo.
Un paese con partiti meno liquidi e più consistenti di quelli odierni che sono, né più né meno che la riproposizione delle aziende, dove vi è un capo con i suoi dipendenti e dove le decisioni spettano, gerarchicamente, a chi tiene i cordoni della borsa. Proprio come un sistema feudale, ma dei nostri giorni e che, ipocritamente, qualcuno chiama democrazia liberale ma che di democratico non ha nulla e men che meno di liberale. Questo tanto rivendicato liberalismo cozza, poi, con la parola democratico e/o con il voler democratizzare le istituzioni. Non si capisce dove stia e in cosa consista il senso egualitario e il fine democratico.
Sembra una banalità ma se ai cittadini vengono sottratte le prerogative egualitarie non ci si può definire un paese democratico. Un paese dove, ormai i partiti si sono trasformati in finti contenitori di proposte che di sociale non hanno più nulla.
Un paese dove le aziende, soprattutto quelle strategiche per un paese, quelle che una volta erano pubbliche e che rispondevano a bisogni essenziali della popolazione sono state cedute a pirati privati che le hanno saccheggiate danneggiando la collettività.
Ora lo Stato, per recuperare la democraticità dovrebbe, nel rispetto della Costituzione, e per motivi di interesse generale espropriare quelle aziende che sono di pubblica utilità rendendole accessibili a tutti e ripristinandone la funzione sociale (art. 42).
Forse le nuove generazioni dovrebbero capire che i padri costituenti insistettero molto nello scrivere quegli articoli della Costituzione del 1948 perchè in molti avessero la possibilità di partecipare alle elezioni e diventare protagonisti della vita politica sia nei partiti che nelle varie realtà sociali rendendo ognuno responsabile in prima persona delle scelte operate nel paese.