di MOWA
“«…non una delle specifiche affermazioni di “rivelazione” che Krusciov fece su Stalin o su Beria è risultata essere vera. Tra quelle che possono essere verificate, ognuna risulta essere falsa. Si scopre che Krusciov non “mentì” soltanto su Stalin e Beria – egli praticamente non ha fatto altro che mentire. L’intero “Rapporto Segreto” è costruito da falsificazioni. Questo è il “grande documento” per il quale Taubman ha lodato Krusciov! (si potrebbe scrivere un articolo a parte, anche se molto più breve, per esporre le falsità dell’editoriale di Taubman sul New York Times che celebrava il vile discorso di Krusciov».” (Krusciov mentì: la prova che tutte le “rivelazioni” sui “crimini” di Stalin (e di Beria) nel famigerato “Rapporto segreto” di Nikita Krusciov al XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica del 25 febbraio 1956, sono dimostrabilmente false di Grover Carr Furr)
Nell’esprimere alcune valutazioni politiche in merito a un periodo che viene ricordato e curato nel libro di Roberto Biorcio e Matteo Pucciarelli “Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia operaia 1968 – 1977” (Mimesis, 2021), immaginavamo che ci sarebbero state delle reazioni contrastanti sia tra gli amici che tra i compagni (vecchi e nuovi) per le brevi esposizioni fatte nel merito. Ci preme sottolineare, però, come detto nei due post precedenti, che, nello scrivere quelle note [1] [2], non vi era alcuna intenzione di mettere sotto accusa un periodo nè, tanto meno, demonizzare – in quelle poche righe – «le buone intenzioni delle migliaia di persone che venivano coinvolte in quella organizzazione, come altre, della nuova “sinistra” e che vi hanno fatto parte», ma, si rispondeva, all’esigenza di una più fedele ricostruzione di chi ha vissuto molto addentro a quell’organizzazione e ha potuto assistere alla sua graduale trasformazione.
Una “trasformazione” che viene descritta da molti degli intervistati del suddetto libro, o che si può trovare in parole rilasciate, e reperibili su internet, come ad esempio quelle di Vincenzo Vita (che si invita di ascoltare con la massima attenzione) che confermano, indirettamente, quanto esposto nei due post del sito. Ma Vincenzo Vita affronta con estrema leggerezza alcuni aspetti.
Sul sito, infatti, ci si era limitati a rimanere marginali e non citare il fenomeno degenerativo della droga LSD portata da altre “organizzazioni comuniste” al festival del 1975 di Licola (minuto 21,23 circa dell’intervista a Vita), organizzato dalle formazioni Avanguardia operaia (Ao)– Lotta continua (Lc) – Partito di Unità Proletaria (Pdup) ed il Manifesto, che provocò una forte crisi tra i “settori giovani” e, anche, interna ad Ao. Cosa che si è ripetuta al Parco Lambro di Milano (minuto 24,55 circa dell’intervista a Vita) l’anno 1976. Droga che non avrebbe dovuto comparire, per come era strutturata la vigilanza in Avanguardia Operaia, dando dimostrazione che, le verifiche interne (e in generale) hanno vacillato per diversi motivi e tutto ciò ha portato a sciogliere, successivamente, anche il servizio d’ordine da parte di Emilio Molinari e Massimo Gorla.
Si ricordi, l’Operazione Blue Moon (anni ’70), dove la Cia aveva speso risorse ingenti in miliardi per la droga da far consumare alle nuove generazioni europee con l’intento di non farli impegnare politicamente anche a fronte del crescente sviluppo di adesioni al P.C.I. e alla Cgil in quei tempi (nell’intervista Vita parla di sette punti percentuali ). Erano, infatti, in atto, da parte dell’Occidente, nei confronti dei paesi che volevano sganciarsi dall’ingerenza esterna (come nel caso del petrolio), politiche economiche restrittive.
E a proposito di vigilanza ed infiltrazioni “bucate” e/o sottovalutate da Avanguardia operaia.
Nella suddetta intervista a Vincenzo Vita si parla della sede romana di Lotta continua, via Dandolo (n. 10), che aveva, nella sua redazione, tal Robert Hugh Cunningham jr, figlio di Robert Hugh Cunningham sr (collaboratore di Richard Helms capo della CIA), che finanziava la Dapco, casa editrice del “Daily American” che aveva lo stesso, identico, indirizzo di quella testata giornalistica (via Dandolo 10 – Roma) di “sinistra” come riportato, anche, nel libro di Victor Marchetti Culto e mistica del servizio segreto ed. Garzanti, risultato delle ricerche del giornalista Marco Nozza su Il Giorno e ripresi qui, qui e qui.
