di MOWA
«Il borghese compera, dunque, il loro lavoro con del denaro. Per denaro essi gli vendono il loro lavoro. Con la stessa somma di denaro con la quale il borghese ha comperato il loro lavoro, per esempio con due franchi, avrebbe potuto comperare due libbre di zucchero o una determinata quantità di qualsiasi altra merce. I due franchi con i quali egli ha comperato le due libbre di zucchero sono il prezzo delle due libbre di zucchero. I due franchi con i quali egli ha comperato dodici ore di lavoro, sono il prezzo del lavoro di dodici ore. Il lavoro, dunque, è una merce, né più né meno che lo zucchero. La prima si misura con l’orologio, la seconda con la bilancia.» (Karl Marx Lavoro salariato e capitale)
L’Italia, ma potremmo annoverare molti altri paesi del Mondo occidentale, ha un destino alle porte di ulteriore povertà e abbassamento della speranza di vita di qualche anno. Ciò vuol dire che la prospettazione del modello capitalistico (o più precisamente: massocapitalistico) non funziona per niente, anzi, è da dismettere…
Infatti, questo sistema occidentale, oltre a causare guerre per il mondo per conservare lo status quo, ha valori e meccanismi tanto ingiusti quanto imperfetti da penalizzare miliardi di persone con carestie, miseria, inquinamento sino alle inevitabili discriminazioni tra un popolo e l’altro, tra un un prodotto e l’altro, tra un colore di pelle e l’altro… da portare ad una frammentazione di vedute nelle persone perbene fino a far perdere di vista chi sia il vero responsabile. E, allora, bisogna capire che il massocapitalista si inventa l’eterodirezione per contrapporre (agli occhi pubblici) un politico all’altro in un sistema che ha le carte truccate perché non porta assolutamente a cambiamenti sostanziali (e spesso peggiorativi, come avvenuto nell’ultima “presa d’atto” sindacale con il Governo, ma si potrebbe parlare delle modifiche fatte alla legge elettorale che devono essere ripristinate nei valori della Costituzione come sentenziato dalla Corte costituzionale e, invece, messe nell’oblio pubblico) buttando nello sconforto – arma potente della borghesia – milioni di lavoratori/trici rimasti senza una visione di futuro.
Un massocapitalismo, fatto diventare tanto forte dai suoi lacché, che si prende perfino gioco dei lavoratori mentre arrivano informazioni di quanto accade in Islanda dove viene approvata, come citano i quotidiani, la “Settimana corta a paga piena, l’Islanda brinda al successo” ridotte a 35-36 le ore lavorative. Notizia che dovrebbe far riflettere il mondo del lavoro sulle mistificazioni che propagate dai media e, invece… oblio totale.
Il mondo del lavoro ha voluto mettere un coperchio sopra le ragioni delle conquiste sociali degli anni passati dove la parola forte e tanto temuta dai massocapitalisti era (ed è, oggi, a maggior ragione) “uniti si vince” e invece le barriere geopolitiche sono state l’invenzione più geniale per (massocapitalisti) evitare il formarsi di un blocco che avesse le stesse finalità, perchè agli stessi problemi e stessi bisogni, corrispondevano le stesse richieste e dovevano essere date le stesse risposte… per poter realizzare quel sogno di eguaglianza e rispetto che si meritano tutti coloro che sono i veri artefici dello sviluppo del progresso: i lavoratori!
Si alzano lamenti sindacali sulla decisione della tal fabbrica di chiudere in malo modo quando si doveva sapere (e senza attenuanti!) che quella era la strada imboccata da chi governa i Paesi da diversi anni a questa parte come s’era detto, per l’ennesima volta, su questo sito. Non perché si ha una sfera di cristallo dove attingere le prossime mosse di un pericolosissimo avversario di classe che è disposto a causare macelleria sociale pur di non perdere i privilegi (di cui godono) estorti (quasi sempre) con l’inganno e la violenza.
Perché lasciare a casa (licenziati o anche solamente in cassa integrazione) migliaia di lavoratori è un atto cruento e violento che non ha pari se non quello di sola definizione criminale.
Un progetto criminale che si estende a tutto ciò che forma la società nel suo complesso perché andrà a colpire la salute in quanto vengono eletti politici accomodanti e serventi; e per questo basti vedere quanto detto nella trasmissione “Presa diretta – C’era una volta la sanità pubblica”, del 10 luglio 2021, dove nel viaggio in Lombardia ed in Calabria, vengono spiegate le ragioni e le cause che hanno “visto un modello sanitario inciampare negli stessi errori della prima ondata della pandemia” e che ha “continuato a trascurare l’importanza della medicina del territorio”. Un modello di prevenzione sanitaria d’eccellenza lombarda (sentirete nella citata trasmissione televisiva) portato avanti da un medico iscritto al P.C.I. e copiato a livello nazionale ma distrutto con l’avvento delle politiche del “celeste” Roberto Formigoni e del leghista Roberto Maroni. Una politica formigoni-maroniana che esiste ancor oggi sia in Regione Lombardia che in molte altre località che si fingono “verginelle” o “estranee” a quanto sta accadendo (e accaduto) sul versante disastroso del Covid.
Potrà apparire pleonastica, a chi legge, la necessità di ricomporre un organismo capace di reagire compattamente alle angherie dell’offensiva massocapitalistica ma per poterlo fare sono necessarie alcune inevitabili premesse come, ad esempio, diffidare di chi si è reso protagonista dell’eliminazione della politica del P.C.I. sino a Berlinguer-Natta (anche se vorrebbero estorcerne il nome ed il simbolo), oppure, tutti coloro che vorrebbero porre delle pregiudiziali sulle scelte di unire quello che veniva chiamato il progetto lungimirante dei popoli e per i popoli come era l’Eurocomunismo ma, anche, chi non vuole (perché non l’ha fatto finora) mettere in discussione l’applicazione degli articoli della Costituzione come, ad esempio, per gli articoli 1 “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” e 42 “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale” passando obbligatoriamente per l’abolizione dell’articolo 81 (pareggio di bilancio) e ripristinando il vecchio valore. Ultimo, ma non per questo meno importante, ripristinare quello che era previsto dalla nostra Costituzione del 1948, sui posti di lavoro, reintroducendo i Consigli di fabbrica (i primi sorti nel 1919 assumendosi compiti economici e mettendosi in grado di dirigere tutto il processo produttivo dell’azienda, ripresi con lo Statuto dei lavoratori legge 300/70) come unici strumenti, di un vero sindacalismo di classe, che consentirebbero ai lavoratori di esprimere il loro parere su tutto quello che comporta un ciclo produttivo, sia in fabbrica che fuori.