di MOWA]
«L’imperialismo è dunque il capitalismo giunto a quella fase di’ sviluppo, in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l’esportazione di capitale ha acquistato grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell’intera superficie terrestre tra i più grandi paesi capitalistici.»
(Lenin, L’imperialismo – Fase suprema del capitalismo – VII. L’imperialismo, particolare stadio del capitalismo)
Immagini tremende quelle che arrivano da un paese, l’Afghanistan, dove la preoccupazione e la disperazione della popolazione per la rivalsa dell’integralismo dei talebani porta alcune persone, nel tentativo di fuggire, ad aggrapparsi all’esterno di aeroplani che prendono il volo ma, inevitabilmente, precipitano al suolo.
Un paese, l’Afghanistan, che era stato invaso da forze straniere occidentali che, con la scusa di combattere il terrorismo, hanno fatto fare soldi ai mercanti d’armi e/o hanno preso il controllo della massiccia produzione delle droghe – che avviene abbondantemente in quel territorio – mentre illudevano il mondo dicendo di esportare una visione della democrazia ben lontana dalle tradizione tribali di quei luoghi che avevano (ed hanno), invece, bisogno di rispetto nella multilateralità commerciale differente da quella sin qui, prospettata dai politici in malafede.
Una capriola all’indietro in Afghanistan come espresso dalle stesse parole del presidente degli USA, Joe Biden, il quale ammette la sconfitta ma, anche, l’aver addestrato all’uso delle armi gli afghani. Uno strano modo di concepire l’esportazione della democrazia da parte di un’establishment che molto spesso ha mentito al mondo e propalato bugie come quella della produzione di antrace da parte degli iracheni e che ha portato ad una guerra verso quella popolazione o al contaddittorio attentato alle Torri Gemelle da parte di Osama bin Laden, ed ora con il ritiro delle truppe dall’Afghanistan la messa in difficoltà degli alleati europei.
Un’establishment USA che pesa alla Germania che, attraverso le parole di Angela Merkel dichiara l’errore di valutazione dell’intervento afghano ma che, però, non si dimette. Lo stesso vale per la Francia di Macron e per tutti quelli che hanno appoggiato una così stupida e illogica scelta di intervento.
Una logica militare molto poco diplomatica, tanto più, sapendo che, in terra afghana, i talebani erano stati addestrati proprio dagli USA in versione antisovietica, talebani che, poi, hanno avuto una loro “evoluzione” in ciò che tutti sappiamo e che ora spadroneggiano in molte località.
Alte gerarchie militari statunitensi che hanno la colpa di aver addestrato i talebani (che ora gli si sono rivolti contro) ad uccidere o fare attentati, e che, ora, piangono quegli stessi concittadini mandati a morire come se fossero estranei a quanto accaduto. Un cinismo che non ha eguali e che deve essere fermato con la forza delle idee portando tutti verso una soluzione planetaria di pace, come sosteneva Gino Strada, bandendo dai libri di storia chi vuole guerre o strutture belliche come la NATO che continua a mentire al Mondo dicendo di essere portatrice di equilibri…
Equilibri che però non rispecchiano una parità negli scambi politico-commerciali in un rapporto il più paritario possibile, invece di subire la frustrazione di sentirsi le armi puntate alla tempia se non si accettano determinate condizioni, come hanno sinora fatto quei paesi con tradizioni coloniali o imperialiste.
Un’establishment USA che si serve di strutture militari come il Pentagono e la NATO che ragionano come la Roma degli imperatori in cui tutti dovevano sottomettersi simulando, nei paesi conquistati, una finta apertura ma che, in realtà, era un modo imperiale di governare privante della democrazia, motivo, quindi, della stessa caduta di Roma.
Un’establishment USA che continua a esercitare una forza muscolare sui “dominati” che non ha – e non può avere – futuro come la Storia continua a sottolineare anche a quelli più ignoranti che oggi piangono lacrime di coccodrillo sui caduti.