Notizia che portò, tra l’altro, a sofferenza, chi aveva sollevato la menzionata notizia del gionalista Marco Nozza, anche qualche anno dopo nella neo-costituenda Rifondazione comunista a causa delle reiterate minacce telefoniche di morte ricevute. Minacce denunciate alla questura e che fecero fare al malcapitato la scoperta di essere motivo di “interessamento”(così gli riferì un responsabile dell’organizzazione) dalla Francia .
Perché uno Stato straniero e proprio la Francia?
Vi era, forse, attinenza (di quel paese) con la finta scuola Hyperion che ivi aveva sede e di cui si era parlato in altri post?
Inoltre, uno dei responsabili del famoso archivio di Ao di via Bligny 42 a Milano (non dimentichiamo di proprietà della moglie di un ufficiale dei servizi), pare, viaggiasse spesso in Francia. Un personaggio (quel responsabile dell’abbaino), che aveva usato, per l’archiviazione di documenti, fotografie ecc., cassette di legno della frutta e che utilizzava le varie risorse umane in base alla loro disponibilità ed esperienza tanto da chiedere ad un esperto di fotografia di scattare foto tra i manifestanti del MSI al punto che, poi, quest’ultimo ne sposò una conosciuta ad un comizio e figlia, nientemeno, di un deputato missino. Ironicamente si può dire che l’amore trionfò sulle idee antifasciste rigide di allora… oppure, di antifascista c’era ben poco? Et posteris judicas.
Vincenzo Vita parla, nella sua intervista, anche, della violenza dell’organizzazione Autonomia operaia che strabordò durante le varie manifestazioni, festival canori o altro come nessuno, allora, avrebbe previsto o immaginato (sprofondando in una superficialità per un “medio dirigente” come si autodefinisce), in leggerezza e imprecisione come ripropone, insieme all’intervistatore di Radio Radicale, rispetto quanto accaduto sul sequestro Moro e la versione della Radio Città Futura romana non corrispondente alla realtà dei fatti e presente nel documento della Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro che si ripropone in fondo al post.
In più occasioni (intervista a Vita compresa), si sostiene che Avanguardia operaia nacque, anche, grazie ad “una costola trotskista del PCI con Massimo Gorla, Luigi Vinci […] Silverio Corvisieri, Franco Calamida…” perché quel partito era “considerato troppo moderato. Revisionista si diceva allora” [testuale]. Questa versione che conferma il ruolo destabilizzante e mistificatorio del trotskismo che assume, dunque, un valore ben diverso da allora (perché poco informati o documentati) grazie ai lasciti cartacei degli archivi storici come ha fatto lo studioso Grover Carr Furr nelle sue ricerche durate dieci anni nelle sedi dell’ex Kgb che smentiscono il ruolo retorico attribuito a Stalin dall’Occidente e pubblicate con il libro “Krusciov mentì: la prova che tutte le “rivelazioni” sui “crimini” di Stalin (e di Beria) nel famigerato “Rapporto segreto” di Nikita Krusciov al XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica del 25 febbraio 1956, sono dimostrabilmente false”. Un giuoco poco ortodosso di attribuzioni di false responsabilità date a chi, invece, (“carta canta”) ha migliorato in pochi anni lo status di vita del popolo russo, facendolo diventare la seconda, indiscussa, potenza mondiale.
E, allora, ci si chiede se erano legittime le critiche trotskiste a quei comunisti sovietici in salsa stalinista o a quelli del P.C.I. oppure se erano frutto di cecità politica. Anche se, per moltissimi, era tutto fatto in buona fede… Un “entrismo” trotskista, si diceva nel precedente post, che è continuato una volta entrati per alcuni nel P.C.I. con posizioni come quelle di Giovanni Lanzone che erano come quelle di Achille Occhetto & c. . Quell”esito lo sta, ancora, pagando il Paese (e lo si vede nei fatti) con una massoborghesia imperante sia dentro che fuori le Istituzioni. E, siamo solo agli inizi di una profonda trasformazione, purtroppo, in negativo.
Da quell’esperienza sessantottina molti non hanno imparato molto nel campo dell’autocritica (come hanno fatto con sofferenza questi collaboratori), ma si sono arroccati, come dice qualcuno che ha fatto parte di Avanguardia operaia in un “reducismo” fuori luogo e poco incline a migliorare le condizioni degli oppressi rimanendo ancorati tra il giovanilismo “amarcord” e la frustrazione di un paese auspicato, sognato ma non realizzato. È forse sbagliato guardarsi dietro le spalle per vedere se la strada percorsa era quella giusta?
Note: