di MOWA
“Il segreto sta nel nucleo più interno del potere”
(Elias Canetti)
Quando si tenta di parlare di massonerie è come infilarsi in un vortice che gira e spinge da una parte all’altra pur di non far arrivare all’obiettivo che, in questo caso, sarebbe quello di avere chiarezza sulla funzione stessa di queste formazioni di potere.
Facciamo degli esempi, poniamo delle domande e componiamo delle semplici osservazioni.
Perché mai la massoneria, che dice di essere nata con finalità democratiche, si cela dietro un giuramento esclusivo bypassando le varie Costituzioni?
Giuramenti massonici che, ad es., recitano la seguente formula:
«Prometto e giuro di non palesare giammai i segreti della Massoneria, di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato, sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere lacere, fatto il mio corpo cadavere e in pezzi, indi bruciato e ridotto in polvere, questa sparsa al vento per esecrata memoria di infamia eterna. Prometto e giuro di prestare aiuto e assistenza a tutti i fratelli liberi muratori su tutta la superficie della terra».
Perché mai i vari componenti delle massonerie, le quali dicono di non temere le Costituzioni democratiche come quella italiana, non ammettono, invece, pubblicamente la loro adesione a siffatte organizzazioni?
Insofferenza, questa, in contrasto con le regole democratiche della Costituzione italiana che all’art. 18 vieta l’associazionismo segreto.
Come mai gli aderenti alle massonerie devono tutelare (è previsto sia nei loro statuti interni che nei loro giuramenti d’iniziazione) i “fratelli” anche quando sanno che costoro hanno commesso delitti gravi contro le leggi di uno Stato democratico?
Come avvenuto, ad es. nel caso dei 193 (oltre agli altri 350 procedimenti giudiziari) soggetti indicati dalla DnDA (Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo) come iscritti in procedenti penali, pur non indagati, imputati o condannati per delitti di natura mafiosa.
Queste sono solo alcune delle più ovvie ragioni dei tanti perché le massonerie hanno nel loro DNA la caratteristica di non essere sincere con le persone perbene e, men che meno, con gli Stati democratici al punto di avere degli evidenti paradossi che, storicamente, sono stati immortalati sin dalla firma della stessa Costituzione italiana che aveva dietro le spalle Enrico De Nicola uno dei componenti di quelle massonerie e che poi, molti anni dopo, risulterà iscritto alla Loggia P2 (tessera 1618), Francesco Cosentino, Un democristiano che fu, nientemeno che, segretario generale della Camera e con un ruolo rilevante nella massoneria tanto da essere ritenuto uno dei principali autori del fatidico piano destabilizzante del paese Italia dall’ossimoro nome “Piano di rinascita democratica”.
Una massoneria che si esprime, in generale, nel potere come ben spiegato nelle parole di Norberto Bobbio:
“Irresistibile, perché il potente sa che è tanto più sicuro di raggiungere i propri scopi quanto più i luoghi in cui si muove sono inaccessibili e i suoi movimenti sono impercettibili. Complessa e sinora poco studiata è la fenomenologia del potere invisibile. Vari sono i modi con cui si ottiene la invisibilità, ma due sono i principali, strettamente intrecciati fra loro: nascondersi e nascondere (coprirsi e coprire). Nascondersi: non mostrarsi mai in pubblico oppure mostrarsi con una maschera che renda il prorpio viso irriconoscibile. Nascondere: usare sistematicamente la menzogna per ostacolare la conoscenza dell’azione compiuta o da compiere. Intrecciati strettamente fra loro, perché il primo favorisce l’uso del secondo, e il secondo crea le migliori condizioni per assicurare il successo del primo.”
Infatti, i componenti delle massonerie si trovano in posizioni diverse che arrivano persino alla Presidenza del Consiglio o, addirittura, alla Presidenza della Repubblica… per non parlare delle varie collocazioni ai vari livelli del Paese. Memorabili sono le parole di uno dei collaboratori di giustizia, massone e legato ad ambienti dei servizi segreti, Cosimo Virgiglio, che deponendo al processo Rinascita Scott sostiene che:
“Quando c’era interesse a eleggere un nostro rappresentante era la massoneria che si rivolgeva alla ‘ndrangheta attraverso quei soggetti, definiti ‘in giacca e cravatta’, come medici e avvocati che grazie al proprio lavoro erano i personaggi privilegiati per fare da collegamento con la criminalità organizzata“.
