di MOWA
«Nessuna lealtà è dovuta a un traditore.» (Tito Livio, Ab urbe condita, 27 a.e.c. – 14 e.c)
Il conflitto russo-ucraino continua inesorabile con tutta la sua tragicità tra morti, feriti e persone che fuggono da un paese che sta assumendo, sempre più, l’aspetto di un habitat post-atomico, dove gli scheletri degli edifici, se non fossero veri, potrebbero ricordare scenografie apocalittiche di film degli anni ’70-’80.
Le persone che si sono allontanate da quei luoghi sono, ormai, moltissime, si parla di milioni e sono in continuo aumento. Fuggono verso i paesi confinanti con la speranza di trovare, al loro arrivo, almeno una possibilità di salvezza e di ricostruirsi una vita ma, questa opportunità, purtroppo, non è una regola valida per tutti perché in alcuni Stati sono stati fatti respingimenti verso coloro che hanno un colore della pelle diverso dal canonico bianco, denotando, così, uno squallido pregiudizio razziale. Atteggiamento questo che esiste da sempre tra le pieghe della storia e che difficilmente emerge con la dovuta forza di contrasto nei paesi che si ritengono civilizzati, ma che invece sono infarciti di razzismo che, tanto più, in un momento così particolare come quello di un conflitto in corso, risulta grave .
Questo particolare razzismo a cui siamo stati “abituati” ad assistere sulle cronache dei giornali, non ha mai ceduto il passo alla pietas verso chi si allontana dai propri luoghi natii per cercare di trovare fortuna diventando anche, in alcuni casi, comoda campagna elettorale per alcuni che vogliono farsi eleggere facendo leva sull’egoismo degli individui e che sguinzagliano i peggiori sentimenti di cinismo. L’ultima tra le demenziali proposte in salsa razzista arriva da un ministro britannico, paese campione per la propria storia di depredazione globale e per essere mistificatore nello spacciarsi come democratico (con, ancora, una monarchia – sic!), infatti vogliono schierare “la Marina militare nella Manica per frenare l’immigrazione illegale…” annunciando “la decisione di affidare alla Royal Navy il pattugliamento del Canale, precisando che il piano prevede anche il trasferimento di alcuni richiedenti asilo in Ruanda.”
Esistono, da diversi anni, molte complicità europee o, meglio, di politiche culturali razziste verso lo sviluppo di uno squallido ed egoistico individualismo nazionalista che ha aperto, ad esempio in Polonia, le porte per la legiferazione di leggi come quella sugli illegali “push-back”, cioè i respingimenti al confine con la Bielorussia che impediscono agli operatori umanitari e ai giornalisti ogni azione che possa denunciare le ripetute aggressioni delle forze armate polacche nei confronti di quei migranti… e non ultimo, l’oblio della popolazione su tali fatti.
Si può confermare che la logica che sta dietro a tali comportamenti è sicuramente, quella dell’ignoranza ma probabilmente vi è anche una regia che porta ai piani alti del massocapitalismo che insegna agli esseri umani a separare gli individui tra “meritevoli”, possibilmente ricchi e bianchi, e “indegni”, tutti gli altri, come già avvenuto nel corso dei secoli e gli USA, in questo, sono campioni, fanno adirittura scuola.
Una follia culturale, quella del razzismo, che ha dato luce alle peggiori pagine della Storia con il nazifascismo e che, oggi – grazie alle enormi complicità e risorse economiche – rischia di ritornare a galla, uscendo dalle fogne in cui era stato cacciato con la Seconda Guerra Mondiale. Quindi, non si indugi a respingere ogni forma di complicità o tolleranza verso questo obbrobrio della civiltà. Si respingano, ad esempio, quei richiami trionfalistici che portano direttamente, tra le braccia di quella retorica evoliana come si legge in alcuni volantini pro-Ucraina dell’Associazione social spirituale de L’Ordine di Hagal del tipo: “l’eroismo con cui vinceremo già solo battendoci…” [1] e pronunciati dal presidente Zelensky in più occasioni nelle varie sedute con gli altri governanti del Mondo. Proclami che hanno portato molti a credere che la soluzione fosse, quindi, di dotarli di armi e privarli della ragione e non attraverso la diplomazia unica soluzione agli scenari che si stanno vivendo e che via via diventano sempre peggiori.
[1]