di MOWA
«Da quando le società esistono, un governo, per forza di cose, è sempre stato un contratto d’assicurazione concluso fra i ricchi contro i poveri.» (Honorè de Balzac)
Gli Stati Uniti d’America non smetteranno mai di sorprendere, o meglio, la loro leadership non smetterà mai di lasciare a bocca aperta per le fesserie che propinano al Mondo. L’ultima, in ordine di tempo, è stata il commento del presidente, Joe Biden (rispetto a quanto accaduto nelle due scuole del Texas dove due giovanissimi hanno sparato, contro dei bimbi/adolescenti) che ha dichiarato che bisogna regolamentare la vendita delle armi ma che ha dimenticato che solo poche ore prima il suo paese ha legiferato l’invio in Ucraina di un quantitativo di armi – appunto! – per il valore di quaranta miliardi di dollari ($ 40 mld)
«aggiungendo ”questo pacchetto ci consentirà di inviare ancora più armi e munizioni in Ucraina mentre stanno difendendo la loro democrazia e libertà”...» [1]
Ora, o l’età fa brutti scherzi – e questo sarebbe geriatricamente più che comprensibile – oppure, i suoi discorsi non li scrive in prima persona e la mano non sa cosa fa la testa e lui non ha avuto tempo di corregere la castroneria.
Gli USA, si rammenta, sono i maggiori produttori di armi al mondo [2] e sono, anche, quel paese che ha fatto più guerre da che esiste varcando la considerevole soglia di 222 anni di guerre (dall’anno 1776 al, solo, 2017) sui 241 di vita [3] anche se, ora, l’asticella andrebbe alzata di parecchio.
Ricorda Chossudovsky nell’introduzione su
«Global Research un documentato studio di James A. Lucas sul numero di persone uccise dalla ininterrotta serie di guerre, colpi di stato e altre operazioni sovversive effettuata dagli Stati uniti dalla fine della guerra nel 1945 ad oggi: esso viene stimato in 20-30 milioni. Circa il doppio dei caduti della Prima guerra mondiale, di cui si è appena celebrato a Parigi il centenario della fine con un «Forum della pace. […]
Lo studio documenta le guerre e i colpi di stato effettuati dagli Stati uniti in oltre 30 paesi asiatici, africani, europei e latino-americani. Esso rivela che le forze militari Usa sono direttamente responsabili di 10-15 milioni di morti, provocati dalle maggiori guerre: quelle di Corea e del Vietnam e le due contro l’Iraq. Altri 10-14 milioni di morti sono stati provocati dalle guerre per procura condotte da forze alleate armate, addestrate e comandate dagli Usa, in Afghanistan, Angola, Congo, Sudan, Guatemala e altri paesi.» [4]
Insomma non c’è stato un solo presidente degli USA, da Truman a Biden, che non abbia le mani sporche di sangue di vittime civili innocenti nel Mondo che loro continuano a dire di andare a democratizzare e, come sostiene Mauro Leonardi, sul web nel 2020
«Sono ragionamenti semplici, che chiunque può fare, e convergono verso un’unica domanda semplice: per quale motivo ogni Presidente degli Stati Uniti, a prescindere dalla sua appartenenza politica, si sente in dovere di fare almeno una guerra durante il proprio mandato?» [5]
La risposta non può certamente prescindere dalla corruzione (che accompagna queste “gesta”) – anche ideologica – verso gli altri Paesi. Pardon, leadership!
Ma, pensandoci bene, forse, anche, dal fatto che, praticamente quasi tutti, appartengano, alla massoneria internazionale che si ritiene l’élite del Mondo?
NOTE
[2] https://www.sipri.org/sites/default/files/2021-10/yb21_summary_ita.pdf
[3] http://www.iskrae.eu/1776-2017-stati-uniti-222-anni-di-guerre/
[4]https://ilmanifesto.it/dal-1945-ad-oggi-20-30-milioni-gli-uccisi-dagli-usa
[5] https://www.agi.it/blog-italia/idee/guerre_usa_presiedenti-6849205/post/2020-01-08/
Harry Truman (1945-1953, Democratico) è stato l’uomo della Guerra di Corea.
Dwight D. Eisenhower (1953-1961, Repubblicano) ereditò la Guerra di Corea e giunse all’armistizio ma impegnandosi nell’escalation della Guerra Fredda: aveva l’idea che gli americani dovessero essere più aggressivi nei confronti di Mosca.
John Fitzgerlad Kennedy (1961-1963, Democratico) portò in pochi mesi i consiglieri militari statunitensi in Vietnam da qualche centinaio a 16.000 e, di fatto, fu l’iniziatore del conflitto che avrebbe segnato l’America per generazioni. Fu anche il presidente della Baia dei Porci, e cioè del tentativo, fallito, di invadere la Cuba di Fidel Castro.
Lyndon Johnson (1963-1969, Democratico) fu colui che prese il posto di Kennedy e verrà ricordato per l’escalation della Guerra del Vietnam. Nel 1965, Johnson ordinò anche l’invasione della Repubblica Domenicana per rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino.
Richard Nixon (1969-1974, Repubblicano) chiuse la guerra in Vietnam dopo un’escalation di bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord e, segretamente, in Cambogia e Laos. Divenne, nonostante non lo avesse iniziato, il simbolo negativo di quel conflitto.
Gerald Ford (1974 -1977, Repubblicano): in così poco tempo, il successore di Nixon non combattétecnicamente alcuna guerra, anche se chiese al Congresso il permesso di farne una. Infatti, nonostante gli accordi di Pace di Parigi del 1973, nel dicembre del 1974, le colonne militari nord-vietnamite si diressero verso il Sud e il governo sud-vietnamita chiese aiuto agli Usa. Ford allora decise l’intervento ma Capitol Hill disse di no.
Jimmy Carter (1977-1981, Democratico): quando l’unione sovietica invase l’Afghanistan mandò aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani, attraverso i sauditi e i pachistani. Fu la sua guerra e l’embrione di quella che divenne la jihad di Osama Bin Laden contro gli Stati Uniti. Carter fallì anche il blitz militare per liberare gli ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran.
Ronald Reagan (1981-1989, Repubblicano), dopo aver chiuso la Guerra Fredda, fu protagonista di due azioni militari: l’invasione di Grenada nel 1983, decisa perché un regime filo marxista non si affiancasse a quello di cubano in quell’area; il bombardamento di Tripoli nel 1986 con l’obiettivo di colpire Gheddafi.
George H. W. Bush (1989-1993, Repubblicano) combatté e vinse la prima guerra del Golfo, dopo l’invasione da parte di Saddam Hussein del Kuwait. Diede anche l’ordine di invadere Panama: nel dicembre del 1989, 24.000 soldati americani sbarcarono nel piccolo, ma importantissimo stato del Centroamerica per abbattere il dittatore Manuel Noriega.
Bill Clinton (1993-2001, Democratico) inviò e poi ritirò le truppe americane dalla Somalia. Due anni dopo, ordinò i raid aerei contro i serbi di Bosnia per costringerli a trattare e, dopo gli accordi di Dayton, dispiegò una forza di pace nei Balcani.Nel 1998, in risposta agli attentati di Al Qaeda, per ritorsione fece bombardare obiettivi in Afghanistan e in Sudan. Un anno dopo, il teatro di guerra tornò ad essere i Balcani: gli Usa furono protagonisti della Guerra del Kosovo e della caduta di Milosevic.
George W. Bush (2001-2009, Repubblicano) è il presidente delle due ultime guerre americane (a questo punto, “penultime”) in grande stile: Afghanistan e Iraq come risposta all’attacco delle Torri Gemelle. Se la prima ebbe l’appoggio di quasi tutti gli americani, la seconda invece venne largamente contestata dall’opinione pubblica statunitense e mondiale.
Barack Obama (2009-2017, Democratico) è da subito contrario all’invasione dell’Iraq, eletto per far tornare le truppe a casa da Bagdad e Kabul, e vincitore del Nobel per la Pace, oltre ai noti interventi in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan, ha bombardato anche lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Secondo alcuni analisti è stato il presidente americano che ha tenuto in guerra gli Stati Uniti per più tempo.