Metodo assolutamente non nuovo perché se si dovesse andare alle pagine 135 -136 della relazione Anselmi, nella Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, troviamo scritto:
“Coerentemente al metodo sinora seguito, cercheremo piuttosto di individuare e descrivere il fenomeno dei rapporti tra Loggia P2 e mondo politico propriamente detto, al fine di accertare se essi siano da interpretare all’insegna di un connotato specifico che ci porti a conclusioni di ordine più generale sulla loggia e sulla personale attività di Licio Gelli. A tal fine rileviamo, come dato di prima evidenza, che emergono dagli atti alcuni episodi che sono accomunati dalla caratteristica di costituire vere e proprie forme di ingerenza e di pressione nella vita dei partiti politici, attraverso contatti instaurati con dirigenti anche di primo piano.
In questa direzione emblematica appare la vicenda che vede un iscritto alla Loggia P2, Giampiero Del Gamba, farsi latore, per conto di Gelli, di un messaggio intimidatorio diretto all’onorevole Piccoli.
L’episodio è verosimilmente da porsi in connessione con la presa di posizione pubblicamente assunta dall’onorevole Piccoli il quale alla fine dell’anno 1980 ebbe a denunciare l’esistenza di una congiura massonica; esso testimonia in modo eloquente una determinazione di mezzi e tattiche adottate della quale possono essere forniti ulteriori esempi, anche di maggior respiro.
È accertato infatti che vennero esercitate forti pressioni da parte del Salvini — non distinguibile, come abbiamo visto, nel suo operato dal Gelli sotto molti profili — nei confronti del partito repubblicano, in occasione del congresso tenuto a Genova nel 1975. Il Salvini si fece promotore in quell’occasione di riunioni di massoni iscritti a tale partito sostenendo la necessità di formulare una linea di attacco all’onorevole La Malfa in sede congressuale. Le motivazioni dell’operato del Salvini sono verosimilmente da cercare nel ruolo determinante ricoperto dall’esponente repubblicano nella vicenda sindoniana quando, nella sua qualità di ministro del tesoro, si era opposto all’aumento di capitale della FINAMBRO richiesto dal Sindona.
L’episodio genovese costituisce una significativa controprova dei legami tra Gelli e Salvini da un lato, e tra Gelli e Sindona dall’altro, dimostrando che, alla bisogna, Gelli era in grado di mobilitare a tutela dei suoi interessi e delle sue operazioni non solo l’organizzazione da lui direttamente guidata, ma altresì i vertici del Grande Oriente estendendo, loro tramite e grazie la loro connivenza, la propria sfera di influenza ben oltre i limiti propri della loggia. Altri due episodi di ingerenza nella vita dei partiti sono quelli della scissione del MSI e del tentativo di creazione di un secondo partito cattolico.”
Una storia di formazioni criminali (non c’è altro aggettivo) che superano di gran lunga quella dei romanzi e che si ammantano della nomea di mecenati, filantropi… ma che, in realtà, per il danno che arrecano alla democrazia, vestono l’abito più disprezzabile che possa esistere, quello dello stupratore di Cassandra, Aiace.
Infatti, sono organizzazioni subdole che per conservare il potere non si curano o guardano da cosa provocano intorno a loro, perché è tutto funzionale al loro scopo tanto da fare, persino, stragi (vedi es. stazione di Bologna del 1980, Italicus…) omicidi (vedi es. magistrato Occorsio…), ecc. Nulla li ferma. Ecco, il motivo per assumere una democratica consapevolezza e le distanze da qualsiasi loro forma e/o da come si prensentino perché riprendendo le parole di Norberto Bobbio questi sono come:
“…ogni forma di terrorismo eversivo non possa svolgersi se non nelle modalità del potere occulto, è evidente. Il gruppo terroristico ha e non può avere tutti i caratteri della setta segreta: esso si costituisce nel momento in cui, con espressione che ci è diventata purtroppo familiare, un insieme di militanti di un movimento estremistico, quando si rende conto di non potere perseguire il proprio obiettivo con un’azione pubblica, perché sarebbe considerata illecita, decide di «scendere in clandestinità». Il che significa, da un lato, non riunirsi in un luogo pubblico, non esprimere la propria opinione servendosi dei mezzi di comunicazione protetti ma nello stesso tempo limitati dalle leggi stabilite dai pubblici poteri, in genere rifiutare tutti i vantaggi ma insieme anche gli oneri che derivano dall’esercizio dei diritti di libertà caratteristici di uno Stato democratico di diritto; dall’altro lato, nascondersi dietro la maschera della falsa identità, non essere più in pubblico quello che si è in privato, usare tutti quei processi di «mimetizzazione» che debbono consentire, giacché non è possibile cancellarsi del tutto, di non farsi identificare. […] Quest’opera di occultamento è stata compiuta sistematicamente e ripetutamente nel nostro paese da settori dei servizi segreti che appartengono non all’anti-Stato ma allo Stato, e il cui compito statutario è quello non già di favorire la sovversione, ma di offrire i mezzi di cui solo un’attività segreta può disporre per combatterla.”
Ricordiamo che per la sola P2 (962 nomi rivelati ma, sicuramente, ben oltre quella cifra) i generali dell’esercito erano 22, gli ammiragli 8, i politici 44 e 2 ministri, poi, c’erano i magistrati, i funzionari pubblici, gli imprenditori e i giornalisti.
Una sorta di Stato nello Stato che fece (e fa tuttora) il bello ed il cattivo tempo sia sulle vicende politiche-economiche che nell’ordine pubblico tanto che sulle cronache quotidiane si legge di episodi di ripresa di tensioni sociali contro alcuni operai della Fedex-TNT di Piacenza, episodio che, probabilmente, aprirà la strada al nuovo corso del signor Draghi.
Una brutta rappresentazione dello Stato democratico che, usando “i poliziotti [che, ndr] sono figli di poveri” (come diceva Pier Paolo Pasolini per gli scontri di Valle Giulia del 1968), pianifica una nuova stagione di tensione per accendere gli animi già provati dei lavoratori in periodo di pandemia e far, quindi, passare, come in passato, ulteriori leggi impopolari che servirono e servono a ridurre gli spazi conquistati nei luoghi di lavoro.
Un lavorio di snervamento svolto in passato e fatto fare ad arte, sottobanco, da provocatori autodefinitisi “comunisti” che avevano il solo scopo di alzare la tensione sociale e far cadere vittime di leggi volute da “una cifrata rivolta della borghesia contro se stessa” (sempre Pasolini) con il solo fine di chiudere altri spazi di democrazia.
Una massoneria poco incline alla democrazia ed ai bisogni reali dei lavoratori che si serve, invece, di apparati statali occupati da traditori in patria che dovrebbero essere messi sotto accusa per attentato contro la Costituzione italiana e cospirazione politica mediante accordo e associazione ma che vengono dai più ( ruffiani di bass’ordine morale )portati in palmo di mano, tanto da, falsificare e cantare falsi elogi e pregi inesistenti.
Una massoneria che agisce su diversi livelli per ottenere potere come ben specificato dalla relazione della Commissione d’ inchiesta sulla loggia massonica P2 Anselmi che parla di due piramidi collocate l’una sopra l’altra come a formare una clessidra individuando, con le indagini, che sopra vi fosse la direzione, il cervello, il luogo dove si prendevano le decisioni da diramare alle altre sottostanti. Una piramide ( l’una sopra l’altra) come ci spiega nelle sue indagini, prima come magistrato e poi come scrittore di saggi, anche Carlo Palermo, un magistrato retto con le istituzioni che subì attentati per aver capito chi fossero coloro che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, prima che li uccidessero, avevano chiamato le “menti raffinatissime” che muovono i fili.
Una massoneria che sta smantellando, nel paese Italia, i pilastri di resistenza a siffatte organizzazioni e che concentra i suoi proclami verso una separazione inacettabile (e i documenti e le inchieste sia giornalistiche che giudiziarie parlano chiaro) tra una cosiddetta massoneria buona e una cattiva come fu quella della P2.
Se i compagni e i democratici leggessero le carte prodotte da generosi magistrati, parlamentari, giornalisti… che hanno pagato, anche, con la vita, forse qualche ripensamento e reazione, si potrebbe sperare per lasciare alle nuove generazioni … una vera speranza di democrazia.